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07.12.2022 - lavori pubblici

LEGGE DI BILANCIO 2023 – AUDIZIONE ANCE – PER GLI APPALTI PUBBLICI PROPOSTE PER IL CARO MATERIALI E PER FAVORIRE LA REALIZZAZIONE DELLE OPERE DEL PNRR

Ance Brescia informa che si è svolta lo scorso 2 dicembre l’audizione dell’ANCE sul disegno di legge di bilancio 2023 (DDL 643/C), in presenza, presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato in seduta congiunta.

Il Direttore generale, Dott. Massimiliano Musmeci, che ha guidato la delegazione associativa, ha evidenziato, in apertura, che il provvedimento si inserisce in un contesto che vede l’economia ancora in crescita. Nei primi 9 mesi dell’anno in corso il PIL è aumentato ad un ritmo del +4,6%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Tuttavia, le prospettive future appaiono poco favorevoli (+0,3% nel 2023 secondo la NADEF) a causa del persistere del conflitto russo ucraino, delle tensioni inflazionistiche e del conseguente rialzo dei tassi di interesse. Queste criticità compromettono il sentiero di crescita dell’economia italiana intrapreso negli ultimi due anni.

In questi due anni, il settore delle costruzioni ha avuto un ruolo trainante: più di un terzo dell’aumento del PIL è, infatti, legato alla crescita del settore, che ha creato 230.000 posti di lavoro. Questo andamento ha permesso di avere importanti entrate fiscali che hanno consentito anche di finanziare gli aiuti per imprese e famiglie: più del 30% dei maggiori introiti fiscali sono legate al settore.

È quindi fondamentale mantenere questa dinamica positiva del settore ed evitarne il blocco. La storia degli ultimi 15 anni ci insegna infatti che fermare l’edilizia alimenta una dinamica negativa sul PIL che conduce a fare nuovi tagli e a politiche recessive.

Ha poi evidenziato che ad avviso dell’ANCE la manovra deve essere rafforzata e Governo e Parlamento devono intervenire per risolvere alcune delle emergenze che imprese e famiglie stanno affrontando.

Per quanto di interesse per l’ambito degli appalti pubblici, Ance ha evidenziato due emergenze.

La prima emergenza relativa ai contratti pubblici riguarda il caro materiali che mette oggi a rischio 23.000 cantieri di opere pubbliche in Italia. Sul tema, la Manovra interviene con un meccanismo potenzialmente efficace, che va nel senso delle richieste formulate da Ance, ma che tuttavia risulta fortemente indebolito da un ammontare di risorse limitato e diluito nel tempo. Basti pensare che dei 3 miliardi di cassa previsti in Manovra, sono previsti solo 600 M€ nel 2023, anno in cui il PNRR deve entrare a pieno regime.

Per l’Ance, le risorse vanno quindi aumentate significativamente e alcune disposizioni normative vanno inoltre migliorate per raggiungere l’obiettivo di evitare il blocco dei cantieri. In materia di caro materiali, è urgente sbloccare la situazione dei pagamenti 2021 (Decreti compensazioni) e 2022 (DL Aiuti). Ad oggi, infatti, secondo una recente indagine Ance, circa il 70% delle imprese non ha ricevuto alcun ristoro a copertura dei maggiori costi sostenuti a causa dei rincari dei materiali. In alcuni casi, le imprese aspettano da un anno e mezzo. Ad oggi, 2 miliardi di euro di pagamenti risultano ancora bloccati nelle casse del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

Infine, per l’Ance risulta prioritario introdurre strutturalmente una revisione prezzi basata sugli standard europei e internazionali; una revisione che preveda un meccanismo automatico ed indicizzato in grado di garantire un costante allineamento – in aumento e in diminuzione- del prezzo delle opere alle reali fluttuazioni del mercato.

La seconda emergenza relativa ai contratti pubblici riguarda la necessità di accelerare l’attuazione del PNRR: un obiettivo che deve essere perseguito senza stravolgere l’impianto attuale.

Da questo punto di vista, l’analisi della Manovra mette in evidenza che il Governo sta già intervenendo in favore di una revisione dei fondi infrastrutturali a favore del PNRR e permette di finanziare il caro materiali.

Questa decisione va nel senso di quanto auspicato dall’Ance per favorire la realizzazione delle opere del PNRR.

Ad esempio, per il 2023, vengono de-finanziate opere della programmazione ordinaria per un importo di circa 1,2 miliardi di euro e questi fondi vengono utilizzati per finanziare le misure sul caro materiali -in primis delle opere del PNRR- per 1,6 miliardi.

Da ultimo, l’Ance ritiene necessario sottolineare l’importanza di incrementare il finanziamento del fondo per la progettazione (250 M€ di euro previsti nel triennio in Legge di bilancio). Ad oggi circa 8.200 progetti per 870 milioni di euro non risultano ancora finanziati.

La capacità progettuale degli enti è tra gli aspetti più critici che rischiano di rallentare la realizzazione del PNRR. La Relazione del Ministero delle infrastrutture sullo stato di attuazione del PNRR al 30 settembre 2022 evidenzia, con riferimento alle linee di intervento di competenza dello stesso Ministero, che circa il 60% delle amministrazioni locali competenti è ora impegnato nella fase di redazione del progetto definitivo e/o esecutivo, ma questa percentuale scende al 36% nelle regioni del Mezzogiorno mentre è superiore al 90% per quelle del Centro.

Il Direttore è quindi passato ad evidenziare le misure previste dalla manovra in tema di infrastrutture, caro materiali, fiscalità, lavoro.

Si fa presente che le medesime osservazioni erano state riportate dalla Presidente Ance nel corso dell’audizione dello scorso 29 novembre presso la Commissione Bilancio del Senato sul DDL Aiuti-quater e durante il suo incontro con il Ministro Matteo Salvini svoltosi lo scorso 30 novembre presso il MIT.

In allegato il documento consegnato agli atti delle Commissioni congiunte con il dettaglio delle valutazioni sulle singole misure e le ulteriori proposte ANCE che si riepilogano di seguito in sintesi, differenziandole tra le due recenti audizioni operate da Ance con Camera e Senato

Audizione in Commissioni Bilancio della Camera e del Senato – 2/12/2022

Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025 – DDL 643/C

Le misure relative al caro materiali

I prezzi dei principali materiali da costruzione, nonostante timidi segnali di discesa per le materie plastiche e per il legno, continuano ad aumentare, sebbene in rallentamento rispetto agli eccezionali livelli dello scorso anno. La situazione è, comunque, ancora preoccupante e fonte di gravi distorsioni per il settore delle costruzioni. Nei primi dieci mesi del 2022, il ferro tondo per cemento armato ha avuto un ulteriore aumento del +42,3%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dopo il +54,1% registrato nel 2021; allo stesso modo anche il bitume, nel periodo considerato, registra un ulteriore incremento di prezzo del +41,5%, già +35% l’aumento tendenziale registrato nel 2021. Anche il cemento sta mostrando preoccupanti segnali inflattivi. A questi rincari si è sommata l’impennata del gas naturale che, nei primi 10 mesi del 2022 ha registrato un incremento di prezzo del 264,6%. Tale aumento si è rapidamente trasferito sul prezzo dell’energia elettrica (+214% nello stesso periodo), facendo lievitare i costi energetici, con ricadute importanti, non solo sulla propensione al consumo delle famiglie, ma anche sui costi delle imprese.

In questo contesto, l’Ance ha accolto favorevolmente la scelta del Governo di estendere al 2023 le importanti misure per fronteggiare i rincari dei materiali e dei costi energetici adottate con  l’articolo 26 del Decreto Aiuti (DL 50/2022) ma le norme di riferimento necessitano di alcune indispensabili integrazioni, affinché possano esplicare gli effetti auspicati.

La dotazione del Fondo per la revisione dei prezzi (1.600 milioni di euro, di cui 1.100 nel 2023 e 500 milioni nel 2024) appare inoltre troppo limitata.

Mentre il fondo per l’avvio delle opere indifferibili che, con una dotazione complessiva di 10 miliardi di euro tra il 2023 e il 2027, consentirà invece l’avvio di nuove opere, prioritariamente PNRR e PNC, nel corso del prossimo anno. Tuttavia, le procedure per accedere al Fondo continuano ad essere eccessivamente articolate. Il rischio è che si ripeta quanto accaduto nel 2022 che ha visto un rallentamento dell’attività negoziale degli enti appaltanti, in attesa dell’attribuzione dei fondi. Il decreto di riparto delle risorse del Fondo per l’avvio delle opere indifferibili da avviare entro il 2022 è stato pubblicato dopo 6 mesi dallo stanziamento dei fondi.

Per quanto riguarda le modifiche e integrazioni da apportare alle norme, si formulano le seguenti osservazioni.

Con riferimento alle nuove gare (art. 68), ferma restando l’importanza della previsione che impone alle regioni di procedere nel 2023 ad un aggiornamento puntuale dei prezzari, che le committenti dovranno utilizzare per le gare da bandire nell’anno, si ritiene che l’introduzione di un duplice momento di aggiornamento, al 31 gennaio e al 30 giugno 2023, possa risultare eccessivamente oneroso per le regioni e mettere a rischio l’effettiva efficacia della norma. In tal senso, potrebbe risultare forse più opportuno e di facile realizzazione, imporre un unico aggiornamento annuale da realizzare entro il 31 gennaio 2023.

Inoltre, da un punto di vista letterale, la disciplina si riferisce esclusivamente ai prezzari regionali e questo potrebbe portare all’equivoco di ritenerla inapplicabile alle committenti che non applicano i prezzari regionali, ma tariffari propri ed autonomi. Un problema analogo, peraltro, si era posto anche con l’applicazione dell’articolo 26 del DL “Aiuti” e ha reso necessario un intervento chiarificatore da parte del legislatore. Sarebbe opportuno riproporre anche nella norma in esame la dicitura utilizzata nell’articolo 26 comma 12, specificando che la disciplina si applica anche alle società del Gruppo Ferrovie dello Stato, ad Anas spa, e agli altri soggetti operanti nei settori esclusi, qualora non applichino prezzari regionali.

Quanto invece ai lavori da eseguire nel 2023 (art. 79), ferma restando la condivisione generale della norma che estende ai lavori banditi nel 2022 ed eseguiti nel 2023 la disciplina dell’articolo 26 del DL “Aiuti”, appare indispensabile introdurre alcuni chiarimenti. Sarebbe, anzitutto, opportuno prevedere tale regime per tutte le offerte presentate nel 2022. Diversamente, infatti, si corre il rischio di escludere dal regime del comma 6-ter le offerte dei primi mesi del 2022, creando una possibile disparità di trattamento.

Occorre, poi, superare i forti ritardi riscontrati nel pagamento degli extra costi dovuti da parte delle committenti. Tali ritardi, infatti, vanificano l’efficacia della norma, impedendo alle imprese di recuperare gli extra costi subiti in tempi congrui e compatibili con l’esecuzione dei lavori.

Vale la pena ricordare infatti che secondo una recente indagine condotta dall’Ance presso le imprese associate, ad oggi, circa il 70% delle imprese non ha ricevuto alcun ristoro a copertura dei maggiori costi sostenuti a causa dei rincari dei materiali.

Per accelerare i pagamenti, si ritiene ad esempio necessario chiarire che l’adozione degli stati di avanzamento dei lavori e dei certificati di pagamento, compreso quello straordinario relativo ai lavori già eseguiti e contabilizzati alla data di entrata in vigore della norma, devono essere adottati a prescindere dalla presenza della relativa copertura finanziaria, sia che si tratti di risorse interne, sia che si tratti di risorse trasferite dagli appositi fondi previsti dalla norma.

I pagamenti saranno, poi, effettuati, fino ad integrale soddisfazione, nel momento in cui le risorse saranno effettivamente disponibili.

Inoltre, al fine di facilitare il pagamento alle imprese dei maggiori oneri derivanti dai rincari delle materie prime, senza attendere il riparto dei fondi, si propone di consentire la possibilità di utilizzare, a titolo di acconto, le somme relative agli impegni contrattuali già assunti, nelle more dell’accesso ai fondi. Ciò consentirebbe di pagare più velocemente le imprese, che negli ultimi mesi hanno sostenuto i maggiori costi derivanti dall’eccezionale crescita dei prezzi dei materiali da costruzione.

 

Audizione in Commissione Bilancio del Senato – 29 novembre 2022

DL 176/22 “Aiuti-quater” (DDL 345/S)

Per quanto concerne l’esecuzione degli appalti di lavori pubblici, il provvedimento può essere l’occasione per sciogliere alcune criticità relative al problema del caro-materiali nei lavori pubblici.

L’adozione del decreto “Aiuti” di maggio scorso è stato sicuramente un passo avanti, rispetto alla grave problematica del forte aumento del costo dei materiali e delle materie prime nel settore delle costruzioni.

E’ tuttavia necessario apportare alcuni correttivi essenziali al più presto, in mancanza dei quali vi è il concreto rischio che le importanti disposizioni introdotte possano vedere indebolita – o addirittura vanificata – la loro efficacia.

Ad oggi, infatti, la stragrande maggioranza delle imprese non ha ancora ricevuto compensazioni Secondo un’indagine compiuta dall’Ance presso le imprese associate a ottobre scorso, circa il 70% non ha ancora ricevuto alcun ristoro a copertura dei maggiori costi sostenuti, a causa dei rincari dei materiali.

In questo ambito, le priorità riguardano:

  • l’erogazione delle compensazioni previste, che deve essere effettuata senza attendere il riparto dei Fondi, perché oggi avviene con grande lentezza, mettendo in difficoltà le imprese che in questi mesi hanno sostenuto gli extracosti;
  • lo svincolo dell’adozione degli stati di avanzamento dei lavori e dei certificati di pagamento dalla presenza della copertura finanziaria di cui ai predetti Fondi, prevedendo che il pagamento avverrà nel momento della effettiva disponibilità delle risorse trasferite;
  • l’applicazione delle misure del decreto “aiuti” e del decreto “Sostegni-ter” anche alle lavorazioni inizialmente ritenute non conformi dal direttore dei lavori, ma successivamente inserite nella contabilità;
  • l’estensione del DL “sostegni ter” anche alle procedure avviate tra il 1° gennaio 2022 ed il 26 gennaio 2022;

Il provvedimento in esame potrebbe essere, altresì, l’occasione per risolvere talune importanti criticità relative agli accordi-quadro, stante la forte diffusione di questo strumento. Di seguito le proposte presentate da Ance.

Caro materiali – acconti

La proposta intende facilitare il pagamento alle imprese dei maggiori oneri derivanti dai rincari delle materie prime, senza attendere il riparto dei Fondi, consentendo la possibilità di utilizzare, a titolo di acconto, le somme relative agli impegni contrattuali già assunti.  Ciò consentirebbe di pagare più velocemente le imprese, che negli ultimi mesi hanno sostenuto i maggiori costi derivanti dall’eccezionale crescita dei prezzi dei materiali da costruzione

Caro materiali – estensione dl “sostegni ter” alle procedure avviate tra il 1° gennaio 2022 ed il 26 gennaio 2022

Occorre estendere la disciplina di cui all’articolo 29 del decreto “Sostegni ter” anche a quelle procedure di gara e a quelle offerte che, alla luce della normativa vigente, rimangono totalmente prive di una disciplina compensativa, volta a riconoscere gli extra costi connessi agli incrementi eccezionali dei prezzi dei materiali in corso.  In particolare, si tratta delle procedure di affidamento avviate tra il 1° gennaio 2022 ed il 26 gennaio 2022.

Caro materiali: certificato di pagamento

Appare opportuno fornire un importante chiarimento alle stazioni appaltanti, in assenza del quale vi è il concreto rischio di vanificare l’operatività della disciplina di cui all’articolo 26, che impone di provvedere in via immediata ai pagamenti dei lavori eseguiti e contabilizzati nel corso del 2022 sulla base di prezzari aggiornati. In tale ottica, si ritiene necessario chiarire che l’adozione degli stati di avanzamento dei lavori e dei certificati di pagamento, compreso quello straordinario relativo ai lavori già eseguiti e contabilizzati alla data di entrata in vigore del provvedimento, devono essere adottati a prescindere dalla presenza della relativa copertura finanziaria, sia che si tratti di risorse interne, sia che si tratti di risorse trasferite dagli appositi Fondi di cui al decreto “Aiuti”. I pagamenti saranno, poi, effettuati, fino ad integrale soddisfazione, nel momento in cui le risorse saranno effettivamente disponibili.  Per assicurare quanto sopra, è previsto un meccanismo di finanziamento automatico del Fondo simile a quello in atto per il Fondo Salva opere.

Caro materiali – non conformità

Occorre evitare che lavorazioni inizialmente ritenute non conformi dal direttore dei lavori, ma successivamente inserite nella contabilità, vengano escluse dall’applicazione delle misure di compensazione e adeguamento dei prezzi introdotte dal decreto “sostegni bis” (n. 73/2021) per il 2021 e dal decreto “aiuti” (n. 50/2022) per il 2022, per fare fronte agli straordinari rincari in atto.  Infatti, tali lavorazioni, pur se non formalmente contabilizzate in maniera contestuale alla loro relativa esecuzione, ove realizzate nel periodo considerato dalla normativa di riferimento, devono poter beneficiare delle misure ivi previste, a seconda delle singole specificità. In caso contrario, infatti, le imprese che hanno realizzato tali lavorazioni verrebbero ingiustificatamente penalizzate, pur avendo subito i maggiori costi dovuti al fenomeno del “caro materiali”.  Anche per questo motivo e conseguentemente, i maggiori importi relativi a tali lavorazioni sono calcolati in base alle norme vigenti nel periodo della loro effettiva realizzazione e i pagamenti di tali importi vengono effettuati in base alle norme vigenti nel periodo della loro effettiva contabilizzazione.

Accordi quadro

Appare necessario superare alcune importanti criticità riguardanti l’istituto dell’Accordo Quadro. In particolare, occorre garantire un maggior equilibrio nei rapporti tra committente ed affidatari in quanto, a fronte degli ingenti impegni assunti da questi ultimi in sede di gara (sul piano economico, assicurativo e della qualificazione) attualmente l’operatore economico non ha alcuna certezza sui contratti attuativi che saranno conferiti “a valle” dell’aggiudicazione.  Pertanto, appare opportuno, anzitutto, assicurare all’affidatario un importo minimo di contratto attuativo garantito, cantierabile in via immediata, indicando nel bando sia il relativo importo – che la stazione appaltante potrà liberamente fissare all’interno di una “forchetta” (30-50% dell’importo dell’accordo quadro) – sia la data in cui sarà stipulato il relativo contratto attuativo. In secondo luogo, è necessario chiarire in modo inequivocabile che, nel caso degli accordi quadro, il momento in cui deve essere costituita la garanzia definitiva, di cui all’articolo 103 del Codice, è quello della stipula dei singoli contratti attuativi. Occorre, infatti, superare la prassi diffusa di richiedere tale garanzia che è posta a copertura della corretta esecuzione del contratto nel momento della sottoscrizione dell’Accordo Quadro. In tale fase, infatti, non esiste ancora un contratto da eseguire, e dunque la garanzia richiesta non copre il rischio cui è naturalmente preposta. Tale prassi, oltre a comportar e aggravi economici pesantissimi per le imprese, peraltro inutilmente sostenuti, è particolarmente critica in quanto, a causa dei ritardi con cui vengono sottoscritti i contratti attuativi, determina un “blocco” prolungato del “castelletto” dell’impresa, c he compromette la possibilità di accedere ad ulteriori forme di credito e dunque di poter partecipare ad altre gare. Infine, allo scopo di non creare un inutile danno alle imprese in sede di qualificazione, è necessario chiarire che i certificati di esecuzione lavori debbano essere computati rispetto all’importo complessivo dei lavori eseguiti e non rispetto a quello, più contenuto, dei singoli contratti attuativi sottoscritti.

Gli uffici di Ance Brescia rimangono a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti

IN ALLEGATO

04.01 ALLEGATO 221202-ANCE-Documento Audizione Legge di Bilancio 2023 –


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