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29.04.2022 - lavori pubblici

CAMPAGNA LEGALE ANCE SUI BANDI DI LAVORI PUBBLICI – PREZZI INADEGUATI NEGLI APPALTI – LE IMPUGNATIVE DI ANCE

 

1) Maxi-gara Anas da un miliardo per la Ragusa-Catania

Ance Brescia comunica che Ance, unitamente ad un folto gruppo di imprese aderenti, ha depositato in data 29 aprile un ricorso, per prezzi inadeguati, al Tar Sicilia (Sezione di Catania) per il maxi appalto stradale mandato in gara lo scorso 30 marzo dall’Anas in Sicilia per il completamento di alcune tratte della Ragusa-Catania, chiedendo al giudice la sospensiva urgente, vista la scadenza ravvicinata della gara (12 maggio).

Secondo Ance si tratta di un appalto in perdita, i cui valori a base d’asta dei singoli lotti sono sottodimensionati di oltre il 40% a causa di listini prezzi che l’Anas ha preso a riferimento, i quali sarebbero appunto lontanissimi dai valori reali.

Ad avviare il contenzioso sono state imprese di varie parti d’Italia, alcune molto note, a cominciare dal colosso nazionale, Webuild. Tra i ricorrenti ci sono anche la Pizzarotti di Parma e l’impresa Ghella di Roma. Il ricorso è stato inoltre sottoscritto da Aleandri Spa (con sede a Bari), dalla Carron Cav. Angelo Spa di Treviso, dal Consorzio Integra di Bologna, dal Consorzio stabile Build di Roma, dal Consorzio stabile Italia di Catania, dal Consorzio stabile modenese, dalla Cosedil Spa di Catania, dalla De Sanctis Costruzioni Spa di Roma, da Eteria Consorzio stabile di Roma, dalla Icm Spa di Vicenza, da Impresa Di Cintio srl di Pescara, dalla Toto Spa Costruzioni generali di Chieti e, infine, dalle tre imprese romane Ircop Spa, Monaco Spa e Romana scavi Srl

Il bando siciliano, suddiviso in quattro lotti, vale quasi un miliardo di euro in totale e rappresenta la gara di maggiore importo finora contestata dagli operatori a causa dei prezzi, ritenuti inadeguati.

I listini prezzi calcolati dall’Anas non sono – secondo i calcoli degli operatori – in linea con quelli reali di mercato e non consentono pertanto la sostenibilità dell’appalto. Il bando pubblicato il 30 marzo scorso fissava la scadenza al 22 aprile, ma l’Anas ha deciso di prorogare il termine, fissando il nuovo termine al 12 maggio. Il tempo aggiuntivo concesso dalla stazione appaltante, che avrebbe dovuto agevolare gli operatori nella presentazione dell’offerta, è stato piuttosto utilizzato dagli operatori per valutare le singole voci di costo allo scopo di verificarne la corrispondenza con la realtà del mercato e – in definitiva – la sostenibilità dell’appalto.

Ebbene, in base ai calcoli di Ance i valori a base d’asta sono «assolutamente non in linea con i correnti prezzi di mercato. Ed infatti – si legge nel ricorso – il Listino Prezzi 2022 utilizzato da Anas per la determinazione dei prezzi a base d’appalto è assolutamente inadeguato rispetto agli attuali prezzi di mercato». E non sono solo le imprese a dirlo. Ma è stata la stessa Autostrade per l’Italia – ricordano i ricorrenti – a segnalare l’11 marzo scorso al ministero delle Infrastrutture che nonostante «gli aumenti dell’Ep Anas 2022 si registra ancora per numerose voci, circa n. 180, una non remuneratività dei prezzi che incide in termini negativi sia sulla corretta definizione della base d’asta da pubblicare nelle procedure pubbliche, sia sulla corretta definizione di un ribasso medio da proporre in fase di gara da parte degli operatori economici, nonché sulla effettiva fattibilità in fase esecutiva delle attività richieste». Pertanto, si arriva al motivo del ricorso: «la non remuneratività del corrispettivo stimato per l’appalto in esame che, in ultima analisi, si traduce in un indebito ostacolo alla partecipazione delle imprese che siano intenzionate a formulare un’offerta seria ed attendibile».

Ance e le imprese ricorrenti spiegano nel ricorso che il prezzario Anas 2022 – che prevede un incremento medio del 14% del precedente listino – è stato aggiornato a febbraio 2022 sulla base di rilevamenti effettuati dal Mims nel primo semestre 2021. Dunque, non tiene conto né dell’impennata dei listini dei materiali avvenuta nel secondo semestre 2021 né dell’ulteriore fiammata legata allo scoppio della guerra in Ucraina. Citando la segnalazione di Aspi al ministero, si segnalano alcune voci di costo dell’Anas rimaste indietro rispetto al mercato, come le “opere d’arte” che hanno visto un aumento del 20% rispetto invece al +9% riconosciuto dall’Anas; o come i “cavi” (+30% invece del +25% dell’Anas). Più in generale i “disallineamenti” rispetto al mercato oscillano dall’8-10% (“conglomerati e murature”) fino ad arrivare al 45% nel caso delle “impermeabilizzazioni e rivestimenti”. Non solo. I ricorrenti segnalano che l’Anas è rimasto indietro anche rispetto al prezzario regionale 2022 della Sicilia. Alcuni esempi: per gli “scavi” e i “movimenti di materia e demolizioni” la Sicilia prevede un prezzo del 120% più alto dell’Anas; per le “opere d’arte” e le “strutture in acciaio” del 174% in più; per gli “sbancamenti” e le “demolizioni meccaniche” del 297%; per la fornitura e posa di geotessili del 132%; dei “rilevati e drenaggi ” del 180 per cento. Complessivamente – concludono le imprese – una discrepanza «abissale», che rende l’appalto siciliano antieconomico.

Per esempio, nel lotto n.1 della maxi-gara (da 181,7 milioni di lavori) i costruttori mettono la lente su 17 voci di costo che, in base ai prezzi Anas, sommano 55,2 milioni di euro. Applicando invece i reali prezzi di mercato si ottiene un valore, ritenuto «congruo», di 77,5 milioni di euro. Come a dire che l’esecutore non avrebbe alcun tornaconto, ma andrebbe invece incontro a una sicura perdita di 22,3 milioni, pari al 40,45%. Stessa cosa per il lotto 3 (da 192,6 milioni di lavori): vengono esaminate 20 voci di costo che secondo il prezzario Anas 2022 valgono 78 milioni e secondo invece i prezzi reali portano a un valore «congruo» di quasi 110 milioni. Anche in questo caso, l’appaltatore andrebbe incontro a una sicura perdita di 31,8 milioni di euro, pari al 40,82%. Ancora: «Con riferimento al Lotto 3, applicando il listino Anas – si legge nel ricorso – la voce “strutture in acciaio” quoterebbe 9.432.330,42 euro, mentre le analisi di mercato dimostrano un prezzo congruo di 13.822.220,04 euro, con un incremento del 46,54%. Analogamente, per la voce “acciaio in barre” applicando il listino Anas si avrebbe un importo pari a 23.537.740,80 euro, mentre il reale valore di mercato della predetta voce di costo è pari a 30.193.239,92 euro, con un incremento del 28,28%. Analoghe considerazioni possono essere svolte per il conglomerato bituminoso (-43,52%), per il calcestruzzo (-40,34%) e per tutte le voci indicate». Conclusione: «l’appalto bandito da Anas opera oggettivamente ed incontrovertibilmente in perdita».

Alla contestazione del bando per l’inadeguatezza dei listini, si aggiunge l’accusa di inerzia della stazione appaltante per non averli adeguati quando invece avrebbe dovuto farlo, scegliendo invece di validare – il 25 febbraio scorso – il progetto esecutivo, senza essersi «minimamente preoccupata di verificare che i prezzi posti a base di gara fossero effettivamente adeguati e congrui rispetto ai valori di mercato correnti». Un obbligo, quest’ultimo, che, secondo le imprese, è imposto dallo stesso codice appalti, all’articolo 26, comma 4, lettere b) e h), «ai sensi del quale, conclusa la progettazione, l’Amministrazione, in fase di validazione del progetto, è tenuta a un’ulteriore verifica degli elaborati progettuali prima dell’avvio della gara, accertandone la regolarità anche sotto i profili della “coerenza e completezza del quadro economico in tutti i suoi aspetti” e della “adeguatezza dei prezzi unitari utilizzati”». La parola passa ora al Tar Catania (e, per la sospensiva, al giudice monocratico).

 

2) Gara Anas per la Grosseto-Fano
Ance ha impugnato anche il bando di gara di Anas per realizzare la Grosseto-Fano,  gara da 145 milioni il cui avviso è stato pubblicato il dicembre scorso, scaduto il 27 gennaio 2022. Lo scorso 12 aprile l’Ance ha segnalato il bando sia all’Anac, sia al Garante della concorrenza e del mercato. Nell’esposto all’Anac, l’Ance segnala che l’Anas «ha assunto a base d’appalto prezziari obsoleti e non aggiornati». Il prezzario è quello del 2021, scaduto il 31 dicembre ma che le norme consentono di utilizzare anche per tutto il primo semestre 2022. Dunque, tutto regolare? «Ancorché formalmente utilizzabile, in quanto riferito al 2021 il prezzario contiene valori assolutamente non in linea con i correnti prezzi di mercato», spiega l’Ance. Una circostanza che renderebbe il bando irregolare sulla base di una lettura delle norme che, secondo l’Ance, non giustificano l’inerzia della stazione appaltante, ma ne configurano invece un «inadempimento dell’obbligo di aggiornamento dei prezzari e di verifica dell’adeguatezza dei prezzi». I costruttori puntano il dito sull’articolo 26, comma 4, lettera h), del Codice, «secondo cui, una volta conclusa la fase di progettazione, l’Amministrazione, in fase di validazione del progetto, è tenuta ad un’ulteriore verifica degli elaborati progettuali prima dell’avvio della gara, accertandone la regolarità anche sotto il profilo della “‘adeguatezza dei prezzi unitari utilizzati”». «In altri termini – spiega l’Ance – l’obbligo di aggiornamento non può essere assolto dalla committente in senso meramente formalistico, ossia limitandosi ad adottare l’ultimo prezzario regionale utile, senza verificarne anche l’effettiva aderenza ai reali parametri di mercato».

In conclusione, «la portata dell’obbligo sancito dall’articolo 23, comma 16, dev’essere interpretata in senso sostanziale, nel senso che le committenti sono tenute ad effettuare una revisione dei prezzari disponibili – e, conseguentemente, dei progetti – ogniqualvolta sia riscontrabile una loro non aderenza al dato reale». La possibilità di utilizzare i prezzari scaduti – questa la tesi che in sostanza si sottopone all’Anac – è accettabile e corretta solo in assenza di un divario tra prezzario e listini di mercato. In caso contrario, la stazione appaltante deve appunto adeguarsi. Nell’esposto, i costruttori chiedono all’Anticorruzione di avviare una istruttoria sul caso segnalato per valutare l’operato dell’Anas ed eventualmente adottare «gli opportuni atti nei confronti della Stazione appaltante, volti a suggerire il corretto comportamento da tenere sul fronte dell’adeguamento dei prezzari da porre a base d’asta, nonché le opportune iniziative da adottare, a partire dall’annullamento in via di autotutela della gara in oggetto, al fine di ripubblicarla con un importo a base d’asta in linea con i correnti prezzi di mercato».

3) Gara Rfi Termoli-Lesina da 437 milioni di euro
Un’altra maxi-gara contestata dall’Ance è quella lanciata da Rfi il 3 dicembre 2021 (sulla base di un progetto validato a novembre 2021) per il raddoppio della dorsale adriatica nella tratta Termoli-Lesina. Un super appalto da 437 milioni di euro, peraltro aggiudicato pochi giorni fa (al raggruppamento guidato da D’Agostino Angelo Antonio Costruzioni Generali e con il consorzio ReseArch e Atlante). Una gara che, anche in questo caso, è stata mandata in gara con valore a base d’asta calcolato sulla base di «valori aggiornati a giugno 2021, assolutamente non in linea con i correnti prezzi di mercato». Il prezzario utilizzato da Rfi, ribadisce l’Ance , «è assolutamente inadeguato rispetto agli attuali prezzi di mercato». Ancora una volta lo scollamento tra listini e prezzi reali causa danni. Anche in questo caso la questione viene segnalata dall’Ance sia all’Anac che al Garante della concorrenza perché «l’impiego di parametri eccessivamente bassi e comunque non in linea con le caratteristiche reali del settore imprenditoriale, è in grado di alterare il gioco della concorrenza ed impedire l’accesso al mercato in condizioni di parità». La conferma che una restrizione della concorrenza sia avvenuta in questa gara, secondo l’Ance arriva dal fatto che l’operatore che ha vinto la gara è stato anche l’unico a presentare un’offerta. Anche in questo caso i costruttori segnalano che il mancato rispetto delle norme del codice nel senso di «porre a base di gara valori economici coerenti con l’attuale andamento del mercato trova la sua ragione nella necessità di evitare carenze di effettività delle offerte e di efficacia dell’azione della pubblica amministrazione, oltre che sensibili alterazioni della concorrenza».

 

Gli uffici di Ance Brescia rimangono a disposizione per eventuali chiarimenti e terranno aggiornate le imprese associate in merito alla campagna legale avviata


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