PUNTO DELLA SITUAZIONE SULLE INFRASTRUTTURE STRATEGICHE PRIMA DELL’AVVIO DEL RECOVERY PLAN – STUDIO DELLA CAMERA IN COLLABORAZIONE CON ANAC E CRESME
Si informa che lo scorso mercoledì 12 maggio, nel corso della riunione dell’Ufficio di presidenza della Commissione Ambiente-territorio e lavori pubblici, è stato presentato il “Rapporto 2021 infrastrutture strategiche e prioritarie, programmazione e realizzazione”, curato dal Servizio Studi della Camera in collaborazione con il Cresme e con l’Autorità nazionale anticorruzione. Ha aperto i lavori della presentazione della quindicesima edizione del Rapporto, la presidente della Commissione Ambiente, Alessia Rotta. Interventi di Lorenzo Bellicini, direttore generale Cresme, e di Giuseppe Busìa, presidente Anac. Il Rapporto rappresenta il frutto dell’attività di monitoraggio dello stato della programmazione e della realizzazione delle infrastrutture strategiche e prioritarie aggiornata al 31 dicembre 2020 ed analizza la condizione di avanzamento delle opere infrastrutturali e del mercato delle opere pubbliche anche alla luce delle conseguenze dell’emergenza pandemica. Le conclusioni contenute nel Rapporto assumono rilievo anche nella prospettiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), il quale muterà profondamente il contesto di riferimento degli investimenti infrastrutturali e le relative tempistiche di attuazione e su cui, dall’edizione del prossimo anno, il monitoraggio dovrà concentrarsi.
Dallo studio emerge che le infrastrutture sono ripartite anche prima che si metta in moto il Recovery Plan. Il monitoraggio 2020 degli interventi conclusi o avviati lo scorso anno segna un aumento positivo di risorse. Inoltre, nonostante le difficoltà provocate dalla pandemia anche nel 2020 prosegue la crescita della spesa effettiva per gli investimenti. Nel 2019 gli investimenti della Pa in costruzioni sono cresciuti del 10,2% cui si aggiunge la crescita del 9,5% del 2020, a dispetto della pandemia. Non solo. Anche i primi segnali del 2021 sono positivi. I comuni hanno registrato una crescita degli investimenti effettuati del 14%, in termini di risorse erogate, quindi di pagamenti effettuati.
Quanto alle gare, il numero dei bandi di gara per le opere pubbliche si è contratto (-8,2% nel primo semestre e -4,5% nel secondo semestre) ma gli importi nella seconda metà dell’anno sono aumentati in maniera significativa: +32,7% rispetto allo stesso periodo del 2019, con un importo complessivo di 30.376 milioni. C’è stata una riduzione delle attività da parte degli enti territoriali e dei Comuni come stazioni appaltanti, un fenomeno ascrivibile alla crisi pandemica, mentre nel 2020 Rfi è stata la prima stazione appaltante con 410 bandi e 13,8 miliardi di euro di importo (cosa che dovrebbe far ben sperare per il Pnrr, considerando il carico che grava sulla società della rete ferroviaria). Ma per questo servono dati sugli investimenti effettuati, considerando che dietro il boom delle gare c’è anche la norma del Decreto Semplificazioni che consente di affidare l’appalto integrato con il progetto preliminare.
La presidente della Commissione Ambiente e lavori pubblici, Alessia Rotta esprime soddisfazione per i dati che emergono dal rapporto. «Il Paese – dice – sta ponendo sempre maggiore attenzione alle infrastrutture, avviando un’importante fase operativa e di spesa dopo la flessione del triennio 2016-2018. Constatiamo positivamente – continua Rotta – che sono aumentate anche le infrastrutture prioritarie ultimate o in programmazione non solo al Centro-Nord, ma anche al Sud e nelle Isole». Il riferimento è anche agli importi di gara che complessivamente «hanno registrato un aumento del +50,6%, dai 9,2 miliardi del 2019 a 13,8 miliardi». Ma il movimento, stavolta, è reale. «Grazie ai decreti Sblocca-cantieri e Semplificazioni – continua Alessia Rotta – sono state avviate anche sessanta opere dal costo complessivo di 78,7 miliardi, una spinta importante per l’economia nazionale». Ora però è «importante anche lavorare per ridurre i tempi lunghi di realizzazione delle grandi opere, le cui cause sono da individuare nella fase preliminare delle autorizzazioni pre gara e certificativa post gara.
Assieme alle risorse stanziate, una buona programmazione è elemento essenziale per la buona riuscita del processo – conclude Rotta – ed in questo assume un rilievo enorme la qualificazione delle stazioni appaltanti». Sui tempi di aggiudicazione un progresso c’è stato: dai 486 giorni medi del 2011 si è via via scesi fino a 180 giorni del 2020. I dati confermano inoltre che è aumentato di tre volte il numero delle gare aggiudicate e bandite e che i tempi medi sono stati notevolmente ridotti da 358 giorni a meno di 7 mesi. «È quindi necessario – dice ancora la presidente della commissione Ambiente – dare piena applicazione al codice dei contratti pubblici soprattutto negli aspetti maggiormente innovativi e di semplificazione».
In allegato, sono pubblicate le slide di presentazione e alcuni grafici elaborati dal Cresme, mentre il link dove è possibile scaricare il testo completo dello studio con open data e presentazione è il seguente https://www.camera.it/leg18/1014 (anche le edizioni passate).
A questo link invece è possibile guardare la registrazione della seduta della commissione in cui è stato presentato il rapporto – https://www.camera.it/LEG18/1132?shadow_primapagina=12317
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