CARO MATERIALI – LETTERA DEI COSTRUTTORI EUROPEI ALLA COMMISSIONE EUROPEA PER CHIEDERE UN INTERVENTO URGENTE IN TEMA DI AUMENTI DEI COSTI DEI MATERIALI
Si comunica che, sul fronte dell’aumento sconsiderato dei prezzi dei materiali sul settore delle costruzioni (e non solo), la Federazione dei costruttori europei (Fiec) ha rivolto, tramite una lettera, un appello urgente alla Commissione Europea per sollecitare una azione condivisa e un indirizzo comune sulle soluzioni da mettere in campo nel settore delle costruzioni, prima che sia troppo tardi.
Preoccupati dalla piega che stanno prendendo le cose sui singoli mercati nazionali, le imprese rappresentate dalla Fiec, i costruttori europei, hanno preso carta e penna, chiamando in causa il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per il commercio Valdis Dombrovskis, la vicepresidente e commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager e il commissario al mercato interno Thierry Breton.
Il dato di partenza è che l’impennata dei prezzi ancora non ha subito rallentamenti. Il prezzo del tondino per cemento armato, segnalano i costruttori, è cresciuto del 110% tra novembre 2020 e marzo 2021 in Italia, il Paese che ha subito i rincari maggiori.
Ma impennate superiori al 70% sono state osservate anche in Francia e Germania e del 64% in Spagna. Il prezzo del bitume è salito del 15% tra novembre e febbraio. In Italia il costo del cemento è aumentato di circa il 10% solo a gennaio mentre il legno ha evidenziato un rimbalzo del 20 per cento. Inoltre, nello stesso periodo (novembre-febbraio) il prezzo del polietilene (plastiche) ha subito un incremento di circa il 40%, il rame del 17 per cento, petrolio e derivati del 34 per cento. Tali rincari che hanno messo in agitazione le imprese incapaci di ribaltare a valle gli aumenti di costo subiti a monte.
Oltre agli aumenti di prezzo, le aziende registrano ritardi nella consegna dei prodotti, mentre i fornitori sono spesso riluttanti ad accettare una scadenza di consegna specifica. «Con le condizioni di mercato in continua evoluzione – scrive la Fiec – ciò significa che i fornitori non sono quindi in grado di specificare un prezzo di consegna finale per i materiali di base. Di conseguenza, le società di costruzioni non possono confermare il prezzo finale per i loro lavori e servizi».
I costruttori si soffermano sull’impatto che il caro-materiali ha nel settore degli appalti pubblici, dove «raramente si tiene conto degli aumenti di prezzo una volta che i lavori sono già iniziati», perché «i contratti escludono clausole di revisione dei prezzi o sono applicati in modo inadeguato, o applicati troppo tardi nell’esecuzione del contratto, la cui durata può essere di molti anni». Ma segnalano anche i rischi di aumento dell’inflazione «che potrebbe inavvertitamente ostacolare i progetti previsti nei piani nazionali di ripresa».
Ai singoli stati europei la Fiec chiede di attuare «meccanismi di revisione prezzi ragionevoli». Per i costruttori, però, non si tratta di questione da affrontare solo al livello nazionale, soprattutto perché sono in ballo gli investimenti di Next generation Eu.
Quindi la richiesta alla Commissione è quella di garantire il rispetto delle politiche commerciali e industriali dell’Unione, ma soprattutto di mettere in campo una chiara dichiarazione politica o un documento di orientamento indirizzato agli Stati membri in merito alle preoccupazioni espresse.
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