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16.01.2019 - lavori pubblici

PAGAMENTI PA – DALL’UE RICHIAMO AL RISPETTO DEI 30 GIORNI NEI LAVORI PUBBLICI

La Commissione Europea, rispondendo a una istanza dell’Ance, ribadisce che non sono ammessi accordi contrattuali contrari alle norme comunitarie in tema di pagamenti. Ance riferisce di aver ricevuto da Bruxelles un parere in risposta a una richiesta fatta dall’Associazione nel novembre scorso. I costruttori hanno richiamato l’attenzione del governo europeo su due procedure promosse dalle due principali stazioni appaltanti nazionali, cioè Anas e Rfi, chiedendo un parere. La Commissione Ue ha preso posizione contro le clausole contrattuali di Rfi e Anas volte a superare, di fatto, il termine per il pagamento dei fornitori fissato dalle norme comunitarie.
In entrambe le procedure, spiega Ance, si prevedono termini di pagamento non conformi alle direttive comunitarie, peraltro recepite anche dall’Italia. Più in particolare invece del termine ordinario di 30 giorni, le clausole contrattuali dei bandi indicano termini di pagamento largamente più lunghi che, nel caso di Rfi, arrivano a 136 giorni e nel caso dell’Anas a 120 giorni. Le clausole, sottolinea l’associazione dei costruttori, non riguardano solo i due bandi inviati a Bruxelles, ma fanno parte della contrattualistica standard delle due grandi committenze.
Nella sua risposta la commissione Ue non ha potuto che ricordare i principi cardine fissati dal legislatore nella direttiva “pagamenti” 2011/7/Ue. «Più specificamente – si legge in un passaggio del parere della Commissione – la Direttiva prevede (articolo 4 (3) a) iv) che il termine di pagamento non può superare i 30 giorni di calendario dalla data di accettazione o verifica». In un altro punto Bruxelles ribadisce che «la Direttiva non ammette nessun accordo contrattuale fra il debitore (se questo è una pubblica amministrazione) e il creditore riguardo la data di ricevimento della fattura».
L’Italia, peraltro su questo tema, è sorvegliata speciale della Commissione europea che ha avviato due procedure di infrazione. Il ritardo con cui le amministrazioni pubbliche pagano i fornitori è una questione irrisolta. La prima procedura, sull’attuazione delle norme comunitarie, ha seguito l’intero iter preliminare e attende il pronunciamento della Corte di giustizia europea. La seconda procedura è invece specifica sull’articolo 113-bis del codice dei contratti, il quale autorizza, di fatto, deroghe ai tempi imposti dall’Europa. In questo caso, la procedura non è arrivata ancora alla Corte di Giustizia, ma vede comunque l’Italia inadempiente in quanto non risulta avere ancora risposto al parere motivato del giugno scorso. Proprio per porre riparo a quest’ultima procedura di infrazione, in Senato, nei giorni scorsi è stata approvata una misura – inserita come emendamento alla legge europea (ancora in discussione) – per riscrivere in parte l’articolo 113-bis del codice. Più in particolare, si interviene sui termini per l’emissione dei certificati di pagamento, prevedendo che l’emissione avvenga contestualmente all’adozione del Sal o al massimo entro sette giorni. Stessa cosa per il saldo, prevedendo che il certificato di pagamento venga rilasciato entro sette giorni dall’esito positivo del collaudo o della verifica di conformità. Resta fermo, in entrambi i casi, il termine ordinario di 30 giorni per il pagamento, prorogabile a 60 giorni al massimo.
«La riduzione dei tempi di pagamento è in grado di far rientrare nelle casse delle imprese 5 miliardi di euro – sostiene il presidente dell’Ance, Gabriele Buia – riducendo in tal modo il gap di competitività che pesa come un macigno sul nostro sistema».
Quanto al segnale di attenzione di Bruxelles nei confronti dell’Ance – che, come è noto, continua ad avere un ruolo di Rapporteur alla Commissione europea – il Presidente Buia ritiene che si tratti di «una indicazione importante di cui tutte le stazioni appaltanti devono tenere conto e che deve essere recepita pienamente e al più presto dal Parlamento, cogliendo l’occasione della legge di Bilancio o di quella europea in corso di approvazione». «In caso di mancato adeguamento – conclude Buia – l’Ance sarà al fianco delle proprie imprese per supportarle nelle azioni da intraprendere».

 


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