22.02.2008 - tecnica

NORME TECNICHE PER LA PROTEZIONE ANTINCENDIO NEGLI EDIFICI

NORME TECNICHE PER LA PROTEZIONE ANTINCENDIO NEGLI EDIFICI
Diverse norme tecniche nel settore della protezione cosiddetta ”attiva” contro gli incendi nei fabbricati sono state emanate nel recente passato. In relazione a tali disposizioni ed alla progettazione, installazione ed esercizio di tutti i sistemi antincendio oggi reperibili sul mercato, si ritiene opportuno fare il punto della situazione, prendendo l’occasione dalla pubblicazione sulla rivista mensile dell’UNI di un apposito studio. Su autorizzazione della rivista ”Unificazione & Certificazione” si pubblicano perciò alcune parti del dossier “Protezione attiva antincendio” apparso sul n. 10/2007 di detta rivista.
MEZZI MANUALI DI LOTTA CONTRO L’INCENDIO, ATTIVITA’ IN FERMENTO
(Alessandro Maggioni – Funzionario tecnico ANIMA)

Per contenere e circoscrivere un incendio è fondamentale un’azione immediata; pertanto diventa decisivo il primo intervento che deve poter essere effettuato da chiunque si trovi sul posto. L’uso dell’estintore in molti casi si è dimostrato lo strumento più idoneo; si tratta del mezzo attualmente più diffuso per combattere i principi d’incendio, anche perché ha la caratteristica di poter essere manovrato da chiunque purché opportunamente addestrato. Gli estintori sono apparecchiature mobili che contengono un agente estinguente destinato a essere diretto su un incendio. L’agente estinguente viene espulso dall’azione di una pressione interna che può essere permanente oppure generata dal rilascio di un gas ausiliario. La prima e più importante suddivisione dal punto di vista delle norme tecniche è quella rispetto alla massa totale per la quale gli estintori si dividono in due famiglie:
– gli estintori portatili, progettati e costruiti per essere trasportati e utilizzati a mano, in quanto la massa totale non è maggiore di 20 chilogrammi;
– gli estintori carrellati, che hanno massa totale maggiore di 20 chilogrammi, con un contenuto di agenti estinguenti che può giungere fino a un massimo di 150 chilogrammi. Questi estintori carrellati sono dotati di ruote e vengono utilizzati da due operatori.
Gli estintori d’incendio vengono classificati anche in base al tipo di agente estinguente che contengono (la generazione della pressione interna consente di distinguere gli estintori permanentemente in pressione da quelli che vengono pressurizzati solo all’atto dell’impiego):
– a base d’acqua;
– a schiuma;
– a polvere;
– a biossido di carbonio;
– ad agenti puliti (clean agent);
– a idrocarburi alogenati.
(continua)
GRANDI NOVITA’ PER I SISTEMI D’ACQUA
(Luciano Nigro – Vice presidente Commissione UNI Protezione attiva contro gli incendi)

Il 2007 sarà ricordato nel nostro settore come l’anno dei maggiori cambiamenti nel settore della normazione dei sistemi antincendio ad acqua, i più utilizzati in Italia come nel mondo in genere. Infatti viene pubblicata in Italia per la prima volta in lingua italiana la norma di progettazione e gestione degli impianti sprinkler, UNI EN 12845, viene completa,mente aggiornata la norma sulle reti idranti UNI 10779 e viene posta in inchiesta la norma sui sistemi antincendio water mist che vedrà la luce, come CEN/TS 149722, con ogni probabilità nei primi mesi del prossimo anno. Queste norme coprono interamente il settore dei sistemi di controllo e spegnimento degli incendi con l’uso dell’acqua, che sono di gran lunga i più utilizzati e hanno per questo una grande rilevanza per tutti i progettisti, gli installatori ma anche per gli utilizzatori dei sistemi in questione.

La nuova norma sugli sprinkler
La nuova norma europea sugli sprinkler, la EN 12845, è stata pubblicata in italiano dall’UNI ad aprile, sanando così una situazione difficile che si era creata a causa della disponibilità della norma solo in inglese dal 2005, che ne aveva di fatto ritardato l’introduzione effettiva in Italia. La UNI EN 12845 porta una serie di novità nel panorama tecnico dei sistemi sprinkler nazionali, introducendo una normativa completa e organica per la progettazione, installazione e soprattutto per l’esercizio dei sistemi automatici sprinkler. La norma conferma nella sostanza i contenuti già presenti nella 9489/9490 pur introducendo alcune novità soprattutto in materia di alimentazioni idriche e di gruppi di pompaggio. Si registrano alcune novità a livello di progettazione, soprattutto a livello di classificazione delle aree e dei depositi, adesso un po’ più precisa e attuale rispetto alla normativa precedente, soprattutto per quanto concerne le plastiche, a livello di dimensionamento dei sistemi a secco, per i quali sempre deve essere applicata la maggiorazione dell’area operativa, e per il posizionamento degli erogatori a livello intermedio negli scaffali. Per quanto riguarda le alimentazioni idriche, a una sostanziale conferma dei contenuti della 9490 si affiancano alcune novità in materia di stazioni di pompaggio, che possono prevedere al più un solo gruppo di pompaggio elettrico, e di tipologia di alimentazioni superiori, adesso distinte meglio in singole e multiple, rispetto a quanto fatto in precedenza. Piuttosto dettagliata risulta la parte relativa alle caratteristiche costruttive dei gruppi di pompaggio. Tale parte, una volta completata con la pubblicazione della EN 12259-12, relativa appunto alla costruzione e marcatura CE delle unità di pompaggio, è destinata a innovare profondamente il mercato dei gruppi di pompaggio antincendio, che nel nostro Paese ha visto recentemente una marcata “deriva” verso unità sempre più povere di contenuti tecnici e quindi di affidabilità complessiva. Nella sostanza non cambiano in maniera radicale i sistemi sprinkler in Italia, anche perché molti di essi sono realizzati preferibilmente secondo le normative internazionali, ma alcune variazioni importanti devono essere tenute in conto dagli operatori poiché altrimenti si potrebbero avere contestazioni normative significative in sede di collaudo, con conseguenti elevatissimi costi di modifica facilmente evitabili con un’attenta lettura della nuova norma. La norma europea è poi organizzata in modo da presupporre l’installazione di tutti componenti marcati CE secondo le norme della serie EN 12259 (parti da 1 a 12) parzialmente pubblicate finora. Esse saranno completate nei prossimi mesi e quindi ci si dovrà abituare a un panorama in cui gli impianti sprinkler sono realizzati secondo la norma europea e sono realizzati con componenti parimenti costruiti in accordo alla normativa europea e marcati CE per la conformità alla direttiva prodotti da costruzione (CPD) cui sono soggetti. Tecnologicamente parlando, la norma europea non ha compiuto quel salto di qualità che i progettisti si sarebbero potuti aspettare; essa infatti, sviluppata dal gruppo di lavoro europeo CEN TC 191/WG5 nell’arco di complessivi 18 anni di lavori (sic!) non ha superato il profondo ritardo che la tecnologia europea dei sistemi sprinkler presenta rispetto alle più avanzate norme americane NFPA. La norma pubblicata rimane ferma, dal punto di vista tecnologico, ai contenuti della norma UNI 9489, senza essere riuscita a introdurre e normare nessuno dei moderni sprinkler Large Drop, residential, ESFR, CMDA e altri che l’industria del settore ha immesso sul mercato e che sono di fatto utilizzati diffusamente anche nel nostro Paese. Sarà necessario probabilmente aspettare le prossime revisioni della norma, che saranno disponibili nell’arco di qualche anno, per vedere l’introduzione delle nuove tecnologie anche nella norma tecnica europea; nel frattempo si dovrà continuare a gestire tali nuove tecnologie con l’approccio seguito fin qui di riferimento alla normativa tecnica americana, con le maggiori difficoltà imposte dalla necessità di utilizzare componenti marcati CE, ove disponibili, nella costruzione dei sistemi. Infine, occorre fare un accenno alla parte 20 della norma, contenente le istruzioni per la corretta gestione e la manutenzione periodica degl’impianti; questa è effettivamente la parte più innovativa della norma stessa, quella che era abbastanza poco evidente nella precedente norma UNI 9489, e che ora pone gli utenti in una condizione particolarmente critica, nel caso in cui non dedichino agl’impianti esistenti, la dovuta attenzione gestionale. La norma europea infatti indica sia le operazioni periodiche di sorveglianza e controllo che l’utente deve attuare nella gestione dell’impianto, sia le operazioni minime che devono essere svolte a intervalli periodici vari, da parte di operatori specializzati. Questo, insieme agli obblighi di legge, che impongono di eseguire la manutenzione degli impianti, facendo ricorso a personale qualificato, e in osservanza alle norme tecniche applicabili all’impianto, pone finalmente la corretta gestione in primo piano rispetto anche ai dettagli installativi più specifici. Se si tiene conto che le operazioni di gestione non sono in alcun modo specifiche per i sistemi realizzati secondo la nuova norma, ma si applicano a tutti gl’impianti sprinkler così come sono, si capisce l’importanza che la nuova norma potrà avere sul mercato nazionale che non è certo caratterizzato da particolare attenzione alla gestione dei sistemi di protezione attiva.

Aggiornamenti normativi
La nuova norma sprinkler ha imposto una completa revisione della norma tecnica sulle reti di idranti, che è stata aggiornata per tener conto del riferimento appunto alla nuova norma sugli sprinkler ma anche alle norme recentemente pubblicate per gli idranti esterni, soprasuolo (UNI EN 14384) e sottosuolo (UNI EN 14339), nonché per la revisione completa delle norme sui particolare di idranti e manichette (UNI 7421, 804, 810, 811), che erano ormai superate dalla realtà di mercato. Una parte innovativa nella norma UNI 10779, sugli idranti, è quella inerente la definizione delle tubazioni da utilizzare per l’installazione fuori terra e interrata. La UNI 10779 si propone addirittura come più precisa e aggiornata rispetto alla UNI EN 12845, e finirà con il rappresentare lo standard nazionale per le tubazioni da impiegare nei sistemi antincendio. Anche per la norma sulle reti di idranti è stata introdotta una sezione specifica e piuttosto articolata sull’esercizio e la manutenzione dei sistemi, e una sezione dettagliata sugli interventi nei sistemi esistenti. Infine si sono avviate all’inchiesta pubblica due nuove norme, una nazionale sui locali destinati ad ospitare gruppi di pompaggio antincendio, ed una europea sui sistemi water mist che, come detto, sarà pubblicata probabilmente nel corso del prossimo anno come TS 14972. La norma sui locali destinati ad ospitare le stazioni di pompaggio per i sistemi antincendio è una norma innovativa, praticamente unica nel panorama europeo, e va’ a colmare un vuoto normativo che ha portato, negli scorsi anni, ad una proliferazione di “soluzioni tecniche” innovative, spesso di dubbia affidabilità. La norma sui sistemi water mistè invece una norma “di rango”, nata dopo un intenso lavoro da parte di un gruppo di lavoro internazionale particolarmente numeroso, e destinata a fare “cultura” nel settore insieme alla norma americana NFPA 750. La scelta di pubblicare un TS (technical specification) invece che una norma EN è sostanzialmente dovuta alla necessità di avere uno strumento più agile, da modificare frequentemente, stante la condizione “nascente” della tecnologia water mist è al momento attuale. Ma la norma non perde assolutamente di importanza e di autorevolezza, essendo appunto redatta in modo concorde da un numero di esperti sempre superiore a 15 rappresentanti tutti i principali paesi della Comunità. La norma sui sistemi water mist riconferma il criterio di accettabilità già affermato dai precedenti documenti sulla materia, basato sulla conduzione di prove di incendio in scala reale; l’aspetto innovativo è costituito dall’inclusione, nella norme stessa, dei protocolli di prova da superare per ottenere l’approvazione del sistema “secondo la normativa europea”. I protocolli oggi inseriti sono relativi alla protezione dei locali tecnici caratterizzati da incendi di classe B, alle aree di livello LH ed OH1 secondo la norma sprinkler europea ed ai tunnel cavi. I lavori per la prima revisione della norma, prevista come detto entro 3 anni dalla prima pubblicazione, sono già stati avviati e prevedono soprattutto l’ampliamento dei protocolli di prova, fino ad includere le aree di livello OH2 e possibilmente anche OH3, che potrebbero veramente innovare il panorama della protezione attiva contro l’incendio degli edifici. Nella sua prima stesura la TS 14972 comprende già, come detto, alcuni protocolli di prova, ma contiene soprattutto l’inquadramento generale del sistema, con la conferma del criterio di accettazione. I sistemi watermist pertanto, anche secondo la normativa europea, potranno essere realizzati solo in conformità ai parametri di progetto che sono stati ricavati a seguito del superamento di test in scala reale, per scenari d’incendio analoghi. I rapporti di prova potranno eccezionalmente essere utilizzati tal quali, come guida alla determinazione dei parametri di progetto. Nella normalità dei casi i rapporti di prova dovranno essere sottoposti ad appositi enti di certificazione, che rilasceranno “l’approvazione” formale del sistema, indicando le caratteristiche che esso deve avere per poter essere conforme alla certificazione stessa. I certificati di approvazione divengono pertanto delle vere e proprie specifiche di progetto dei sistemi, e dovranno essere utilizzati dai “controllori” degli impianti per verificarne la corretta progettazione ed installazione. La protezione attiva contro l’incendio con sistemi ad acqua si presenta quindi “attiva” come non mai, grazie ai sistemi tradizionali ed alle innovazioni tecnologiche, e probabilmente è destinata a riprendere quel ruolo egemone della protezione attiva contro l’incendio che ampiamente si merita.
L’IMPORTANZA DEI LOCALI DESTINATI A OSPITARE LE UNITA’ DI POMPAGGIO
(Gianluigi Guidi – Progettista antincendio)

Il 2007 è stato un anno di grandi novità per quanto riguarda la normazione degli impianti di spegnimento ad acqua, a livello nazionale e internazionale. A partire dall’edizione in italiano della UNI EN 12845 “Installazioni fisse antincendio – Sistemi automatici a sprinkler Progettazione, installazione e manutenzione”, fino alla revisione della UNI 10779 “Impianti di estinzione incendi – Reti di idranti Progettazione, installazione ed esercizio” con la pubblicazione dell’edizione 2007. A lungo si è discusso sulle novità introdotte dalla nuova norma europea sugli sprinkler: queste novità hanno coinvolto anche le alimentazioni idriche e in particolar modo i gruppi di pompaggio antincendio. Le indicazioni fornite dalla nuova normativa, in particolare riguardo ai locali destinati ai gruppi di pompaggio, risultano per alcuni aspetti meno dettagliate rispetto alla vecchia normativa. Parallelamente, il mercato ha proposto sempre più frequentemente complessi sistemi preassemblati comprendenti i gruppi antincendio, il locale tecnico e la riserva idrica di accumulo in un unico manufatto. Alcuni modelli di questa tipologia di prefabbricati, assieme a diverse realizzazioni in opera, hanno mostrato nel tempo carenze sotto il profilo tecnico in termini di affidabilità, disponibilità del servizio e problematicità per la manutenzione, argomento al quale è dedicato un intero capitolo nella UNI EN 12845. La richiesta di un particolare mercato di avere a disposizione articoli sempre più economici e già ingegnerizzati per contenere i costi e agevolare il progettista e l’installatore, ha portato alla realizzazione di manufatti in cui il livello di affidabilità risulta inferiore a quello minimo necessario per un locale tecnologico destinato oltretutto a contenere gruppi con pompe antincendio. A oggi sono ancora troppe le situazioni in cui l’impianto antincendio viene considerato un inutile costo che deve sostenere l’azienda e non invece un investimento a un patrimonio dell’immobile o essere l’elemento atto a contribuire all’incolumità delle persone eventualmente coinvolte in un incendio. In questi ultimi anni il Gruppo di lavoro “Sistemi e componenti ad acqua”, più volte fu chiamato a esprimersi su quesiti relativi proprio ai locali tecnici che ospitano gruppi di pompaggio antincendio prefabbricati. In questo contesto il GL sistemi e componenti ad acqua intraprese oltre un anno fa la stesura di un progetto di norma (attualmente in inchiesta pubblica) relativo ai requisiti costruttivi e funzionali minimi che devono essere soddisfatti nella realizzazione di locali tecnici destinati a ospitare unità di pompaggio per impianti antincendio. Iniziò quindi un lungo lavoro di ricerca e analisi delle diverse situazioni (realizzazioni, ubicazione, condizioni ambientali, aerazione ecc.) per poter valutare in modo approfondito ogni aspetto che ruotasse intorno ai locali tecnici. Per garantire il massimo consenso possibile alla stesura della norma, al lavoro hanno partecipato non solo progettisti ed esperti del settore, ma sono stati coinvolti attivamente anche i tecnici delle principali aziende produttrici di manufatti prefabbricati. La norma prende spunto da alcune delle indicazioni contenute nella UNI 9490, e fornisce approfondimenti specifici. In particolare si sono voluti richiamare i requisiti tecnici minimi di quelle installazioni di tipo interrato o eseguite all’interno di ambienti esistenti non realizzati per quella specifica destinazione d’uso. Questa necessità di approfondimento è dovuta dal contesto urbanistico/edilizio nazionale che offre spazi molto ristretti o da riadattare completamente. Questo tipo di casistica non è stata considerata in ambito europeo in quanto sul territorio continentale le tipologie costruttive possono essere molto diverse a causa della maggior disponibilità di spazi. Attraverso un’accurata analisi della normativa esistente in materia, e per analogia con le norme esistenti in applicazioni simili, il gruppo di lavoro ha definito i requisiti che saranno i fondamenti, non solo per garantire il corretto funzionamento del sistema, ma anche per decretarne la sua affidabilità e durata nel tempo. Ecco alcuni dei principali aspetti trattati dalla norma che si applica ai locali di nuova realizzazione e integra quanto riportato dalle norme UNI 10779 e UNI EN 12845.

Ubicazione del locale
Già dalle definizioni si fa una differenziazione tra i locali con ubicazione interrata diffusi sul territorio nazionale, a causa delle esigenze di spazio ormai imprescindibili nelle nostre città, e quelli fuori terra. La divisione nasce dal fatto di vedere riconosciuto un minore grado di affidabilità ai locali interrati, soprattutto a causa dei problemi tecnici relativi al funzionamento alle pompe accoppiate a motori endotermici e alle modalità di accesso al locale sia in fase di manutenzione che in caso di incendio. Si è posta attenzione a tale installazione specificando ulteriori requisiti per garantire un pari livello di affidabilità ed efficienza rispetto a quelle realizzate fuori terra. Le unità di pompaggio sono il “cuore” di un sistema antincendio e devono quindi essere facilmente, raggiungibili in sicurezza, soprattutto in caso di incendio. Viene richiesto pertanto che l’ingresso avvenga direttamente dall’esterno in modo da non dover accedere attraverso quei luoghi dove si potrebbe venir coinvolti dall’incendio.
Al fine di facilitare le operazioni di manutenzione, che secondo quanto indicato dalla UNI EN 12845 devono avvenire con cadenza settimanale, l’accesso dovrà essere visibile e facilmente fruibile dagli addetti preposti. Si è ritenuto necessario che l’accesso fosse facilmente identificabile in tutti le condizioni meteorologiche, vietando quindi, ad esempio, l’accesso da botole che possono essere coperte dalla neve. Non è consentito inoltre l’utilizzo di scale alla marinara, mobili o similari, ritenute incompatibili con il corretto accesso al locale.

Dimensioni del locale
Particolare attenzione è stata data alle dimensioni dei locali che devono garantire spazi di manutenzione idonei, impedendo l’installazione dei gruppi di pressurizzazione in ambienti dimensionalmente inadeguati che non consentono gli spazi minimi necessari all’accesso delle persone e all’esecuzione delle operazioni di verifica e manutenzione. Nel determinare queste dimensioni si è tenuto conto sia dell’installazione delle singole unità di pompaggio sia dei gruppi con più pompe preassemblate dal produttore, includendo anche gli accessori necessari, come serbatoi, condotte e percorsi delle tubazioni dei gas di scarico dei motori endotermici.

Aerazione dei locali
Vengono considerati differenti aspetti:
– il primo è la superficie di ventilazione minima per garantire la salubrità dell’ambiente;
– il secondo considera la capacità del sistema di aerazione di smaltire il calore prodotto dai motori delle pompe differenziando se questi sono di tipo endotermico o elettrico.
– il terzo aspetto tiene in considerazione il consumo di aria dei motori endotermici. Tutti questi fattori sono consideratI in modo differenziato tra installazioni fuori terra e quelle interrate che presentano maggiori difficoltà di realizzazione. Sempre relativamente al sistema di aerazione viene richiamata l’attenzione non solo al sistema di riscaldamento ma anche alle necessarie valutazioni per contenere l’umidità dell’ambiente al di sotto di valori che non siano dannosi per la durata degli impianti nel tempo. Vengono inoltre indicati i requisiti minimi per raggiungere un sufficiente grado di protezione contro il pericolo di allagamento dei locali, con particolare attenzione a quelli interrati, considerando possibilità di smaltire l’acqua sia con un sistema fognario sia con specifiche pompe di sentina che garantiscano un funzionamento anche in assenza di corrente elettrica di rete (caso molto frequente in occasione di forti temporali). La norma prende poi in esame il corretto fissaggio a terra dei gruppi antincendio e come questi debbano essere collegati alla riserva idrica di accumulo mediante tubazioni di aspirazione con relativo sistema di staffaggio. Sempre relativamente alle interazioni delle pompe con il locale in cui sono inserite, si indicano inoltre le modalità di realizzazione del sistema di evacuazione dei gas di scarico dei motori endotermici; si tratta di dettagli impiantistici importanti, ma che troppo spesso venivano trascurati sia in fase di progettazione che di realizzazione. Sempre con lo stesso obiettivo vengono inoltre fornite ulteriori indicazioni relative ai serbatoi carburante a servizio delle pompe con motore endotermico. Viene innanzitutto previsto che il serbatoio del carburante sia dotato di sistemi di contenimento delle fuoruscite. Nel caso le operazioni di reintegro del carburante in condizioni difficili ( punto di rifornimento fissato sul serbatoio a una altezza maggiore di 1,50 m) è richiesto un idoneo sistema di riempimento.

Locali esistenti
Da ultimo, in un’appendice informativa, si richiamano i requisiti minimi di adeguamento dei locali esistenti che sono oggetto di modifiche sostanziali al fine di raggiungere, ad esempio, la possibilità di effettuare le operazioni di manutenzione. Queste indicazioni si riferiscono a quei locali che subiscono interventi di manutenzione straordinaria che comportano una modifica sostanziale, come la variazione della superficie del locale o la sostituzione delle pompe con altre aventi una potenza superiore. In sostanza il progetto di norma, che nasce come integrazione alle norme dei sistemi di spegnimento ad acqua, si prefigge di descrivere le modalità di realizzazione dei locali tecnici atti a ospitare le unità di pompaggio per l’alimentazione idrica di impianti antincendio richiedendo che questi abbiano tutte le caratteristiche di locali e non, come purtroppo spesso succede, di vani tecnici angusti e a volte poco più grandi degli apparecchi che devono ospitare. L’obiettivo di questa nuova norma non sarà quello di imporre la realizzazione di ambienti particolarmente onerosi per l’utente finale, bensì esclusivamente di indicare le caratteristiche tecniche atte alla realizzazione di locali tecnici sicuri e idonei all’utilizzo a cui sono preposti.
LA NUOVA UNI 10779 SULLE RETI DI IDRANTI
(Gianluigi Guidi – Progettista antincendio; Rinaldo Cavenati – Responsabile tecnico Finder Pompe)

Nel 1998 fece il suo ingresso nel panorama normativo italiano la norma UNI 10779 relativa alle reti idranti: grazie ad essa si sopperiva al fatto che fino ad allora tali impianti non erano mai stati oggetto di specifica normazione e quindi non erano riconducibili ad un’univoca logica di progettazione, installazione ed esercizio.
A questo primo documento è seguita l’edizione del 2002: in essa si è chiarito che la finalità della norma è stabilire come una rete idranti debba essere realizzata e non quando debba esserlo o se sia da includere una protezione interna, esterna o entrambe.
L’edizione del 2002 ha inoltre introdotto indicazioni relative all’ampliamento delle installazioni esistenti e ha previsto la possibilità di utilizzo dell’alimentazione promiscua per i sistemi dove è prevista la sola protezione interna. Trascorsi quasi cinque anni, questa norma, tra le più diffuse a livello nazionale, è stata oggetto di un’importante e sostanziale revisione nel 2007. La nuova edizione, pubblicata nel luglio di quest’anno, ha apportato diverse innovazioni per mantenere la norma aggiornata allo stato dell’arte e per allinearla ai requisiti delle norme di settore recentemente pubblicate a livello europeo.
L’imponente ventata di novità che ci ha investito in breve tempo a livello europeo, ha delineato un nuovo approccio nel concetto della protezione attiva per gli impianti di spegnimento ad acqua. L’avvento della nuova norma UNI EN 12845, relativa agli impianti automatici sprinkler e di recente pubblicazione in lingua italiana, è entrata di forza proprio nei contenuti della nuova UNI 10779. Il principale obiettivo di questo aggiornamento nasce dal ritiro della Norma UNI 9490 relativa alle alimentazioni idriche per impianti automatici antincendio e dalla conseguente necessità di riferirsi alla nuova norma, la UNI EN 12845 per la definizione di questa parte fondamentale dell’impianto.
I riferimenti normativi sono stati completamente rivisitati andando ad aggiornare con le nuove norme specifiche i prodotti quali idranti, componenti e valvole.
Sono state inoltre richiamate tutte le norme relative alle tubazioni ed ai raccordi dei materiali. Per maggior chiarezza appaiono ben 3 tabelle indicanti spessori minimi delle tubazioni interrate e fuori terra.
L’obbiettivo è quello di descrivere quali sono le tubazioni più idonee da utilizzare negli impianti, senza precludere la possibilità di utilizzare nuovi materiali che l’innovazione tecnologica propone sul mercato.

Componenti degli impianti
E’ stata fatta chiarezza sugli attacchi autopompa dei vigili del fuoco, definendoli in modo inequivocabile come “attacchi di mandata per autopompa, ovvero di immissione di acqua e non di prelievo”. Altra grande novità è l’obbligatorietà di installare dei manometri di prova, elemento essenziale per la verifica immediata della pressione statica e residua prima dell’idrante o naspo, negli idranti idraulicamente più sfavoriti, ossia quelli nelle terminazioni delle diramazioni della rete antincendio.

La documentazione e il collaudo
Al fine di garantire che all’impiantista ed al manutentore, nonché a tutte le altre figure coinvolte nella realizzazione ed utilizzo dell’impianto siano forniti dal progettista tutti i parametri necessari, è stato inserito un apposito capitolo che dettaglia puntualmente come devono essere realizzati i progetti e quali sono le informazioni minime necessarie che devono essere riportate nella relazione e negli elaborati grafici. In particolare si chiarisce che un progetto deve essere composto almeno da queste parti:
– la relazione tecnica;
– la relazione di calcolo;
– i disegni di layout dell’impianto.

Esercizio e verifica dell’impianto
Un nuovo capitolo è dedicato alla manutenzione e alle verifiche periodiche. L’obiettivo è adeguare anche questa norma agli standard italiani ed europei che riconoscono nella sorveglianza dell’impianto un requisito imprescindibile per garantirne l’affidabilità nel tempo.
Qui si identificano principalmente due casi in cui vengono elencate le operazioni da eseguire:
– la manutenzione periodica dell’impianto (a cura del manutentore, per garantirne l’efficienza nel tempo);
– la verifica periodica dell’impianto (a cura del tecnico per garantire che le prestazioni, la copertura e l’intero progetto realizzato continui ad essere adeguato al pericolo potenziale).
Sostanzialmente il primo punto dettaglia le competenze della ditta manutentrice mentre il secondo quelle del tecnico che deve certificare l’impianto come ad esempio in fase di rinnovo del Certificato Prevenzione Incendi, o in situazioni analoghe come l’aggiornamento del documento di valutazione dei rischi.

Appendice “A” alimentazioni idriche
La nuova norma UNI 10779, per le alimentazioni idriche, si affida interamente alla UNI EN 12845 che ha sostituito la UNI 9490. Questa norma descrive con maggior rigore i requisiti di realizzazione delle alimentazioni. Sono state meglio identificate le tipologie di alimentazione (singole, singole superiori, doppie o combinate) e quante pompe devono essere utilizzate a garantire tali alimentazioni. Ora si parla di pompe dedicate esclusivamente a impianti di spegnimento antincendio ad acqua, e non di semplici pompe ad “uso antincendio”. È da notare che i componenti delle reti idranti sono in gran parte soggetti a marcatura CE secondo le specifica norma armonizzata di prodotto e che, a breve, tale requisito sarà esteso anche ai gruppi di pompaggio, essendo in fase di elaborazione il prEN 12259 “Components for sprinkler and water spray systems – Part 12: Pumps”. I requisiti prestazionali poi sono davvero innovativi, almeno per l’Italia, infatti le curve caratteristiche di portata e prevalenza saranno tali per cui chiunque potrà verificare il corretto dimensionamento dei motori elettrici o diesel installati. Viene invece impedito l’uso di un’ulteriore pompa mossa da motore elettrico oltre alla prima, nelle alimentazioni di tipo superiore o doppie (dove viene richiesta la presenza di almeno 2 pompe). Le condizioni di installazione delle condotte aspiranti hanno subito, grazie alla norma UNI EN 12845, la grande novità di considerare sottobattente anche pompe il cui asse di aspirazione non si trovi proprio “sempre” sottobattente. Questo consente di evitare quei piccoli ribassamenti del pavimento del locale che ospita il gruppo di pompaggio frequenti in passato, necessari ad utilizzare tutto il volume della riserva di accumulo. E finalmente si chiarisce che: “dove è possibile si devono utilizzare pompe centrifughe ad asse orizzontale, installate sottobattente e se ciò non è fattibile, la pompa può essere installata in condizioni di soprabattente oppure si possono utilizzare le pompe verticali immerse a flusso assiale (vertical turbine pumps). Inoltre “le installazioni soprabattente e con pompe sommerse dovrebbero essere evitate e usate solamente dove non è praticabile un’istallazione sottobattente”. Questa maggior chiarezza dovrebbe portare i progettisti a realizzare impianti con un grado di affidabilità maggiore. L’incalzante e quasi ossessiva visione delle caratteristiche di aspirazione di una pompa, anche se mai tanto opportuna, richiamando alla realizzazione di corrette condotte aspiranti con requisiti e modalità precise, è di per sé un enorme passo verso realizzazioni a regola dell’arte. In questa nuova configurazione la nuova edizione della norma UNI 10779 diventa più “impegnativa”, per quanto riguarda le alimentazione idriche. Per le installazioni in alcuni casi sono state previste alcune semplificazioni impiantistiche come:
– le alimentazioni promiscue, limitatamente alle aree di livello 1, purché siano rispettate le disposizioni di carattere igienico/sanitario applicabili;
– i locali ad uso promiscuo, limitatamente alle pompe antincendio mosse da motore elettrico;
– la possibilità di omettere la protezione sprinkler nei locali pompe, limitatamente alle aree di livello 1 e 2;
– alimentazioni con rincalzo dove viene definita la capacità minima, pari al 50% del valore nominalmente richiesto.

Nell’appendice B “criteri di dimensionamento degli impianti”
Le “classi di rischio” sono state ora chiamate correttamente “livelli di pericolo” (da 1 a 3), aderendo al più corretto concetto di “hazard”. Le molte novità introdotte, legate soprattutto alla norma UNI EN 12845, alle nuove norme di prodotto, alla progettazione e alla manutenzione, danno la dimensione di una norma decisamente rinnovata nei contenuti, importanti e di alto profilo tecnico. Questa revisione mantiene la norma più diffusa in Italia aggiornata al passo delle innovazioni tecnologiche e delle esigenze di mercato.
SISTEMI PER L’EVACUAZIONE DI FUMO E DI CALORE, COS’E’ CAMBIATO
(Giuseppe Giuffrida – Coordinatore Gruppo di lavoro UNI “Sistemi per il controllo di fumo e calore”)

E ormai certo che sono i fumi e i gas caldi le prime cause di decesso in caso d’incendio. Questa considerazione costituisce già un valido motivo per prevedere nei progetti di prevenzione incendi dispositivi e impianti che permettano di controllare fumo e calore, presenti in una qualsiasi reazione di combustione. L’obiettivo è di creare in questo modo, nelle zone occupate, spazi puliti e vivibili, senza fumo, senza gas nocivi e a una temperatura sopportabile. È nel corso degli anni Settanta e Ottanta che sono apparse in Europa le prime norme relative all’evacuazione di fumo e di calore. Sono il frutto di studi svolti in Inghilterra e in Germania, sin dagli anni Sessanta, sul comportamento del fumo all’interno e all’esterno degli edifici in caso d’incendio. In Italia il primo documento è stato pubblicato nel 1977 dal Concordato Italiano Incendio (oggi IRSA appartenente a ANIA), con il titolo “Sistemi per l’evacuazione dei fumi”. Successivamente, nell’ambito della collaborazione tra UNI e il Ministero dell’Interno si è creato un gruppo di lavoro specifico per l’elaborazione della norma UNI 9494 “Evacuatori di fumo e calore. Caratteristiche, dimensionamento e prove”, pubblicata nel 1989 prendendo spunto dalla analoga norma DIN. Il documento, norma di sistema, fornisce le indicazioni per dimensionare e realizzare impianti di evacuazione naturale in edifici monopiano e per qualificare l’evacuatore di fumo e di calore installato sulla copertura. Da allora i sistemi di evacuazione si sono affermati attraverso applicazioni molteplici fornendo risultati eccellenti nel campo della sicurezza antincendio. L’impianto EFC trasforma l’ambiente soggetto a crisi da incendio da struttura chiusa con convezione circolante dei fumi interna in flusso dinamico canalizzato della combustione secondo un effetto che chiameremo figurativamente “caminetto” (vedi figura 1). Quando la tipologia di edifici non permette di ricorrere a sistemi di ventilazione naturale, evacuazione naturali di fumo e calore, si possono impiegare sistemi di ventilazione con apparecchi motorizzati, evacuatori forzati di fumo e di calore. I sistemi di evacuazione naturale fumo e calore si basano sull’esistenza di elevate differenze di temperatura fra i gas e i fumi generati dall’incendio e l’aria ambiente esterna che tendono a fare galleggiare la parte più calda, sotto il soffitto, sopra la parte più pesante e più fredda vicino al pavimento. Il controllo del fumo prodotto dall’incendio, del fumo espulso attraverso gli evacuatori naturali e dell’aria fredda entrante nell’edificio, permette di:
– mantenere una temperatura dello strato di fumo idonea per galleggiare sopra l’aria fredda e pulita senza rischio per le strutture;
– mantenere uno spessore dello strato di fumo sufficiente per alimentare in modo uniforme gli evacuatori naturali senza correre il rischio di avere percorsi indesiderati di aria fredda che possano disturbare gli effetti di ventilazione naturale (corto circuiti, perforazione dello strato con correnti di aria fredda);
– mantenere uno strato di aria pulita a pavimento che sia sufficientemente alto e freddo per permettere la sopravvivenza delle persone presenti con una buona visibilità.
L’elevato profilo di sicurezza pone gli EFC come lo strumento futuro di grande efficacia nella realizzazione di sistemi sicuri e per la lotta contro gli incendi. L’efficacia degli EFC viene aumentata se viene integrata perfettamente in combinazione dei rivelatori elettronici dell’incendio.
Si possono individuare gli elementi seguenti:
– evacuatore naturale di fumo e calore (in alternativa potrebbero essere installati degli evacuatori forzati di fumo e calore);
– barriere al fumo;
– rivelatori di fumo;
– box bombole (sistema di alimentazione);
– quadro di comando;
– ingressi d’aria.
Questi componenti sono indicati nella UNI 9494:2007, pubblicata lo scorso mese di maggio, che definisce gli aspetti relativi al dimensionamento e alla realizzazione dei sistemi di evacuazione naturali di fumo e di calore. Nella nuova edizione sono stati eliminati tutti i riferimenti alla qualifica dei componenti e rimandando alle relative norme armonizzate di prodotto (vedi tabella 1) che ne permettono la marcatura CE. I sistemi di rivelazione fumo sono trattati da norme armonizzate di riferimento per la marcatura CE. Nella tabella sono stati evidenziati i prodotti oggetti di marcatura CE obbligatoria e quelli oggetto di marcatura CE volontaria in quanto non è ancora scaduto il periodo di coesistenza con norme nazionali stabilito al momento della pubblicazione della norma armonizzata sulla Gazzetta ufficiale della Comunità europea. L’elenco delle norme armonizzate disponibili è destinato a crescere velocemente in quanto sono già state approvate altre norme di prodotto che saranno pubblicate a breve e in particolare quelle relative a quadro di controllo e alle serrande per il controllo del fumo.
E’ bene puntualizzare il significato della marcatura CE per spiegare quale strumento sia a disposizione dei progettisti per individuare i prodotti più idonei e degli utenti per essere sicuri di acquistare quelli conformi ai requisiti funzionali indicati nei capitolati. La marcatura CE, ai sensi della direttiva 89/106/CEE, rappresenta un sistema che permette di leggere le prestazioni di un prodotto quando queste vengono valutate conformemente alla norma armonizzata di riferimento. Questo sistema è stato creato per facilitare la libera circolazione dei prodotti all’interno della comunità europea rendendoli confrontabili in modo inequivocabile a prescindere da problemi linguistici, tecnici o di valutazioni soggettive.
Un confronto molto semplice può essere fatto con l’euro. Infatti prima dell’entrata in vigore della moneta unica, era necessario per confrontare il costo di un prodotto o di un servizio, conoscere il cambio fra le diverse valute, con il rischio che questo parametro di riferimento possa variare nel tempo. Nel caso di valutazione delle prestazioni di un prodotto, non si tratta di valute diverse ma si tratta di norme diverse (norme nazionali) e in alcuni casi anche di metodi di prova diversi secondo cui erano misurate le prestazioni, senza neanche un semplice parametro di equivalenza. La marcatura CE obbligatoria consente al fabbricante di dichiarare le prestazioni del suo prodotto secondo le procedure e le classi indicate nella norma, che è identica in tutti i Paesi membri. Trattandosi nel nostro caso di prodotti relativi alla sicurezza in caso d’incendio è stato indicato un livello del sistema di attestazione della conformità (livello 1) che richiede l’intervento di una terza parte per:
– effettuare le prove di tipo sul prodotto (ITT);
– effettuare l’ispezione iniziale della fabbrica e del sistema di controllo della fabbricazione (FPC);
– effettuare la sorveglianza periodica (ogni anno) del sistema di controllo della fabbricazione (FPC);
– questo linguaggio identico in tutti i paesi membri della UE permette quindi di fare delle scelte di semplice esecuzione e sopprattutto chiare.

Per esemplificare il concetto cerchiamo di applicare questo sistema classificando un evacuatore di fumo e calore progettato secondo UNI 9494:1989 e comunque conforme ai requisiti funzionali indicati nella norma armonizzata corrispondente, oggi cogente in quanto è finito il periodo di coesistenza e per cui è stato anche pubblicato il decreto interministeriale che indica l’elenco delle prestazioni che in Italia devono essere dichiarate. Il confronto delle prestazioni di un ENFC conforme alla UNI 9494:1989 con le classi di prestazione previste dalla UNI EN 12101-2:2004 .permette di constatare che l’apparecchio si posiziona a un livello medio. E quindi possibile, nel caso in cui i requisiti funzionali di un impianto lo richiedano, reperire prodotti di livello superiore ma anche inferiore comunque idonei. Risulta quindi chiaro come due apparecchi di provenienza diversa, entrambi conformi alla UNI EN 12101-2:2004 e marcati CE possano essere molto differenti in quanto appartenenti a classi diverse. La marcatura CE permette anche, come indicato in precedenza, di confrontare prodotti provenienti da Paesi diversi per esempio marcati CE secondo la norma italiana UNI EN 12101-2:2004 oppure secondo la norma francese NF EN 12101-2:2003 in quanto norme identiche recepite dai due organismi di normazione, UNI e AFNOR, entrambi membri CEN (comitato Europeo di Normalizzazione). Quest’azione di recepimento rappresenta un obbligo per gli organismi di normazione nazionali che devono contemporaneamente eliminare tutte le norme nazionali in contrasto.
Sulla base di quest’obbligo la precedente UNI 9494:1989 è stata revisionata e sostituita dalla UNI 9494:2007 in cui sono state eliminate tutte le parti in contrasto con le norme armonizzate recepite da UNI, in particolare UNI EN 12101-2:2004 il cui periodo di coesistenza è scaduto a settembre del 2006, rendendo contemporaneamente obbligatoria la marcatura CE. Il lavoro di revisione è stato fatto dal Gruppo di lavoro UNI “Controllo del fumo e del calore”, interfaccia del CEN/TC 191/SC 1 che ha prodotto e sta completando tutte le norme e le specifiche tecniche relative al controllo del fumo e del calore. E’ bene specificare, per evidenziare l’evoluzione e l’importanza di questo tipo di sistema di protezione attiva, che l’attività del CEN non è stata rallentata dalla pubblicazione dei documenti elencati bensì è proseguita procedendo immediatamente alla revisione di alcune norme per meglio precisare i requisiti dei prodotti e i procedimenti di valutazione delle prestazioni in modo da rendere ancora più chiara e univoca la marcatura CE dei prodotti. In particolare, nelle nuove versioni delle norme saranno introdotti dei criteri che permettano di gestire le modifiche a prodotti già marcati CE, evitando possibili interpretazioni soggettive che potrebbero snaturare gli obbiettivi della marcatura CE. Le norme già pubblicate e in fase di revisione sono le parti seguenti:
– parte 1 barriere al fumo;
– parte 2 evacuatori naturali di fumo e calore;
– parte 3 evacuatori forzati di fumo e calore;
– parte 6 sistemi a differenza di pressione. Stanno inoltre iniziando i lavori su nuovi argomenti per preparare linee guida sul dimensionamento dei sistemi di evacuazione fumo e calore nella fase di crescita degli incendi e linee guide per la progettazione dei sistemi di evacuazione fumo e calore nei parcheggi. A sua volta il gruppo di lavoro UNI “Sistemi per il controllo del fumo e del calore” sta lavorando per preparare norme nazionali che permettano di colmare le lacune ancora presenti. La precedenza è stata data a documenti che sostituiscano e completino l’attuale UNI 9494:2007 per fornire i criteri di dimensionamento, progettazione, realizzazione, collaudo e manutenzione dei sistemi di evacuazione fumo e calore, naturali e forzati. I nuovi documenti sono sviluppati con un approccio ingegneristico della sicurezza antincendio. Tale approccio è confermato dal decreto emesso dal Ministero dell’Interno DM 9 marzo 2007 che descrive i nuovi metodi di calcolo del carico d’incendio e della determinazione della classe di resistenza delle strutture. In questo nuovo metodo viene finalmente dato il giusto peso ai dispositivi di protezione attiva, quindi anche ai sistemi di EFC, indicando qual’è il loro contributo per ridurre il carico d’incendio che permette di individuare la classe di resistenza delle strutture.
In conclusione emergono due aspetti fondamentali dal quadro normativo odierno:
– oggi è possibile scegliere in modo chiaro i  prodotti idonei a secondo degli impianti da progettare. E’ responsabilità dei progettisti, che hanno finalmente tutti gli strumenti necessari, indicare nei capitolati le prestazioni corrette insieme all’obbligo di installazione di apparecchi dotati di marcatura CE;
– i sistemi di evacuazione fumo e calore sono a tutti gli effetti impianti di protezione attiva e sono soggetti agli stessi obblighi degli altri dispositivi di protezione attiva, in particolare per quanto riguarda progettazione e manutenzione. 
TABELLA 1 – ELENCO NORME ARMONIZZATE OGGI DISPONIBILI

UNI EN 12101-1:2006             Sistemi per il controllo di fumo e calore
– Parte 1 – Specifiche per barriere al fumo
– marcatura CE volontaria fino al 01/09/2008
UNI EN 12101-2:2004             Sistemi per il controllo di fumo e calore
– Parte 2 – Specifiche per gli evacuatori naturali di fumo e calore            
– marcatura CE obbligatoria
UNI EN 12101-3:2004             Sistemi per il controllo di fumo e calore
– Parte 3 – Specifiche per gli evacuatori forzati di fumo e calore            
– marcatura CE obbligatoria
UNI EN 12101-10:2006             Sistemi per il controllo di fumo e calore – Parte 10 – Apparecchiature di alimentazione
– marcatura CE volontaria fino al 01/01/2009
TABELLA 2 – CONFRONTO PRESTAZIONI EVACUAZIONE NATURALE DI FUMO E CALORE

Prestazione

UNI 9494:1989

Classificazione secondo UNI EN 12101-2:2004

Affidabilità solo antincendio

50 cicli di apertura

Re 50

Affidabilità con ventilazione

50 cicli di apertura 10.000 cicli apertura chiusura

Re 50
prodotto idoneo per ventilazione
Apertura sotto carico

Sovraccarico 500 Pa

SL 500

Carico vento

Depressione 1.200 Pa

WL 1200

Bassa temperatura

Non prevista

T 00

Resistenza al calore
Superficie Utile di Apertura (SUA)
Prova a 300 °C Misura secondo punto 7.6

B 300
Misura secondo appendice B
Nota: il procedimento della norma UNI EN 12101-2:2004 applica gli stessi principi della UNI 9494:1989 introducendo nuovi criteri che riducono l’incertezza della misura. Questa maggior precisione porta a valori di SUA generalmente più bassi dei valori ottenuti con il procedimento della UNI 9494:1989
TABELLA 3 – NORME RELATIVE AL COMITATO TECNICO EUROPEO CEN/TC 191

Specifiche per le barriere al fumo

UNI EN 12101-1:2006

Specifiche per gli evacuatori naturali di fumo e calore

UNI EN 12101-2:2004

Specifiche per gli evacuatori forzati di fumo e calore

UNI EN 12101-1:2004

Sistemi di evacuazione fumo e calore installati (SEFC)

CEN TR12101-4:2006

Linee guida su raccomandazioni funzionali e metodi di calcolo per i sistemi di evacuazione fumo e calore

CEN TR12101-5:2006

Specifiche per i sistemi a differenza di pressione – Kit

UNI EN 12101-6:2005

Canalizzazioni per il fumo

UNI EN 12101-1:2006

Serrande per il fumo

UNI EN 12101-1:2006

Quadri di controllo

  prEN12101-9

Apparecchiature di alimentazione

UNI EN 12101-10:2006


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