LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI A GAS AD USO DOMESTICO – SECONDA PARTE
LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI A GAS AD USO DOMESTICO – LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI A GAS AD USO DOMESTICO – SECONDA PARTE
(Pubblicato su Unificazione e Certificazione – La prima parte è stata pubblicata sul Notiziario n. 11/2003)
Affinché la combustione avvenga in modo corretto è indispensabile che al processo partecipi la giusta quantità di aria e, in particolare, che sia presente la giusta percentuale di ossigeno. Nel processo di combustione le molecole di carbonio (C) e idrogeno (H), presenti nel combustibile, reagiscono con l’ossigeno (O) presente nell’aria, formando rispettivamente anidride carbonica (C02) e vapor d’acqua (H20). Se la combustione avviene in difetto d’aria, cioè con una per-centuale di ossigeno inferiore a quella necessaria, la reazione del carbonio potrebbe risultare incompleta e, anziché anidride carbonica, po-trebbero crearsi le condizioni per la formazione, nei prodotti della combustione, di monossido di carbonio (CO), un gas tossico e nocivo per l’organismo umano, anche se inalato in bassissime percentuali. Per questi motivi è indispensabile che nei locali dove sono installati apparecchi di combustione che prelevano aria dall’ambiente (a camera di combustione aperta), alimentati con qualsivoglia combustibile, possa affluire almeno tanta aria quanta ne viene richiesta dalla rego-lare combustione. AI fine di soddisfare le condizioni sopra riportate, la norma UNI 7129 prescrive l’obbligo di ventilare, in modo naturale e permanente, i locali nei quali sono installati apparecchi di tipo A, di ti-po B e apparecchi di cottura. I’afflusso dell’aria nei locali deve avve-nire, di regola, per via “diretta” mediante la realizzazione di:
– aperture di ventilazione praticate su pareti esterne del locale stes-so;
– condotti di ventilazione singoli o collettivi (questi particolari siste-mi non sono tuttavia diffusi nel nostro paese).
La ventilazione naturale diretta può essere effettuata per mezzo di un’apertura, di sezione pari ad almeno 6 cm2 per ogni kW di portata termica installata, con un minimo di 100 cm2, ubicata su una parete esterna del locale. L’apertura deve essere collocata in prossimità del pavimento ed essere protetta con griglie o reti metalliche. Se non fosse possibile collocare l’apertura nella posizione prescritta è con-sentita anche la realizzazione nella parte alta della parete. In tal caso la superficie di ventilazione deve essere aumentata del 50% (9 cm2 per ogni kW di portata termica installata). Qualora nel locale siano presenti apparecchi sprovvisti di dispositivi di rilevazione di fiam-ma sul piano di lavoro, l’apertura di ventilazione, necessaria per tali apparecchi, deve essere raddoppiata (12 cm2 per ogni kW di portata termica) e la superficie di ventilazione minima deve essere portata a 200 cm2. Nell’impossibilità di realizzare la ventilazione naturale diret-ta, la norma consente anche la ventilazione naturale indiretta, consente cioè di prelevare l’aria necessaria alla combustione da un locale adiacente. Affinché tale soluzione sia realizzabile, il locale adia-cente deve comunque presentare tutti i requisiti richiesti per i locali ventilati in modo diretto, non deve essere adibito a camera da letto, non deve costituire parte comune dell’immobile né essere un locale con pericolo d’incendio (es. box). Il flusso di aria, dal locale adiacen-te al locale di installazione degli apparecchi, viene assicurato mediante aperture di ventilazione, aventi caratteristiche analoghe a quelle sopraccitate, realizzate su una parete divisoria o su una porta di comunicazione. In quest’ultimo caso, in alternativa a quanto sopra, può essere semplicemente realizzata una maggiorazione della fessura tra la porta ed il pavimento. Nei locali dove sia prevista l’in-stallazione di apparecchi che possono essere installati senza con-dotto di evacuazione dei prodotti della combustione (apparecchi di tipo A), si richiedono due superfici di ventilazione, anziché una, di almeno 100 cm2 ciascuna, ricavate rispettivamente una nella parte bassa e l’altra nella parte in alto di una parete perimetrale prospi-ciente l’esterno. Gli apparecchi a circuito di combustione stagno (ti-po C) non hanno invece alcuna necessità di prelevare aria comburente dal locale in cui sono installati: per questo motivo non è neces-sario che il locale sia dotato di aperture di ventilazione permanente. È tuttavia necessario che il locale sia ventilabile, sia cioè dotato di fi-nestre, portefinestre ecc..
Evacuazione dei prodotti della combustione
L’importanza di una corretta ventilazione si riflette anche sull’ultimo argomento (ultimo per la sequenza, ma non certamente per l’importanza) trattato dalla norma, che riguarda l’evacuazione dei prodotti della combustione.
Abbiamo visto, precedentemente, che durante la combustione si consuma ossigeno e si producono fumi, i quali possono contenere sostanze dannose e tossiche per l’organismo, se inalate.
Per mantenere una condizione di salubrità nei locali dove sono presenti apparecchi di combustione a camera aperta, risulta quindi ne-cessario evacuare completamente all’esterno i prodotti della com-bustione.
Per consentire che l’evacuazione dei prodotti della combustione avvenga in modo completo è, però, indispensabile assicurare il regolare afflusso dell’aria necessaria alla combustione. I due processi so-no strettamente correlati e, nel caso la ventilazione avvenisse in modo non corretto, se ne avvertirebbero le conseguenze sull’intero ci-clo con esiti, talvolta, letali.
I’evacuazione dei prodotti della combustione può avvenire in diversi modi, in funzione del tipo di installazione.
Per gli apparecchi di tipo A, come già citato,non è previsto il collegamento a condotti o dispositivi di evacuazione dei prodotti della combustione. I prodotti della combustione vengono evacuati all’esterno e le condizioni igieniche, nel locale di installazione, sono mantenute nei limiti previsti, grazie al ricambio d’aria continuo e al ricircolo naturale imposto dall’azione combinata dalle due aperture di ventilazione. Dall’apertura posta in basso, infatti, entra aria dall’esterno, a temperatura minore e pressione maggiore rispetto a quella interna. Quest’ultima, per effetto della minore densità dovuta alla maggiore temperatura ed alla minor pressione, viene spinta verso l’alto e sfocia all’esterno mediante la seconda apertura.
Gli apparecchi di tipo B, a tiraggio naturale, devono essere invece raccordati, mediante canali da fumo, a camini singoli o a canne fumarie collettive ramificate di sicura efficienza. I canali da fumo devono essere di materiale adatto a resistere alle sollecitazioni mecca-niche e termiche e devono essere privi di serrande.
Gli apparecchi con scarico verticale devono essere dotati di un tronchetto verticale di lunghezza non minore di due diametri. Inoltre il tratto a sviluppo suborizzontale deve avere andamento ascensiona-e, con pendenza positiva del 3% (3 cm ogni metro); la lunghezza del tratto suborizzontale deve risultare non maggiore di 1/4 dell’altezza efficace del camino con un massimo rispettivamente di 2500 mm per gli apparecchi con scarico verticale e 1500 mm per gli apparecchi con scarico posteriore o laterale.
I cambiamenti di direzione del canale da fumo, inoltre, devono essere limitati rispettivamente a 3 curve, nel caso di apparecchi con sca-rico verticale e 2 curve per gli apparecchi con scarico posteriore o laterale.
Nei camini singoli (asserviti ad un singolo apparecchio), con partico-ari limitazioni, può essere consentito il collegamento di un massimo di due apparecchi a tiraggio naturale.
In tal caso gli apparecchi devono:
– essere dello stesso tipo;
– essere alimentati con lo stesso combustibile;
– avere portate termiche che non differiscano per più del 30 %;
– essere installati nello stesso locale.
Nelle canne fumarie collettive ramificate è invece consentito il convogliamento dei prodotti della combustione di più apparecchi a tiraggio naturale (fino ad un massimo di 6), purché gli stessi, oltre a quanto sopraccitato, siano installati ognuno su piani diversi.
Ad una canna fumaria collettiva ramificata non è consentito raccordare apparecchi muniti di ventilatore nel circuito di combustione (tiraggio forzato).
In mancanza di camini e canne fumarie, o in mancanza del requisito di sicura efficienza, per gli apparecchi di tipo 8, a tiraggio naturale, è consentita anche l’evacuazione dei prodotti della combustione diret-tamente all’esterno (a parete), per mezzo di un terminale di tiraggio.
In questi casi il canale da fumo deve avere rispettivamente una lunghezza non maggiore di 1500 mm nel caso di apparecchi con scarico verticale e 1000 mm nel caso di apparecchi con scarico posteriore o laterale.
Inoltre, la differenza di quota tra il punto di imbocco del canale da fumo sull’apparecchio e la quota di sbocco in atmosfera deve risultare non minore di 1500 mm.
Il terminale di tiraggio deve, infine, essere collocato sulla parete esterna in modo tale da assicurare opportune distanze di rispetto da finestre, porte finestre, balconi, ecc.
Le distanze di rispetto sono dettagliatamente specificate, in funzione del posizionamento del terminale e della portata termica dell’appa-recchio, in un prospetto e in una specifica tabella della norma.
Gli apparecchi di tipo 8, muniti di ventilatore nel circuito di combustione (a tiraggio forzato) possono evacuare i prodotti della combu-stione in camini singoli o direttamente all’esterno.
Come precedentemente citato non è consentito il loro collegamento a canne fumarie collettive ramificate.
Anche per questi apparecchi, nel caso di mancanza di camini di sicura efficienza, è prevista la possibilità di evacuare i prodotti della combustione direttamente all’esterno (a parete).
A tal proposito, analogamente agli apparecchi a tiraggio naturale, la norma riporta, oltre al prospetto anzi citato, una specifica tabella con le distanze di rispetto del terminale.
Per evacuare i prodotti della combustione, nonché prelevare aria comburente, gli apparecchi a circuito di combustione stagno (di tipo C), impiegano invece appositi condotti a doppio servizio, forniti dal costruttore.
I condotti per la presa d’aria e l’evacuazione dei prodotti della com-bustione possono essere concentrici, vicini, oppure separati.
Gli apparecchi di tipo C muniti di ventilatore (a tiraggio forzato) possono essere raccordati a camini e canne fumarie speciali a cui possono essere collegati solo apparecchi di questo tipo.
Per l’evacuazione dei prodotti della combustione direttamente all’e-sterno vale quanto precedentemente accennato per gli apparecchi di tipo B.
Gli apparecchi di cottura devono evacuare i prodotti della combustione ed i vapori di cottura in apposite cappe, collegate a camini singoli o a canne fumarie collettive ramificate, dedicate all’uso esclusivo. Non è infatti consentito convogliare nello stesso camino o nella stessa canna fumaria i prodotti della combustione generati da apparecchi di tipo diverso. Anche per gli apparecchi di cottura, in mancanza di camini o canne fumarie, può essere consentito raccordare la cappa direttamente all’esterno.
Le cappe cosiddette “filtranti” non sono sufficienti a svolgere tali funzioni e pertanto non sono idonee. In assenza della cappa è con-sentito evacuare direttamente all’esterno i prodotti della combustione ed i vapori di cottura anche mediante un elettro ventilatore instal-lato sulla finestra o a parete.
In questo caso, qualora nel locale siano presenti altri apparecchi a gas a camera aperta, bisogna accertarsi che l’elettro ventilatore, durante il funzionamento dello stesso, non interferisca nel normale fun-zionamento degli altri apparecchi e, soprattutto, non provochi riflusso di prodotti della combustione nel locale.
Per quanto riguarda i camini e le canne fumarie la norma si limita ad indicare i requisiti generali relativi alle caratteristiche dei materiali utilizza bili e alle modalità di installazione.
Tra le prescrizioni riportate ricordiamo che:
– per i camini singoli, al di sotto dell’imbocco del canale da fumo, deve essere prevista una camera di raccolta, di altezza pari ad al-meno 500 mm, con sportello a tenuta;
– in un camino/canna fumaria che passa entro o sia addossato a locali abitati non deve esistere alcuna sovrapressione;
– i camini e le canne fumarie devono essere privi di mezzi meccanici di aspirazione posti alla sommità del condotto;
– i camini e le canne fumarie devono essere dotati, alla sommità, di un comignolo, con funzioni di attivatore statico, atto ad agevolare la dispersione dei prodotti della combustione in qualsiasi condizione di tempo;
– la quota di sbocco del camino/canna fumaria deve essere ubicata 0,5 m oltre la zona di reflusso.
Relativamente ai camini singoli per apparecchi di tipo B, a tiraggio naturale, la norma propone in appendice alcune tabelle dimensionali riferite a determinati materiali e particolari condizioni di utilizzazione. Per quanto riguarda invece le canne collettive ramificate la norma riporta alcuni requisiti e caratteristiche generali mentre per il dimen-sionamento, analogamente ai camini ed alle canne collettive speciali per apparecchi di tipo C, la norma rimanda alle rispettive specifiche norme di riferimento che sono le norme UNI 10640 e UNI 10641.
Un aspetto molto importante della norma riguarda il controllo dell’ef-ficienza del sistema di evacuazione dei prodotti della combustione. Questo controllo deve essere fatto per i soli apparecchi di tipo B a ti-raggio naturale.
Come precedentemente accennato la corretta evacuazione dei fumi è un elemento molto importante per la sicurezza.
Infatti se i prodotti della combustione, per qualche motivo, dovesse-ro rientrare nel locale anziché fuoriuscire all’esterno, potrebbero verificarsi pericoli di intossicazione da monossido di carbonio. La norma prescrive pertanto di verificare il corretto funzionamento dei si-stemi di evacuazione dei fumi. Tale verifica può essere effettuata adottando la procedura seguente:
– chiudere porte e finestre del locale nel quale è installato l’apparecchio;
– accendere l’apparecchio alla portata termica effettiva di funziona-mento, per un periodo sufficiente a svolgere le prove sotto indica-te; accendere contemporaneamente eventuali altri apparecchi a camera di combustione aperta, presenti nel locale stesso o nei locali comunicanti, e azionare eventuali dispositivi (elettro ventilatori o altro) che con il loro funzionamento potrebbero mettere in depressione il locale o creare condizioni di disturbo al funzionamen-to fluido dinamico del sistema.
Nelle condizioni sopraindicate si deve:
a) effettuare un controllo visivo delle caratteristiche di combustione (conformazione, geometria e colorazione delle fiamme);
b) dopo almeno 10 minuti dall’avviamento, verificare l’eventuale fuoriuscita dei prodotti della combustione in ambiente, per mezzo di appositi strumenti o attrezzi, posizionandoli in particolare lungo il perimetro dell’interruttore di tiraggio dell’apparecchio (si possono utilizzare in prima analisi anche specchi o piastre cromate);
c) nelle stesse condizioni di funzionamento effettuare una prova di tiraggio per misurare la depressione, con apposito strumento, nel canale da fumo a valle dell’interruttore di tiraggio.
Quanto sopra esposto rappresenta, in buona sintesi, le prescrizioni riportate nella norma UNI 7129. Il loro rispetto è indispensabile per la salvaguardia della sicurezza.
Chiaramente, nonostante lo sforzo profuso, non è risultato possibile trattare in modo dettagliato ed esaustivo tutti gli argomenti considerati nella norma. Pertanto, per una corretta applicazione della stessa e per qualsiasi dubbio o chiarimento, è necessario far riferimento al testo integrale della norma UN17129.
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