COVID19 – MISURE PER LA LIMITAZIONE DEL CONTAGIO – UTILIZZO DELLE MASCHERINE – SCELTA DATORIALE DELLA RELATIVA TIPOLOGIA – APPROFONDIMENTO NORMATIVO – CONSIDERAZIONI DI CONFINDUSTRIA ED ANCE
ANCE ha diffuso una nota proveniente da Confindustria contenente una riflessione sulla situazione normativa, alla luce dell’evoluzione pandemica, concernente l’utilizzo delle mascherine individuali quali misure di limitazione del contagio da CoViD19.
Nello specifico, dopo aver rilevato un panorama normativo europeo caratterizzato da differenti scelte fra uno Stato e l’altro, la nota evidenzia come, tuttora, il Governo italiano confermi, nelle proprie FAQ, l’equivalenza nell’uso delle mascherine chirurgiche o FFP2.
ANCE e Confindustria segnalano, invece, come, a livello scientifico, si vada aprendo il dibattito sull’opportunità di un maggior rigore nella scelta delle mascherine in relazione alle variazioni del virus caratterizzate, anche secondo le recenti indicazioni delle autorità sanitarie europee, da una maggiore trasmissibilità e, in alcuni casi, da una maggiore gravità.
Ad oggi, in effetti, nessuna modifica è stata apportata alla prescrizione contenuta nel DPCM 14 gennaio 2021, secondo il cui art. 1, comma 8 “… possono essere utilizzate anche mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”.
Resta, inoltre, confermata la previsione del Protocollo 14 marzo 2020, per la quale, qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative, è comunque necessario l’uso delle mascherine, e altri dispositivi di protezione (guanti, occhiali, tute, cuffie, camici, ecc.), conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche e sanitarie.
ANCE e Confindustria ricordano, quindi, che, nella declinazione nei luoghi di lavoro, alla luce del complesso dei rischi ivi valutati, delle misure del Protocollo, i datori dovranno valutare la tipologia di mascherine più adatta da indicare quale idoneo DPI.
Al riguardo, è evidente, ad avviso delle citate Associazioni, che la maggiore trasmissibilità e rischiosità delle varianti richiama immediatamente l’attenzione sulle misure di precauzione, in particolare sull’eventuale ricorso alla mascherina FFP2: sul punto, la nota ricorda che tale mascherina è un DPI e, quindi, necessita di indicazioni sull’uso corretto (in termini di formazione, informazione e addestramento.
Di norma, essa è consigliata per gli operatori sanitari e, in generale, per chiunque si trovi in una situazione ad alto rischio, che può essere rappresentata, per esempio, dal lavoro in spazi chiusi con poco ricambio d’aria e affollati.
È indubbio, infatti, che le mascherine FFP2 rappresentino i dispositivi idonei anche per la tutela dell’utilizzatore, a differenza delle mascherine chirurgiche, che sono progettate per evitare l’emissione nell’ambiente circostante da parte di che le indossa, e delle maschere di comunità, delle quali non assicurato alcun potere filtrante.
ANCE e Confindustria evidenziano, però, che un uso generalizzato (nella società o nei luoghi di lavoro non sanitari) potrebbe anche avere controindicazioni negative, come un uso inadeguato, con conseguente annullamento dell’effetto protettivo, l’aumento del costo e la corsa all’accaparramento, con riduzione delle scorte per il personale sanitario cui tale mascherina è principalmente diretta.
La nota, quindi, conclude sottolineando l’assenza, al momento, di disposizioni legislative o di studi scientifici che comportino modificazioni alla vigente disciplina del ricorso alle mascherine chirurgiche nei luoghi di lavoro non sanitari. Peraltro, ANCE e Confindustria non escludono che, in considerazione dell’evoluzione della crisi pandemica anche con riguardo alla diffusione delle varianti del virus, il legislatore o l’autorità sanitaria possano prevedere ipotesi, situazioni o luoghi che registrano un aggravamento delle condizioni e delle conseguenti misure di precauzione, prescrivendo, ove necessario, anche l’uso delle mascherine FFP2. Pertanto, le istruzioni associative suggeriscono, anche in questo caso, la coerenza fra il comportamento aziendale e il contenuto del già citato Protocollo 14 marzo 2020, adeguando, cioè, la scelta delle mascherine alle future indicazioni del legislatore o delle autorità sanitarie.
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