01.02.2013 - economia

NUOVA DISCIPLINA CONTRO I RITARDI NEI PAGAMENTI DI OBBLIGAZIONI COMMERCIALI – TESTO COORDINATO D.LGS. 231-2002 E 267-2012

NUOVA DISCIPLINA CONTRO I RITARDI NEI PAGAMENTI DI OBBLIGAZIONI COMMERCIALI – TESTO COORDINATO D.LGS. 231/2002 E 267/2012

Sulla Gazzetta Ufficiale n.267 del 15 novembre 2012, è stato pubblicato il decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192 recante “Modifiche al decreto legislativo 9 ottobre 2002, n.231, per l’integrale recepimento della direttiva 2011/7/UE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, a norma dell’articolo 10, comma 1, della legge 11 novembre 2011, n.180”.
Con tale decreto, il Governo ha esercitato la delega conferita dal Parlamento con la Legge sullo Statuto delle imprese (L.180/2011) e disposto l’integrale recepimento della nuova direttiva europea sui ritardati pagamenti (2011/7/UE) la quale, come recentemente riaffermato dalla Commissione Europea, riguarda tutti i settori, compreso quello dell’edilizia. Di conseguenza, le nuove regole sui pagamenti si applicano anche al settore dei lavori pubblici.
Le nuove disposizioni riguardano sia i contratti tra imprese e Pubbliche Amministrazioni che i contratti tra imprese e si applicano ai contratti sottoscritti a partire dal 1° gennaio 2013.

CONTRATTI CON AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE
Per quanto riguarda i contratti tra imprese e Pubbliche Amministrazioni, la nuova normativa prevede un termine standard di pagamento di 30 giorni, con la facoltà per le parti di pattuire, per iscritto, un diverso termine di pagamento fino ad un massimo di 60 giorni, se giustificato in particolare dalla natura o dall’oggetto del contratto. In questa fattispecie di contratti, rientrano automaticamente tutti i contratti con enti pubblici che forniscono assistenza sanitaria e tutti i contratti con imprese pubbliche tenute al rispetto dei requisiti di trasparenza delle relazioni finanziarie tra gli Stati membri e le loro imprese pubbliche. Per i contratti sottoscritti con tali enti, quindi, il termine di pagamento è di 60 giorni.
La nuova normativa introduce anche nuovi indennizzi per le imprese in caso di ritardato pagamento della P.A.. Le Pubbliche Amministrazioni debitrici sono infatti tenute a corrispondere interessi moratori su base giornaliera ad un tasso di interesse pari al tasso applicato dalla BCE alle più recenti operazioni di rifinanziamento all’inizio del semestre -1% nel secondo semestre 2012-, maggiorato dell’8%; ciò, senza che sia necessaria la costituzione in mora e quindi sin dal 1° giorno di ritardo.
In caso di ritardo della P.A., le imprese creditrici hanno anche diritto, salva la prova del maggior danno, ad un risarcimento forfettario di un importo pari a 40 euro.

CONTRATTI TRA IMPRESE
Per quanto riguarda invece i contratti tra imprese, la nuova normativa conferma sostanzialmente il principio della libertà contrattuale.
Il decreto legislativo prevede infatti la possibilità per le parti di stabilire termini di pagamento superiori ai 60 giorni, a condizione che detti termini siano pattuiti espressamente e non siano gravemente iniqui per il creditore. Sul tema, il provvedimento dispone inoltre che il termine di pagamento è fissato in 30 giorni in assenza dell’indicazione nel contratto di un diverso termine di pagamento.
Per quanto riguarda gli indennizzi per le imprese creditrici nei confronti di altre imprese, il decreto legislativo prevede la possibilità per le parti di concordare il tasso di interesse da applicare in caso di ritardo. In assenza dell’indicazione di un tasso di interesse nel contratto, le imprese debitrici sono tenute a corrispondere interessi moratori su base giornaliera ad un tasso di interesse pari al tasso applicato dalla BCE alle più recenti operazioni di rifinanziamento all’inizio del semestre -1% nel secondo semestre 2012-, maggiorato dell’8%, ciò senza che sia necessaria la costituzione in mora e quindi sin dal 1° giorno di ritardo.
In ogni caso, le imprese creditrici hanno anche diritto, salva la prova del maggior danno, ad un risarcimento forfettario di un importo pari a 40 euro.

Per tutti i tipi di contratti, è inoltre prevista la possibilità per le parti di concordare termini di pagamento a rate. In tali casi, gli interessi ed il risarcimento da calcolare in caso di ritardo si riferiscono esclusivamente alle rate scadute.

Infine, in base al decreto legislativo, le associazioni di categoria degli imprenditori presenti nel CNEL sono legittimate ad agire, a tutela degli interessi collettivi, richiedendo al giudice competente di accertare la grave iniquità delle condizioni generali concernenti il termine di pagamento, il saggio degli interessi moratori o il risarcimento per i costi di recupero e di inibirne l’uso nonché di adottare le misure idonee a correggere o eliminare gli effetti dannosi delle violazioni accertate. Sul tema, ma limitatamente ai contratti tra imprese, si segnala anche che, con l’entrata in vigore delle disposizioni previste dalla Legge sullo Statuto delle imprese, sono stati recentemente rafforzati i poteri dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (c.d. “Antitrust”).
Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231
“Attuazione della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali”
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 249 del 23 ottobre 2002

aggiornato con le modifiche apportate dal D. Lgs. n. 192 del 9 novembre 2012,
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 267 del 15 novembre 2012

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visti gli articoli 76 e 87 della Costituzione;
Visto l’articolo 14, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400;
Vista la legge 1° marzo 2002, n. 39, recante disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee, legge comunitaria 2001, ed in particolare l’articolo 26, recante delega al Governo ad emanare uno o più decreti legislativi per adeguare la normativa vigente in materia di ritardi di pagamento ai principi e alle prescrizioni della direttiva 2000/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 giugno 2000, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali;
Visto il decreto legislativo 24 luglio 1992, n. 358, recante testo unico delle disposizioni in materia di appalti pubblici di forniture, in attuazione delle direttive 77/62/CEE, 80/767/CEE e 88/295/CEE, come modificato dal decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 402, in attuazione delle direttive 93/36/CEE e 97/52/CE;
Visto il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157, recante attuazione della direttiva 92/50/CEE in materia di appalti pubblici di servizi, come modificato dal decreto legislativo 25 febbraio 2000, n. 65, in attuazione delle direttive 97/52/CE e 98/4/CE che modificano ed integrano, rispettivamente, le direttive 92/50/CEE, in materia di appalti pubblici di servizi, e 93/38/CEE, limitatamente ai concorsi di progettazione;
Visto il decreto legislativo 25 febbraio 2000, n. 65, recante attuazione delle direttive 97/52/CE e 98/4/CE, che modificano ed integrano, rispettivamente, le direttive 92/50/CEE, in materia di appalti pubblici di servizi, e 93/38/CEE, limitatamente ai concorsi di progettazione;
Visto il decreto legislativo 25 novembre 1999, n. 525, recante attuazione della direttiva 98/4/CE che modifica la normativa comunitaria sulle procedure di appalti nei settori esclusi;
Visto il decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 158, recante attuazione delle direttive 90/531/CEE e 93/38/CEE relative alle procedure di appalti nei settori esclusi;
Visto il decreto del Ministro di grazia e giustizia 5 ottobre 1994, n. 585, recante approvazione della delibera del Consiglio nazionale forense in data 12 giugno 1993, che stabilisce i criteri per la determinazione degli onorari, dei diritti e delle indennità spettanti agli avvocati ed ai procuratori legali per le prestazioni giudiziali, in materia civile e penale, e stragiudiziali;
Visto il regio decreto 28 ottobre 1940, n. 1443, recante approvazione del codice di procedura civile e successive modificazioni, ed in particolare gli articoli 633, 641 e 648 del codice di procedura civile;
Vista la legge 18 giugno 1998, n. 192, recante disciplina della subfornitura nelle attività produttive, ed in particolare l’articolo 3, commi 2 e 3;
Vista la preliminare deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 14 giugno 2002;
Acquisiti i pareri delle competenti commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 20 settembre 2002;
Sulla proposta del Ministro per le politiche comunitarie e del Ministro della giustizia, di concerto con i Ministri dell’economia e delle finanze, per la funzione pubblica e delle attività produttive;
Emana
il seguente decreto legislativo:

Art. 1.
Ambito di applicazione
1.  Le  disposizioni  contenute nel presente decreto si applicano  ad  ogni  pagamento  effettuato  a titolo di corrispettivo in una transazione commerciale.
2. Le disposizioni del presente decreto  non  trovano  applicazione per:
a) debiti oggetto di procedure concorsuali aperte  a  carico  del debitore, comprese le procedure finalizzate alla ristrutturazione del debito;
b) pagamenti effettuati  a  titolo  di  risarcimento  del  danno, compresi i pagamenti effettuati a tale titolo da un assicuratore

Art. 2.
Definizioni
1. Ai fini del presente decreto si intende per:
a) “transazioni commerciali”: i contratti,  comunque  denominati, tra imprese ovvero  tra  imprese  e  pubbliche  amministrazioni,  che comportano, in via esclusiva o prevalente, la consegna di merci o  la prestazione di servizi contro il pagamento di un prezzo;
b)  “pubblica  amministrazione”:  le   amministrazioni   di   cui all’articolo 3, comma 25, del decreto legislativo 12 aprile 2006,  n. 163, e ogni altro soggetto, allorquando svolga attività per la quale è tenuto al rispetto della disciplina di cui al decreto  legislativo
12 aprile 2006, n. 163;
c) “imprenditore”: ogni soggetto esercente un’attività economica organizzata o una libera professione;
d)  “interessi  moratori”:  interessi  legali  di   mora   ovvero interessi ad un tasso concordato tra imprese;
e) “interessi legali di mora”: interessi semplici di mora su base giornaliera  ad  un  tasso  che  è  pari  al  tasso  di  riferimento maggiorato di otto punti percentuali;
f) “tasso di riferimento”: il tasso di interesse applicato  dalla Banca  centrale  europea  alle  sue  più   recenti   operazioni   di rifinanziamento principali;
g) “importo dovuto”: la somma che avrebbe  dovuto  essere  pagata entro il termine contrattuale o  legale  di  pagamento,  comprese  le imposte, i dazi, le tasse o  gli  oneri  applicabili  indicati  nella fattura o nella richiesta equivalente di pagamento..

Art. 3.
Responsabilità del debitore
1. Il creditore ha diritto alla corresponsione degli interessi moratori sull’importo dovuto, ai sensi degli articoli 4 e 5, salvo che il debitore dimostri che il ritardo nel pagamento del prezzo è stato determinato dall’impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile.

Art. 4.
Decorrenza degli interessi moratori
1.  Gli  interessi moratori decorrono, senza che sia necessaria la costituzione in mora,
dal giorno successivo alla scadenza del termine per il pagamento.
2. Salvo quanto previsto  dai  commi  3,  4  e  5,  ai  fini  della decorrenza degli interessi moratori si applicano i seguenti termini:
a) trenta giorni dalla data di ricevimento da parte del  debitore della  fattura  o  di  una  richiesta  di  pagamento   di   contenuto equivalente. Non  hanno  effetto  sulla  decorrenza  del  termine  le richieste di integrazione o modifica formali della fattura o di altra richiesta equivalente di pagamento;
b) trenta giorni dalla data di ricevimento delle  merci  o  dalla data di prestazione dei servizi, quando  non  è  certa  la  data  di ricevimento della fattura o della richiesta equivalente di pagamento;
c) trenta giorni dalla data di ricevimento delle  merci  o  dalla prestazione dei servizi, quando la data in cui il debitore riceve  la fattura o la richiesta equivalente di pagamento è anteriore a quella del ricevimento delle merci o della prestazione dei servizi;
d) trenta giorni dalla data dell’accettazione  o  della  verifica eventualmente  previste  dalla  legge  o  dal   contratto   ai   fini dell’accertamento della conformità della merce o  dei  servizi  alle previsioni contrattuali, qualora il debitore riceva la fattura  o  la richiesta equivalente di pagamento in epoca  non  successiva  a  tale data.
3. Nelle transazioni  commerciali  tra  imprese  le  parti  possono pattuire un termine per il  pagamento  superiore  rispetto  a  quello previsto dal comma 2. Termini superiori a  sessanta  giorni,  purché non siano gravemente iniqui per il creditore ai  sensi  dell’articolo
7, devono essere pattuiti  espressamente.  La  clausola  relativa  al termine deve essere provata per iscritto.
4. Nelle transazioni commerciali in cui il debitore è una pubblica amministrazione le parti possono pattuire, purché in modo  espresso, un termine per il pagamento superiore a quello previsto dal comma  2, quando  ciò  sia  giustificato  dalla  natura  o  dall’oggetto   del contratto  o  dalle  circostanze  esistenti  al  momento  della   sua conclusione. In ogni caso i termini di cui al  comma  2  non  possono essere superiori a sessanta giorni. La clausola relativa  al  termine deve essere provata per iscritto.
5. I termini di cui al comma 2 sono raddoppiati:
a) per le imprese pubbliche  che  sono  tenute  al  rispetto  dei requisiti di trasparenza di cui al decreto  legislativo  11  novembre 2003, n. 333;
b) per gli enti pubblici che forniscono  assistenza  sanitaria  e che siano stati debitamente riconosciuti a tale fine.
6. Quando  è  prevista  una  procedura  diretta  ad  accertare  la conformità della merce o dei servizi  al  contratto  essa  non  può avere una durata superiore a trenta giorni dalla data della  consegna della  merce  o  della  prestazione  del  servizio,  salvo  che   sia
diversamente ed espressamente concordato dalle parti e previsto nella documentazione di gara e purché ciò non sia gravemente  iniquo  per il creditore ai sensi dell’articolo 7. L’accordo deve essere  provato per iscritto.
7. Resta ferma la facoltà delle parti  di  concordare  termini  di pagamento a rate. In tali casi, qualora una delle rate non sia pagata alla data concordata, gli interessi e il  risarcimento  previsti  dal presente decreto  sono  calcolati  esclusivamente  sulla  base  degli importi scaduti.

Art. 5.
Saggio degli interessi
1. Gli interessi moratori  sono determinati nella  misura  degli  interessi  legali  di  mora.  Nelle transazioni commerciali tra  imprese  è  consentito  alle  parti  di concordare  un  tasso  di  interesse  diverso,  nei  limiti  previsti dall’articolo 7.
2. Il tasso di riferimento è così determinato:
a) per il primo semestre dell’anno cui si riferisce  il  ritardo, è quello in vigore il 1° gennaio di quell’anno;
b) per il secondo semestre dell’anno cui si riferisce il ritardo, è quello in vigore il 1° luglio di quell’anno.
3. Il Ministero dell’economia e delle finanze dà notizia del tasso di riferimento, curandone la pubblicazione nella  Gazzetta  Ufficiale della Repubblica italiana nel quinto  giorno  lavorativo  di  ciascun semestre solare.

Art. 6.
Risarcimento delle spese di recupero
1.  Nei  casi previsti dall’articolo 3, il creditore ha diritto anche  al  rimborso dei costi sostenuti per il recupero delle somme  non  tempestivamente corrisposte.
2. Al creditore spetta, senza che sia necessaria la costituzione in mora, un importo forfettario di 40 euro a titolo di risarcimento  del danno.  È  fatta  salva  la  prova  del  maggior  danno,  che può comprendere i costi di assistenza per il recupero del credito.

Art. 7.
Nullità
1.  Le  clausole  relative  al  termine  di pagamento, al saggio degli interessi moratori o al risarcimento per i costi di recupero, a  qualunque  titolo  previste  o  introdotte  nel
contratto, sono nulle quando risultano gravemente inique in danno del creditore. Si applicano gli articoli 1339 e 1419, secondo comma,  del codice civile.
2. Il giudice dichiara, anche d’ufficio, la nullità della clausola avuto riguardo a tutte le circostanze del  caso,  tra  cui  il  grave scostamento dalla prassi commerciale in contrasto con il principio di buona fede e correttezza,  la  natura  della  merce  o  del  servizio
oggetto del contratto, l’esistenza di motivi oggettivi  per  derogare al saggio degli interessi legali di mora, ai termini di  pagamento  o all’importo forfettario dovuto a titolo di risarcimento per  i  costi di recupero.
3.  Si  considera  gravemente  iniqua  la  clausola   che   esclude l’applicazione di interessi di mora. Non è ammessa prova contraria.
4. Si presume che sia gravemente iniqua la clausola che esclude  il risarcimento per i costi di recupero di cui all’articolo 6.
5. Nelle transazioni commerciali in cui il debitore è una pubblica amministrazione  è  nulla  la  clausola   avente   ad   oggetto   la predeterminazione o la  modifica  della  data  di  ricevimento  della fattura. La nullità è dichiarata d’ufficio dal giudice.

Art. 8.
Tutela degli interessi collettivi
1. Le associazioni di categoria degli imprenditori presenti nel Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (CNEL), prevalentemente in rappresentanza delle piccole e medie imprese di tutti i settori produttivi e degli artigiani, sono legittimate ad agire, a tutela degli interessi collettivi, richiedendo al giudice competente:
a) di accertare la grave  iniquità,  ai  sensi  dell’articolo  7, delle condizioni generali concernenti il  termine  di  pagamento,  il saggio degli interessi moratori o il  risarcimento  per  i  costi  di recupero e di inibirne l’uso.;
b) di adottare le misure idonee a correggere o eliminare gli effetti dannosi delle violazioni accertate;
c) di ordinare la pubblicazione del provvedimento su uno o più quotidiani a diffusione nazionale oppure locale nei casi in cui la pubblicità del provvedimento possa contribuire a correggere o eliminare gli effetti delle violazioni accertate.
2. L’inibitoria è concessa, quando ricorrono giusti motivi di urgenza, ai sensi degli articoli 669-bis e seguenti del codice di procedura civile.
3. In caso di inadempimento degli obblighi stabiliti dal provvedimento reso nel giudizio di cui ai commi 1 e 2, il giudice, anche su domanda dell’associazione che ha agito, dispone il pagamento di una somma di denaro, da Euro 500 a Euro 1.100, per ogni giorno di ritardo, tenuto conto della gravità del fatto.

Art. 9.
Modifiche al codice di procedura civile
1. L’ultimo comma dell’articolo 633 del codice di procedura civile è abrogato.
2. All’articolo 641 del codice di procedura civile sono apportate le seguenti modifiche:
a) nel primo periodo, dopo le parole “decreto motivato”, sono aggiunte le seguenti: “da emettere entro trenta giorni dal deposito del ricorso”;
b) il secondo periodo del secondo comma è così sostituito: “Se l’intimato risiede in uno degli altri Stati dell’Unione europea, il termine è di cinquanta giorni e può essere ridotto fino a venti giorni. Se l’intimato risiede in altri Stati, il termine è di sessanta giorni e, comunque, non può essere inferiore a trenta nè superiore a centoventi”.
3. All’articolo 648, primo comma, del codice di procedura civile, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Il giudice concede l’esecuzione provvisoria parziale del decreto ingiuntivo opposto limitatamente alle somme non contestate, salvo che l’opposizione sia proposta per vizi procedurali”.

Art. 10.
Modifiche alla legge 18 giugno 1998, n. 192
1. All’articolo 3, della legge 18 giugno 1998, n. 192, il comma 3 è così sostituito: “In caso di mancato rispetto del termine di pagamento il committente deve al subfornitore, senza bisogno di costituzione in mora, un interesse determinato in misura pari al saggio d’interesse del principale strumento di rifinanziamento della Banca centrale europea applicato alla sua più recente operazione di rifinanziamento principale effettuata il primo giorno di calendario del semestre in questione, maggiorato di otto punti percentuali, salva la pattuizione tra le parti di interessi moratori in misura superiore e salva la prova del danno ulteriore. Il saggio di riferimento in vigore il primo giorno lavorativo della Banca centrale europea del semestre in questione si applica per i successivi sei mesi. Ove il ritardo nel pagamento ecceda di trenta giorni il termine convenuto, il committente incorre, inoltre, in una penale pari al 5 per cento dell’importo in relazione al quale non ha rispettato i termini.”.

Art. 11.
Norme transitorie finali
1. Le disposizioni del presente decreto non si applicano ai contratti conclusi prima dell’8 agosto 2002.
2. Sono fatte salve le vigenti disposizioni del codice civile e delle leggi speciali che contengono una disciplina più favorevole per il creditore.
3. La riserva della proprietà di cui all’articolo 1523 del codice civile, preventivamente concordata per iscritto tra l’acquirente ed il venditore, è opponibile ai creditori del compratore se è confermata nelle singole fatture delle successive forniture aventi data certa anteriore al pignoramento e regolarmente registrate nelle scritture contabili.


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