L’ IVA NELL’EDILIZIA – QUADRO RIEPILOGATIVO DELLA NORMATIVA E DELLE ALIQUOTE – ANNO 2001
L’IVA NELL’EDILIZIA – AGGIORNAMENTO L’ IVA NELL’EDILIZIA – QUADRO RIEPILOGATIVO DELLA NORMATIVA E DELLE ALIQUOTE – AGGIORNAMENTO ANNO 2001
Come avviene da alcuni anni ormai, al fine di agevolare l’individuazione delle aliquote applicabili al settore delle costruzioni, si è predisposto un quadro sintetico dei casi più tipici che un’impresa edile si trova ad affrontare e delle principali norme di riferimento.
È importante tenere presente che la rappresentazione schematica di norme e casi che viene pubblicata qui di seguito per avere una sua validità nel tempo deve essere vista nella sua continua evoluzione.
Il seguente lavoro dovrà quindi essere aggiornato man mano che il Collegio dei Costruttori fornirà le disposizioni di modifica di cui darà notizia attraverso gli articoli pubblicati nella presente rubrica ed i supplementi al Notiziario che verranno spediti alle imprese.
1. Quadro normativo
2. Tabella A, parte II – cessione di beni con aliquota 4%
2.1 cessione di fabbricati “prima casa”
2.2 cessione di costruzioni rurali ad uso abitativo
2.3 cessione di beni finiti
2.4 assegnazione di case effettuate da cooperative
3. Tabella A, parte II – prestazioni di servizi dipendenti da contratto d’appalto con aliquota 4%
3.1 appalto per la costruzione di “prima casa”, di fabbricati “Tupini” e di fabbricati rurali abitativi
3.2 appalto relativo all’abbattimento delle barriere architettoniche
4. Tabella A, parte III – cessione di beni con aliquota 10%
4.1 cessione di opere di urbanizzazione, di impianti di depurazione e di edifici assimilati alle case non di lusso
4.2 cessione di beni
4.3 cessione di case non di lusso e cessione, da parte dell’impresa costruttrice, di porzioni di fabbricati “Tupini”
4.4 cessione di beni forniti per la realizzazione di interventi di recupero
4.5 cessione di fabbricati da parte delle imprese che hanno effettuato interventi di recupero sugli stessi
5. Tabella A, parte III – prestazioni di servizi con aliquota 10%
5.1 locazioni abitative
5.2 allacciamento a reti di teleriscaldamento
5.3 appalti per la realizzazione di opere di urbanizzazione, impianti di depurazione ed edifici assimilati alle case non di lusso
5.4 manutenzione straordinaria su edifici di edilizia residenziale pubblica
5.5 appalti per la costruzione di case non di lusso e per la realizzazione di interventi di recupero
6. Novita’ e chiarimenti
6.1 interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria su edifici a prevalente destinazione abitativa privata
6.2 beni significativi
6.3 immobili agevolati
6.4 chiarimenti
6.5 subappalti
6.6 modalità di fatturazione
6.7 lavori di ampliamento della prima casa
7. Aliquota 16%
8. Aliquota 20%
9. Esenzione IVA – immobili a destinazione abitativa
9.1 premesse
9.2 cessioni di fabbricati, o porzioni di fabbricato, a destinazione abitativa
9.3 disposizioni transitorie
9.4 locazione di immobili destinati ad uso di civile abitazione
9.5 disposizioni in materia di detrazione dell’imposta sul valore aggiunto
10. Condizioni richieste per fruire delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa
10.1 ubicazione dell’immobile
10.2 titolarità di diritti reali su altri immobili
10.3 immobili acquistati con le agevolazioni
10.4 cessioni soggette ad IVA – preliminare
10.5 pertinenze dell’immobile
10.6 sanzioni
10.7 fac-simile di dichiarazione dell’acquirente per l’acquisto della prima casa
11. Esempi di dichiarazioni per richiedere l’applicazione dell’IVA agevolata
11.1 appalto relativo alla costruzione di “prima casa”
11.2 appalto relativo alla costruzione di autorimessa, posto auto o cantina “unica” pertinenza di un immobile “prima casa”
11.3 subappalto di prestazioni di servizi (lavori edili, realizzazione di impianto elettrico, idrotermosanitario ecc.) relative alla costruzione di un fabbricato “prima casa”
11.4 appalto relativo alla costruzione di un fabbricato non di lusso da parte di soggetti che svolgono l’attività di costruzione di immobili per la successiva vendita (fabbricati “Tupini” L.408/49) o di un fabbricato rurale abitativo
11.5 subappalto di prestazioni di servizi (lavori edili, realizzazione di impianto elettrico, idrotermosanitario ecc.) relative alla costruzione di un fabbricato non di lusso da parte di soggetti che svolgono l’attività di costruzione di immobili per la successiva vendita (fabbricati “Tupini” L.408/49) o di un fabbricato rurale abitativo
11.6 acquisto di beni finiti, escluse le materie prime e semilavorate, forniti per la realizzazione di fabbricati non di lusso o di fabbricati rurali abitativi
11.7 appalto o subappalto relativo alla realizzazione degli interventi di recupero di cui all’art. 31, lettere c), d) ed e) della L.457/78
12. Beni finiti per l’edilizia – definizione
13. Case non di lusso (L.408/49)
14. Caratterisitiche delle abitazioni di lusso (DM 2/8/69)
14.1 tabella delle caratteristiche
15. Edifici assimilati alle case di abitazione non di lusso (L.659/61)
16. Interventi di recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico (L.457/78)
16.1 art. 31 – definizione degli interventi
a) manutenzione ordinaria
b) manutenzione straordinaria
c) restauro e risanamento
conservativo
d) ristrutturazione edilizia
e) ristrutturazione urbanistica
16.2 facsimile attestazione comunale relativa agli interventi di recupero
17. Opere interne – definizione (L.47/85)
18. Opere di urbanizzazione primaria e secondaria
19. Definizione di fabbricato rurale
20. Tabella 1 – Trasferimenti di proprietà – cessioni
21. Tabella 2 – Nuove costruzioni – appalto e acquisto di materiali
22. Tabella 3 – Manutenzione, restauro e risanamento, ristrutturazione edilizia ed urbanistica – appalto
1. QUADRO NORMATIVO
La legislazione che disciplina l’imposta sul valore aggiunto è il DPR n.633 del 26/10/72.
Tale dispositivo è stato modificato, nel suo testo originale, dai molti provvedimenti legislativi emanati successivamente; bisogna quindi fare sempre riferimento al testo del decreto nella sua versione più aggiornata.
Il DPR n. 633/72 ha, fra gli allegati, la Tabella A, parte II – che elenca i beni e servizi soggetti ad aliquota nella misura del 4% – e la Tabella A parte III, che elenca, invece, i beni e servizi soggetti all’aliquota del 10%.
Si riportano di seguito, raggruppati per aliquota, i principali casi di cessione di beni e di prestazione di servizi unitamente al testo delle principali norme di legge richiamate.
2. TABELLA A, PARTE II – CESSIONE DI BENI CON ALIQUOTA 4%
2.1 Cessione di fabbricati “prima casa”
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte II, n. 21)
Sono soggette ad aliquota del 4% le cessioni di case di abitazione non di lusso secondo i criteri di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2-8-1969, pubblicato nella G.U. n.218 del 2-8-1969 (1), ancorché non ultimate, purché permanga l’originaria destinazione, in presenza delle condizioni di cui alla nota II-bis), articolo 1, della tariffa, parte prima, allegata al testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, approvato con D.P.R. 26-4-1986, n. 131 (c.d. prima casa) (2). In caso di dichiarazione mendace nell’atto di acquisto, ovvero di rivendita nel quinquennio dalla data dell’atto, si applicano le disposizioni indicate nella predetta nota.
(1) Si veda la tabella relativa alle caratteristiche dei fabbricati non di lusso.
(2) Si veda l’apposita sezione relativa alle agevolazione “prima casa”.
2.2 Cessione di costruzioni rurali ad uso abitativo
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte II, n. 21 bis)
Sono soggette ad aliquota del 4% le cessioni di costruzioni rurali destinate ad uso abitativo del proprietario del terreno o di altri addetti alle coltivazioni dello stesso o all’allevamento del bestiame e alle attività connesse, cedute da imprese costruttrici, ancorché non ultimate, purché permanga l’originaria destinazione, sempre che ricorrano le condizioni di cui all’articolo 9, comma 3, lettere c) ed e), del D.L. 30-12-1993, n.557, convertito, con modificazioni, dalla legge 26-2-94, n. 133. (3)
(3) Si veda l’apposita sezione relativa ai fabbricati Rurali.
2.3 Cessione di beni finiti
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte II, n. 24)
Sono soggette ad aliquota del 4% le cessioni di beni, escluse le materie prime e semilavorate, forniti per la costruzione, anche in economia, dei fabbricati di cui all’articolo 13 della legge 2-7-1949, n. 408, e successive modificazioni, delle costruzioni rurali di cui al numero 21-bis). (4)
(4) Per la definizione di beni finiti si veda la C.M. 25/364695 del 3-8-1979 pubblicata in questa rubrica.
2.4 Assegnazione di case effettuate da cooperative
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte II, n. 26)
Sono soggette ad aliquota del 4% le assegnazioni, anche in godimento, di case di abitazione di cui al numero 21), fatte a soci da cooperative edilizie e loro consorzi.
3. TABELLA A, PARTE II – PRESTAZIONI DI SERVIZI DIPENDENTI DA CONTRATTO D’APPALTO CON ALIQUOTA 4%
3.1 Appalto per la costruzione di “prima casa”, di fabbricati “Tupini” e di fabbricati rurali abitativi
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte II, n. 39)
Sono soggette ad aliquota del 4% le prestazioni di servizi dipendenti da contratti di appalto relativi alla costruzione dei fabbricati di cui all’articolo 13 della legge 2-7-1949, n. 408 (fabbricati non di lusso c.d. “Tupini”) (5), e successive modificazioni, effettuate nei confronti di soggetti che svolgono l’attività di costruzione di immobili per la successiva vendita, ivi comprese le cooperative edilizie e loro consorzi, anche se a proprietà indivisa o di soggetti per i quali ricorrono le condizioni richiamate nel numero 21) (prima casa), nonché alla realizzazione delle costruzioni rurali (ad uso abitativo) di cui al numero 21-bis).
(5) Per il testo della norma citata si veda più sotto.
3.2 Appalto relativo all’abbattimento delle barriere architettoniche
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte II, n. 41 ter)
Sono soggette ad aliquota del 4% le prestazioni di servizi dipendenti da contratti di appalto aventi ad oggetto la realizzazione delle opere direttamente finalizzate al superamento o alla eliminazione delle barriere architettoniche.
4. TABELLA A, PARTE III – CESSIONE DI BENI CON ALIQUOTA 10%
4.1 Cessione di opere di urbanizzazione, di impianti di depurazione e di edifici assimilati alle case non di lusso
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 quinquies)
Sono soggette ad aliquota del 10% le cessioni di opere di urbanizzazione primaria e secondaria elencate nell’articolo 4 della legge 29-9-1964, n. 847, integrato dall’articolo 44 della legge 22-10-1971, n. 865; (6) le linee di trasporto metropolitane tramviarie ed altre linee di trasporto ad impianto fisso; gli impianti di produzione e reti di distribuzione calore – energia e di energia elettrica da fonte solare – fotovoltaica ed eolica; gli impianti di depurazione destinati ad essere collegati a reti fognarie anche intercomunali e ai relativi collettori di adduzione; gli edifici di cui all’articolo 1 della legge 19-7-1961, n. 659, (6) assimilati ai fabbricati di cui all’articolo 13 della legge 2-7-1949, n. 408, (6) e successive modificazioni.
(6) Per il testo delle norme citate si veda più sotto.
4.2 Cessione di beni
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 sexies)
Sono soggette ad aliquota del 10% le cessioni di beni, escluse materie prime e semilavorati, forniti per la costruzione delle opere e degli impianti e degli edifici di cui al numero 127-quinquies).
4.3 Cessione di case non di lusso e cessione, da parte dell’impresa costruttrice, di porzioni di fabbricati “Tupini”
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 undecies)
Sono soggette ad aliquota del 10% le cessioni di case di abitazione non di lusso secondo i criteri di cui al D.M. dei lavori pubblici 2-8-1969, pubblicato nella G.U. n. 218 del 27-8-1969, (7) anche se assegnate in proprietà o in godimento a soci da cooperative edilizie e loro consorzi, ancorché non ultimate, purché permanga l’originaria destinazione, qualora non ricorrano le condizioni richiamate nel numero 21) della parte seconda della presente tabella (diversi dalla prima casa).
Sono altresì soggette all’aliquota del 10% le cessioni, effettuate dall’impresa costruttrice, di fabbricati o porzioni di fabbricato (diversi dalle predette case di abitazione) di cui all’articolo 13 della legge 2-7-1949, n. 408, ancorché non ultimati, purché permanga l’originaria destinazione.
(7) Si veda la tabella relativa alle caratteristiche dei fabbricati non di lusso.
4.4 Cessione di beni forniti per la realizzazione di interventi di recupero
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 terdecies)
Sono soggette ad aliquota del 10% le cessioni di beni, escluse le materie prime e semilavorate, forniti per la realizzazione degli interventi di recupero di cui all’articolo 31 della legge 5-8-1978, n. 457, (8) esclusi quelli di cui alle lettere a) e b) (interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria) del primo comma dello stesso articolo.
(8) Si veda l’apposita sezione.
4.5 Cessione di fabbricati da parte delle imprese che hanno effettuato interventi di recupero sugli stessi
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 quinquesdecies)
Sono soggette ad aliquota del 10% le cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricati sui quali sono stati eseguiti interventi di recupero di cui all’articolo 31 della legge 5-8-1978, n. 457, (9) esclusi quelli di cui alle lettere a) e b) (manutenzione ordinaria e straordinaria) del primo comma dello stesso articolo, ceduti dalle imprese che hanno effettuato gli interventi.
(9) Si veda l’apposita sezione.
5. TABELLA A, PARTE III – PRESTAZIONI DI SERVIZI CON ALIQUOTA 10%
5.1 Locazioni abitative
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 ter)
Sono soggette ad aliquota del 10% le locazioni di immobili di civile abitazione effettuate dalle imprese che li hanno costruiti per la vendita.
5.2 Allacciamento a reti di Teleriscaldamento
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 quater)
Sono soggette ad aliquota del 10% le prestazioni di allacciamento alle reti di teleriscaldamento realizzate in conformità alla vigente normativa in materia di risparmio energetico.
5.3 Appalti per la realizzazione di opere di urbanizzazione, impianti di depurazione ed edifici assimilati alle case non di lusso
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 septies)
Sono soggette ad aliquota del 10% le prestazioni di servizi dipendenti da contratti di appalto relativi alla costruzione delle opere e degli impianti e degli edifici di cui al numero 127-quinquies).
5.4 Manutenzione straordinaria su edifici di edilizia residenziale pubblica
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n.127-duodecies)
Prestazioni di servizi aventi ad oggetto la realizzazione di interventi di manutenzione straordinaria di cui all’ articolo 31, primo comma, lettera b), della legge 5-8-1978, n. 457, (10) agli edifici di edilizia residenziale pubblica.
Per la definizione di “edilizia residenziale pubblica” si deve fare riferimento alla circolare ministeriale n. 151 del 9/7/99 (pubblicata sul Notiziario n.8-9/99) e alla risoluzione n. 112/E del 14/7/00 (pubblicata sul Notiziario n.8-9/00).
(10) Si veda l’apposita sezione.
5.5 Appalti per la costruzione di case non di lusso e per la realizzazione di interventi di recupero
(D.P.R. 633/72, Tabella A, parte III, n. 127 quaterdecies)
Sono soggette ad aliquota del 10% le prestazioni di servizi dipendenti da contratti di appalto relativi alla costruzione di case di abitazione di cui al numero 127-undecies) e alla realizzazione degli interventi di recupero di cui all’articolo 31 della legge 5-8-1978, n. 457, esclusi quelli di cui alle lettere a) e b) (manutenzione ordinaria e straordinaria) (11) del primo comma dello stesso articolo.
(11) Si veda l’apposita sezione.
6. NOVITA’ E CHIARIMENTI
6.1 Interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria su edifici a prevalente destinazione abitativa privata
(Legge 23/12/00, n.388, art.30, c.3)
La legge finanziaria 2000 (L.488/99, art.7, c.1) ha fissato nella misura del 10 per cento, l’aliquota IVA sulle prestazioni aventi ad oggetto gli interventi di manutenzione del patrimonio edilizio esistente.
L’agevolazione riguarda soltanto gli interventi relativi a opere di manutenzione ordinaria e straordinaria realizzati su abitazioni o su fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata.
Detta agevolazione è stata prorogata fino al 31/12/01 dall’art. 30, comma 3 della legge 23/12/00, n. 388 (Finanziaria 2001) ed è pertanto applicabile anche per l’anno 2001.
L’agevolazione riguarda la prestazione di servizi complessivamente intesa, per cui si estende anche alle materie prime, ai semilavorati e agli altri beni necessari per i lavori a condizione che tali “beni” non costituiscano una parte “significativa” del valore delle cessioni effettuate nel quadro dell’intervento.
6.2 Beni significativi
Per i beni che invece costituiscono una parte significativa del suddetto valore l’aliquota ridotta si applica fino a concorrenza della differenza tra il valore complessivo dell’intervento di recupero e quello dei medesimi beni.
Tali beni, identificati dal decreto 29/12/99 del Ministero delle Finanze e dalla circolare del Ministero delle Finanze n. 247/E del 29 dicembre 1999, sono:
– ascensori e montacarichi;
– infissi esterni ed interni;
– caldaie;
– videocitofoni;
– apparecchiature di condizionamento e riciclo dell’aria;
– sanitari e rubinetteria da bagno;
– impianti di sicurezza.
Pertanto, per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, l’aliquota del 10% si applica:
1) sull’intero valore della prestazione se i beni “significativi” (come sopra individuati) non superano il 50% del valore complessivo della prestazione
(Esempio. Valore complessivo delle prestazioni 100. Valore dei beni significativi 30. L’IVA al 10% si applica sull’intero valore della prestazione: 100)
2) se l’importo dei beni significativi supera il 50% del valore complessivo della prestazione l’IVA al 10% si applicherà:
– sia sull’importo della prestazione al netto del valore dei beni significativi (esempio: 100 valore complessivo della prestazione – 60 valore dei beni significativi = 40 valore netto della prestazione);
– sia su una quota del valore dei beni significativi pari al valore della prestazione netta come sopra determinata (cioè su 40);
– solo sul residuo (20) verrà applicata l’aliquota ordinaria.
In conclusione
a) valore complessivo della prestazione=100
b) valore dei beni significativi=60
c) valore netto della prestazione (a-b) 100-60=40
d) quota parte beni significativi uguale al valore netto della prestazione (c)=40
IVA aliquota ridotta 10% su 80 (c+d)
IVA aliquota ordinaria (20%) su 20 (a-c-d)
Qualora nell’intervento vengano utilizzati beni significativi in fattura deve distintamente essere indicato:
– il corrispettivo del servizio al netto del valore di detti beni;
– la parte del valore dei beni stessi cui è applicabile l’aliquota ridotta del 10%;
– l’eventuale parte soggetta ad aliquota ordinaria.
6.3 Immobili agevolati
La locuzione utilizzata dalla norma “fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata” ricomprende:
– singole unità immobiliari a destinazione abitativa ( categorie catastali da A1 ad A11, escluso A10), a prescindere dall’effettivo utilizzo, e relative pertinenze;
– interi fabbricati con più del 50% della superficie dei piani sopra terra destinati ad abitazione privata (non è necessario che ricorra l’altra condizione richiesta dalla legge n. 408 del 1949 – “Tupini” – ossia che la superficie destinata a negozi non ecceda il 25% della superficie dei piani sopra terra).
6.4 Chiarimenti
Con la circolare del 7 aprile 2000, n.71/E Ministero delle finanze sono state fornite ulteriori precisazioni sull’applicazione dell’art.1, comma 1 lett.b) della legge 23 dicembre 1999, n.488.
Con riferimento agli immobili che fruiscono dell’agevolazione è stato precisato che la riduzione di aliquota si applica :
– agli interventi eseguiti su immobili accatastati come abitazioni (da A/1 a A/11, con esclusione degli A/10) anche nell’ipotesi in cui l’edificio sia a prevalente destinazione non abitativa ;
– agli interventi eseguiti sulle parti comuni degli edifici a prevalente destinazione abitativa, intendendosi per tali quelli nei quali oltre il 50% della superficie sopra terra sia destinata ad uso abitativo privato. Restano esclusi gli interventi eseguiti su unità immobiliari a destinazione non abitativa ancorché facenti parte di edifici a prevalente destinazione abitativa;
– agli interventi di manutenzione ordinaria (e straordinaria) eseguiti su edifici di edilizia residenziale pubblica a prevalente destinazione abitativa. Infatti, il riferimento agli edifici “a prevalente destinazione abitativa privata” non è riferito alla natura pubblica o privata del possessore dell’immobile, ma alla circostanza che questo venga adibito a dimora di soggetti privati;
– agli interventi di manutenzione ordinaria (e straordinaria) eseguiti su edifici assimilati alle case di abitazione non di lusso che costituiscono stabili residenze per collettività (orfanotrofi, ospizi, brefotrofi, conventi);
– agli interventi eseguiti sulle pertinenze delle abitazioni anche se le stesse sono situate in un edificio non a prevalente destinazione abitativa.
Per quel che concerne la tipologia di interventi agevolati viene precisato che tra gli interventi di manutenzione ordinaria rientrano anche le piccole riparazioni eseguite sul fabbricato e sui relativi impianti tecnologici e le prestazioni di manutenzione obbligatoria per gli impianti elevatori e di riscaldamento.
In ordine alle operazioni agevolate, la circolare precisa che l’agevolazione si applica non solo per i contratti di appalto ma anche per i contratti d’opera o altri accordi negoziali. Non rientrano, invece, nell’agevolazione le prestazioni professionali (es. spese di progettazione e per consulenza e perizie tecniche).
6.5 Subappalti
Poiché la norma agevolativa considera la prestazione avente a oggetto l’intervento di recupero nella sua unitarietà, l’aliquota ridotta non può essere estesa alle prestazioni di servizi rese in esecuzione di subappalti.
L’agevolazione è diretta ai soggetti beneficiari dell’intervento di recupero, identificabili ordinariamente con i consumatori finali della prestazione. Di conseguenza, alle operazioni che configurano fasi intermedie nella realizzazione dell’intervento, e cioè alle cessioni di beni ed alle prestazioni di servizi rese nei confronti dell’appaltatore o del prestatore d’opera, l’IVA resta applicabile con l’aliquota per esse prevista.
Tali beni e servizi verranno, naturalmente, assoggettati all’aliquota del 10 per cento nella successiva fase di riaddebito al committente, in quanto confluiranno nel corrispettivo globale dell’intervento di recupero agevolato.
In considerazione, poi, della ratio dell’agevolazione, l’Amministrazione finanziaria precisa che l’aliquota IVA ridotta compete anche nell’ipotesi in cui l’intervento di recupero si realizzi mediante cessione con posa in opera di un bene, in quanto l’apporto della manodopera assume un particolare rilievo ai fini della qualificazione dell’operazione.
Per quanto attiene ai beni significativi individuati nel decreto del Ministero delle finanze 29 dicembre 1999, il limite di applicabilità della riduzione dell’IVA al 10% (sino a concorrenza del valore della manodopera e degli altri materiali non significativi) non si riferisce anche alle singole parti o pezzi staccati che li compongono (es. bruciatori di una caldaia),sempreché tali componenti vengano forniti nell’ambito di una prestazione di servizi avente ad oggetto un intervento di recupero agevolato. Sempre in ordine ai beni significativi, viene precisato che, agli effetti dell’IVA, il corrispondente valore è costituito dall’ammontare dei corrispettivi dovuti al cedente o al prestatore secondo le condizioni contrattuali (art. 13 DPR 633/72).
6.6 Modalità di fatturazione
La circolare ministeriale si sofferma anche sulle modalità di fatturazione degli interventi agevolati, precisando che il prestatore che realizza l’intervento di recupero agevolato deve indicare in fattura oltre al servizio oggetto della prestazione anche il valore dei beni significativi. I suddetti dati devono essere evidenziati in fattura anche nel caso in cui dal calcolo risulti che l’intero valore del bene significativo deve essere assoggettato all’aliquota ridotta. In caso di pagamento di acconti, se la realizzazione dell’intervento di recupero comporta anche la fornitura di beni significativi, l’importo di tali beni dovrà essere indicato in ciascuna fattura di acconto nella quota percentuale corrispondente alla parte di corrispettivo pagata.
6.7 Lavori di ampliamento della prima casa
(Circ. Min. Finanze 30/11/00, n.219)
Il Ministero delle Finanze, con la Circolare del 30 novembre 2000 n.219, ha riconosciuto l’applicabilità dell’aliquota IVA del 4% ai contratti di appalto relativi all’ampliamento della prima casa non di lusso.
L’orientamento ministeriale si fonda sulla sostanziale analogia riscontrabile tra i lavori di ampliamento, realizzati successivamente sulla prima casa e l’acquisto di pertinenze dell’abitazione principale con atto separato e successivo, per il quale il dettato normativo già ammette l’applicazione, in presenza dei requisiti necessari, dei benefici “prima casa”, ossia dell’aliquota IVA del 4%, o dell’imposta di registro al 3%, ed imposte ipotecarie e catastali in misura fissa.
L’Amministrazione finanziaria nel dettaglio ha precisato che l’applicabilità dell’aliquota IVA ridotta alla fattispecie in esame è consentita nell’ipotesi in cui siano soddisfatte le seguenti condizioni:
– i locali di nuova realizzazione non devono configurare una nuova unità immobiliare, né avere consistenza tale da poter essere successivamente destinati a costituire un’autonoma unità immobiliare;
– l’abitazione deve conservare, anche dopo l’esecuzione dei lavori di ampliamento, le caratteristiche non di lusso, determinate sulla base dei parametri dettati dal decreto del Ministero dei Lavori Pubblici del 2 agosto 1969.
E’ opportuno, infine, ricordare che nei casi di realizzazione congiunta di lavori di ristrutturazione, sottoposti all’aliquota IVA del 10%, e di ampliamento è necessario, per poter beneficiare dell’applicazione dell’aliquota IVA del 4% per quest’ultimo tipo di intervento, distinguere in sede di contratto e di fatturazione le tipologie dei lavori ed i relativi corrispettivi dell’appalto. Diversamente, la prassi ministeriale considera applicabile al corrispettivo unitario il trattamento fiscale meno favorevole, pari, nel caso specifico, all’aliquota IVA del 10%.
7. ALIQUOTA 16%
Aliquota soppressa a partire dal 1° ottobre 1997 con D.L. 29/9/97, n. 328.
8. ALIQUOTA 20%
Sono soggette ad aliquota del 20% le cessioni di materie prime e semilavorate per l’edilizia.
Sono materie prime e semilavorate:
– i materiali inerti, quali polistirolo liquido o in granuli;
– i leganti e loro composti, quali cementi normali e clinker;
– i laterizi quali tegole, mattoni, anche refrattari pure per stufe;
– i manufatti e prefabbricati in gesso, cemento e laterocemento, ferrocemento, fibrocemento, eventualmente anche con altri composti, quali pali in calcestruzzo compresi quelli per recinzione;
– i materiali per pavimentazione interna o esterna, quali moquette, pavimenti in gomma, pavimenti in P.V.C., prodotto ceramico cotto denominato biscotto, e per rivestimenti quali carta da parati e carta-stoffa da parati, quarzo plastico, piastrelle da rivestimento murale in sughero;
– i materiali di coibentazione, impermeabilizzanti, quali isolanti flessibili in gomma per tubi;
– i bituminosi e bitumati, quali conglomerati bituminosi;
Sono, inoltre, soggette all’aliquota del 20%:
– i materiali e prodotti dell’industria lapidea ad esclusione di oggetti d’arredo o d’ornamento;
– le cessione d’immobili di interesse artistico, vincolati ai sensi della legge 1/6/1939, n. 1089;
– gli acciai per l’edilizia.
9. ESENZIONE I.V.A. – IMMOBILI A DESTINAZIONE ABITATIVA
(art. 10, c. 4, D.L. 20/6/96, n. 323, conv. dalla L. 8/8/96, n. 425)
Sono esenti da I.V.A. le cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricato a destinazione abitativa effettuate da soggetti diversi:
a) dalle imprese costruttrici degli stessi;
b) dalle imprese che vi hanno eseguito interventi di recupero edilizio (restauro, ristrutturazione edilizia e ristrutturazione urbanistica – lett. c), d) ed e), art. 31 L. 457/78);
c) dalle imprese che hanno per oggetto esclusivo o principale dell’attività esercitata la rivendita dei predetti fabbricati o delle predette porzioni.
In materia di I.V.A. sulla cessione di immobili a destinazione abitativa, si riporta il testo della circolare ministeriale n. 182/E dell’11 luglio 1996, nella quale il Ministero delle finanze ha precisato che la cessione di fabbricati ad uso abitativo effettuata dalle imprese di costruzione è in ogni caso soggetta a I.V.A. e che, da parte delle imprese costruttrici il tributo assolto sugli acquisti di tali immobili è sempre detraibile.
Dipartimento entrate
Circolare 11/7/96 n.182/E
Oggetto: IVA e imposta di registro su cessioni e locazioni di fabbricati o porzioni di fabbricato a destinazione abitativa. Articolo 10 del D.L. 20 giugno 1996, n. 323
9.1 Premesse
Al fine di intraprendere un processo di graduale attuazione del quadro normativo concernente il settore immobiliare, delineato dalla direttiva CEE 77/388 del 17 maggio 1977, sono state previste con il decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 143 del 20 giugno 1996, con contestuale entrata in vigore, talune modifiche al regime fiscale applicabile, nei riflessi dell’I.V.A. e dell’imposta di registro, alle cessioni ed alle locazioni di immobili a destinazione abitativa, nonché alle disposizioni contenute nell’articolo 19 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, afferenti la detrazione dell’imposta assolta per rivalsa sugli acquisti di fabbricati o porzioni di fabbricato a destinazione abitativa.
Le misure introdotte costituiscono altresì un primo intervento del più ampio disegno di razionalizzazione del delicato settore, volto ad evitare elusioni di imposta o distorsioni di mercato.
Si ritiene opportuno, pertanto, fornire i primi chiarimenti interpretativi in relazione a ciascuna delle modificazioni introdotte.
9.2 Cessioni di fabbricati, o porzioni di fabbricato, a destinazione abitativa
L’art. 10, comma 4, lettera c), del richiamato decreto-legge, inserendo nell’art. 10 del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, il n. 8-bis), introduce il regime di esenzione dall’imposta sul valore aggiunto per le cessioni di fabbricati o porzioni di fabbricato a destinazione abitativa, tranne per i casi in cui le dette cessioni siano poste in essere da:
a) imprese costruttrici degli immobili oggetto della cessione;
b) imprese che hanno realizzato, anche avvalendosi di soggetti appaltatori, sugli immobili oggetto della cessione, interventi di recupero riconducibili alle tipologie contemplate dalle lettere c), d), o e) dell’art. 31 della legge 5 agosto 1978, n. 457, che prevedono, rispettivamente, gli interventi di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia e di ristrutturazione urbanistica;
c) imprese che hanno per oggetto esclusivo o principale dell’attività esercitata la rivendita di fabbricati.
Qualora le cessioni siano poste in essere da soggetti appartenenti ad una delle tre categorie sopra elencate, non operando la disposizione esentativa, resta fermo il regime di assoggettamento ad I.V.A., con applicazione dell’aliquota corrispondente all’immobile, o alla porzione dello stesso, oggetto dell’operazione.
Il comma 5 del richiamato art. 10 del decreto-legge n. 323 del 1996 inoltre, mediante la modifica dell’art. 40, comma 1, secondo periodo, del testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro, approvato con D.P.R. 26 aprile 1986, n. 131, dispone l’assoggettamento all’imposta proporzionale di registro degli atti relativi alle operazioni ora previste dal n. 8-bis) dell’art. 10 del D.P.R. n. 633 del 1972. Ne consegue che devono essere assoggettate all’imposta di registro, rimanendo invece esenti da I.V.A., le cessioni di fabbricati, o porzioni di fabbricato, a destinazione abitativa, effettuate da soggetti non ricompresi nelle tre categorie sopra elencate.
In relazione alle disposizioni richiamate, appare necessario innanzitutto fornire chiarimenti al fine di individuare con precisione quali siano i soggetti che, in relazione alle cessioni di immobili (o porzioni di immobili) ad uso abitativo, devono applicare l’imposta sul valore aggiunto, in quanto estranei alla previsione del citato art. 10, n. 8-bis), del D.P.R. n. 633 del 1972.
In primo luogo va sottolineato, per quanto concerne il riferimento alle imprese che hanno costruito gli edifici oggetto della cessione, contenuto nelle norme in discorso, che impresa costruttrice deve ritenersi quella che anche occasionalmente realizza la costruzione di immobili per la successiva vendita, a nulla influendo che la materiale esecuzione dei lavori sia eventualmente da essa affidata, in tutto o in parte, ad altre imprese.
Questa configurazione definitoria dell’impresa costruttrice del resto, è già stata assunta ai fini dell’I.V.A., dalla circolare n. 45, protocollo n. 503519, del 2 agosto 1973, della soppressa Direzione Generale delle Tasse e II.II. sugli Affari, ulteriormente precisata con la risoluzione n. 330083 del 14 marzo 1981. Si chiarisce, inoltre, che nella categoria delle imprese costruttrici rientrano a pieno titolo le società cooperative edilizie che costruiscono, anche avvalendosi di imprese appaltatrici, alloggi da assegnare ai propri soci.
Inoltre, sempre per quanto concerne l’ambito soggettivo, si ritiene che possa considerarsi “impresa che ha come oggetto esclusivo o principale dell’attività esercitata la rivendita di fabbricati” solo quella che, oltre che per espressa previsione contenuta negli atti societari, svolga effettivamente, in modo esclusivo o prevalente, operazioni di vendita di fabbricati precedentemente acquistati o costruiti.
Non può pertanto ritenersi sufficiente, per l’inclusione nella categoria, la sola circostanza che l’oggetto esclusivo o principale dell’attività sia dagli atti societari individuato nella rivendita di immobili, dovendo altresì verificarsi che l’attività dell’impresa sia diretta prevalentemente alla effettuazione delle predette cessioni.
Altre difficoltà, questa volta di carattere oggettivo, possono sorgere per l’individuazione dei “fabbricati, o porzioni di fabbricato, a destinazione abitativa”, cui si riferisce la normativa in commento.
Per quanto concerne le cessioni di singole porzioni di fabbricato, si ritiene che la destinazione abitativa sussista nel caso in cui si tratti di unità immobiliari catastalmente classificate o classificabili nelle categorie da A/1 ad A/11, escluse quelle classificate o classificabili in A/10.
Nel caso, invece, in cui sia ceduto un fabbricato contenente unità immobiliari destinate solo in parte ad uso abitativo, il cedente, ove non rientri nelle categorie di soggetti sopra elencate, dovrà evidenziare distintamente i corrispettivi relativi alle vendite di abitazioni dagli altri relativi alle unità non abitative, atteso il diverso regime tributario, I.V.A. o registro, previsto dal legislatore.
9.3 Disposizioni transitorie
Potrebbero sorgere perplessità circa il trattamento tributario cui assoggettare le cessioni di immobili a destinazione abitativa effettuate da soggetti diversi da quelli compresi nelle tre categorie indicate nelle lettere a), b) e c) del precedente paragrafo 2, i cui contratti preliminari siano stati posti in essere prima dell’entrata in vigore del provvedimento in esame.
In tali circostanze, infatti, l’assoggetta-mento all’I.V.A., in sede di contratto preliminare, delle eventuali operazioni per le quali sia stata già emessa fattura, potrebbe dare luogo, in mancanza di disposizioni transitorie, a duplicazioni di imposta in quanto al momento della stipula del contratto definitivo il trasferimento viene ad essere assoggettato all’imposta di registro.
Tali perplessità, tuttavia, possono essere superate attraverso un’attenta lettura di tutta la normativa che regola l’imposta di registro (D.P.R. 26 aprile 1986, n. 131) ed in particolare degli articoli 5, 40, 43, comma 1, lett. i) e dell’art.8, nota II, della Tariffa, Parte Prima, che per le operazioni soggette ad I.V.A. non consentono l’applicazione dell’imposta di registro in misura proporzionale.
Per evitare la duplice applicazione in misura proporzionale dei due tributi, soccorrono l’art. 6, quarto comma, del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, e la nota posta in calce all’art. 10 della Tariffa, Parte Prima, allegata allo stesso D.P.R. n. 131 del 1986.
Il citato art. 6 del decreto n. 633, infatti, considera, limitatamente all’importo fatturato, l’operazione effettuata alla data di emissione della fattura e la citata nota all’art. 10 della Tariffa, Parte Prima, del D.P.R. n. 131 del 1986 prevede, tra l’altro, per quegli acconti di prezzo non soggetti ad I.V.A., l’applicazione dell’imposta di registro nella misura prevista dall’art. 9 della stessa Tariffa.
Ne consegue che per gli atti pubblici formati, per gli atti giudiziari pubblicati o emanati e per le scritture private autenticate a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento, nonché per le scritture private non autenticate presentate per la registrazione da tale data, aventi ad oggetto i trasferimenti immobiliari di cui si tratta, la base imponibile ai fini dell’applicazione dell’imposta principale di registro è costituita dalla differenza fra il valore dichiarato in atto e quanto già fatturato perché precedentemente assoggettato ad I.V.A..
Va da sé che in sede di accertamento l’Ufficio del Registro calcolerà la differenza fra il valore accertato e quello dichiarato per intero nell’atto traslativo; sull’ammontare che ne risulta vanno liquidate le maggiori imposte (registro, ipotecaria e catastale) nonché il terzo dovuto nel caso di proposizione di ricorso.
Si precisa, inoltre, che al fine dell’applicabilità o meno delle sanzioni per insufficiente dichiarazione di valore di cui all’art. 71 del più volte citato D.P.R. n. 131 del 1986, si avrà riguardo all’intero valore dichiarato.
Per quanto riguarda, infine, l’ipotesi in cui a seguito di verifica sulla sussistenza delle condizioni e dei requisiti richiesti, vengano revocate le agevolazioni applicate ai fini I.V.A. in sede di contratto preliminare e concesse ai fini dell’imposta di registro in sede di registrazione dell’atto definitivo e si debba procedere ai conseguenti recuperi, si rimanda alle istruzioni impartite al riguardo con la circolare 1/E del 2 marzo 1994. Si richiama in proposito l’attenzione degli Uffici sul fatto che, per le diverse aliquote applicabili ai tributi interessati e per la diversa natura degli stessi recuperi, dovranno discriminarsi le liquidazioni tenendo presente che il recupero dell’imposta sul valore aggiunto sarà effettuato sull’ammontare fatturato in sede di contratto preliminare.
9.4 Locazione di immobili destinati ad uso di civile abitazione
L’art. 10, comma 2, lettera e), del decreto-legge in esame ha emendato il n. 127-ter) della tabella A, parte terza, allegata al D.P.R. n. 633 del 1972, al fine di modificare il trattamento applicabile, agli effetti dell’I.V.A., alle locazioni di immobili destinati ad uso di civile abitazione poste in essere dalle imprese che hanno acquistato i detti immobili per la rivendita. Tali locazioni, finora imponibili al tributo con applicazione dell’aliquota ridotta del 10%, per effetto della modifica vengono attratte nel regime di esenzione da I.V.A. ed assoggettate all’imposta di registro in misura proporzionale.
Il trattamento di imponibilità all’I.V.A., con aliquota del 10%, continua invece a trovare applicazione per le sole locazioni di immobili ad uso abitativo effettuate dalle imprese che li hanno costruiti, in virtù del combinato disposto dell’articolo 10, numero 8, del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 e del richiamato n. 127-ter) della Tabella A, parte terza, allegata al medesimo decreto.
9.5 Disposizioni in materia di detrazione dell’imposta sul valore aggiunto
Il medesimo art. 10, comma 4, lettera d), del decreto legge n. 323 del 1996, ha introdotto la lettera e-quinquies) nell’art. 19, secondo comma, del D.P.R. n. 633 del 1972, con il sostanziale effetto di introdurre una nuova fattispecie di indetraibilità.
La nuova disposizione esclude il diritto alla detrazione dell’imposta assolta in relazione all’acquisto, o alla locazione passiva, di fabbricati, o porzioni di fabbricato, a destinazione abitativa, prevedendo, peraltro, un’eccezione per l’ipotesi in cui l’impresa acquirente sia qualificata da particolari caratteristiche soggettive. In particolare, la detrazione continua ad essere consentita, sempreché ovviamente ricorra il requisito oggettivo dell’inerenza all’esercizio dell’impresa, nell’ipotesi in cui l’acquisto sia effettuato da un’impresa che abbia per oggetto esclusivo o principale dell’attività esercitata la rivendita di immobili.
Per quanto concerne l’esatta individuazione delle imprese aventi, appunto, la rivendita di immobili quale oggetto principale o esclusivo dell’attività esercitata, si fa rinvio a quanto già precisato al precedente paragrafo 2) in relazione alla necessità di aver riguardo all’attività svolta in concreto, non potendosi ritenere sufficienti le generiche indicazioni contenute negli atti societari.
Inoltre, si esprime l’avviso che nella categoria in discorso vadano ricomprese, pur in mancanza di una esplicita menzione, anche le imprese costruttrici, atteso che le stesse hanno pur sempre come oggetto esclusivo o principale dell’attività la rivendita di immobili, anche se normalmente provvedono direttamente alla costruzione degli stessi.
Possono altresì fruire della detrazione le imprese che effettuano, sugli immobili ad uso abitativo acquistati per la rivendita, interventi di recupero di cui all’art. 31, lettere c), d) o e), della legge n. 457 del 1978.
È appena il caso di sottolineare che il diritto alla detrazione dell’I.V.A. relativa all’acquisto di fabbricati, o porzioni di fabbricato, ad uso abitativo, riconosciuto, come sopra detto, alle imprese che esercitino in via esclusiva o principale attività di vendita di immobili, è ammissibile solo nei limiti eventualmente risultanti, in virtù dell’art. 19, terzo comma, del D.P.R. n. 633 del 1972, dall’esistenza di un pro-rata di indetraibilità. L’eventualità che la detrazione sia limitata dall’operare di un pro-rata di indetraibilità deve ritenersi tutt’altro che improbabile, considerato che le imprese che operano nel settore immobiliare pongono in essere, in genere, operazioni sia di locazione che di vendita di fabbricati ed atteso che alcune di queste operazioni, come sopra precisato, sono esenti dall’imposta, ai sensi dell’art. 10 del D.P.R. n. 633 del 1972 (si pensi alle locazioni di immobili ad uso abitazione effettuate da imprese che non li abbiano costruiti).
Si fa presente, al riguardo, che le imprese che pongono in essere operazioni sia di vendita che di locazione di immobili, al fine di evitare che gli effetti negativi del pro-rata di indetraibilità si riflettano su tutta l’attività esercitata, possono optare per la gestione separata delle diverse attività, esercitando la facoltà prevista dall’art. 36, terzo comma, del D.P.R. n. 633 del 1972.
Si fa presente, inoltre, che l’art. 10, comma 4, lettera a), del decreto-legge in oggetto, ha modificato l’art. 2, terzo comma, lettera h), del D.P.R. n. 633 del 1972 inserendo nello stesso una nuova previsione, diretta a stabilire l’esclusione dal campo di applicazione dell’I.V.A. delle cessioni aventi ad oggetto beni acquistati o importati dal cedente senza poter detrarre la relativa imposta per effetto del secondo comma dell’art. 19, lettere da a) ad e-quater), del medesimo D.P.R. n. 633.
Effetto della modifica in discorso è quello di prevedere che le cessioni di fabbricati, o porzioni di fabbricato, a destinazione abitativa, poste in essere da soggetti che all’atto dell’acquisto degli stessi non hanno potuto esercitare la detrazione dell’imposta per effetto dell’art. 19, lettera e-quinquies), del D.P.R. n. 633 del 1972, non sono escluse dall’ambito di applicazione dell’I.V.A., bensì sono rilevanti ai fini del tributo, anche se ricomprese nel regime di esenzione ai sensi dell’art. 10, n.8-bis), del richiamato D.P.R. n. 633 del 1972.
Gli Uffici in indirizzo e le Associazioni di categoria sono pregati di curare la più ampia diffusione del contenuto della presente circolare presso gli operatori economici interessati.
10. CONDIZIONI RICHIESTE PER FRUIRE DELLE AGEVOLAZIONI PER L’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA
(D.P.R. n. 131 del 26/4/86, Tariffa parte I, articolo 1, nota II bis)
I requisiti oggettivi e soggettivi richiesti per fruire delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa sono indicati nella Nota II bis della Tariffa parte I del DPR 131/86 e più precisamente:
1. Ai fini dell’applicazione dell’aliquota del 3 per cento (4 per cento per gli atti soggetti ad Iva) agli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di case di abitazione non di lusso e agli atti traslativi o consuntivi della nuda proprietà, dell’usufrutto, dell’uso e dell’abitazione relativi alle stesse, devono ricorrere le seguenti condizioni:
10.1 Ubicazione dell’immobile
a) che l’immobile sia ubicato nel territorio del comune in cui l’acquirente ha o stabilisca entro diciotto mesi dall’acquisto a propria residenza o, se diverso, in quello in cui l’acquirente svolge la propria attività ovvero, se trasferito all’estero per ragioni di lavoro, in quello in cui ha sede o esercita l’attività il soggetto da cui dipende ovvero, nel caso in cui l’acquirente sia cittadino italiano emigrato all’estero, che l’immobile sia acquisito come prima casa sul territorio italiano. La dichiarazione di voler stabilire la residenza nel comune ove è ubicato l’immobile acquistato deve essere resa, a pena di decadenza, dall’acquirente nell’atto di acquisto;
10.2 Titolarità di diritti reali su altri immobili
b) che nell’atto di acquisto l’acquirente dichiari di non essere titolare esclusivo o in comunione con il coniuge dei diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di altra casa di abitazione nel territorio del comune in cui è situato l’immobile da acquistare;
10.3 Immobili acquistati con le agevolazioni
c) che nell’atto di acquisto l’acquirente dichiari di non essere titolare, neppure per quote, anche in regime di comunione legale su tutto il territorio nazionale dei diritti di proprietà, usufrutto, uso, abitazione e nuda proprietà su altra casa di abitazione acquistata dallo stesso soggetto o dal coniuge con le agevolazioni di cui al presente articolo ovvero di cui all’articolo 1 della legge 22 aprile 1982, n. 168, all’articolo 2 del decreto-legge 7 febbraio 1985, n. 12, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 1985, n. 118, all’articolo 3, comma 2, della legge 31 dicembre 1991, n. 415, all’articolo 5, commi 2 e 3, dei decreti-legge 21 gennaio 1992, n. 14, 20 marzo 1992, n. 237, e 20 maggio 1992, n. 293, all’articolo 2, commi 2 e 3, del decreto-legge 24 luglio 1992, n. 348, all’articolo 1, commi 2 e 3, del decreto-legge 24 settembre 1992, n. 388, all’articolo 1, commi 2 e 3, del decreto-legge 24 novembre 1992, n. 455 all’articolo 1, comma 2, del decreto-legge 23 gennaio 1993, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 1993, n. 75 e all’articolo 16 del decreto-legge 22 maggio 1993, n.155, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 luglio 1993, n.243.
10.4 Cessioni soggette ad IVA – preliminare
2. In caso di cessioni soggette ad imposta sul valore aggiunto le dichiarazioni di cui alle lettere a), b) e c) del comma 1, comunque riferite al momento in cui si realizza l’effetto traslativo possono essere effettuate, oltre che nell’atto di acquisto, anche in sede di contratto preliminare.
10.5 Pertinenze dell’immobile
3. Le agevolazioni di cui al comma 1, sussistendo le condizioni di cui alle lettere a), b) e c) del medesimo comma 1, spettano per l’acquisto, anche se con atto separato, delle pertinenze dell’immobile di cui alla lettera a).
Sono ricomprese tra le pertinenze, limitatamente ad una per ciascuna categoria, le unità immobiliari classificate o classificabili nelle categorie catastali C/2, C/6 e C/7, che siano destinate a servizio della casa di abitazione oggetto dell’acquisto agevolato.
10.6 Sanzioni
4. In caso di dichiarazione mendace, o di trasferimento per atto a titolo oneroso o gratuito degli immobili acquistati con i benefici di cui al presente articolo prima del decorso del termine di cinque anni dalla data del loro acquisto, sono dovute le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura ordinaria, nonché una sovrattassa pari al 30 per cento delle stesse imposte. Se si tratta di cessioni soggette all’imposta sul valore aggiunto, l’ufficio del registro presso cui sono stati registrati i relativi atti deve recuperare nei confronti degli acquirenti una penalità pari alla differenza fra l’imposta calcolata in base all’aliquota applicabile in assenza di agevolazioni e quella risultante dall’applicazione dell’aliquota aumentata del 30 per cento. Sono dovuti gli interessi di mora di cui al comma 4 dell’articolo 55 del presente testo unico. Le predette disposizioni non si applicano nel caso in cui il contribuente, entro un anno dall’alienazione dell’immobile acquistato con i benefici di cui al presente articolo, proceda all’acquisto di altro immobile da adibire a propria abitazione principale.
10.7 Facsimile di dichiarazione dell’acquirente per l’acquisto della prima casa
L’aliquota agevolata è applicabile anche agli acconti versati dall’acquirente prima del rogito e ciò pure se le condizioni per la concessione del beneficio fiscale non ricorrano ancora all’atto della stipula del preliminare, ma siano riferite dall’acquirente al momento in cui verrà stipulato il contratto definitivo.
Un fac-simile di dichiarazione dell’acquirente (da inserire eventualmente anche nel contratto preliminare) può essere il seguente:
“La parte acquirente dichiara, ai fini dell’articolo 1, nota II bis, Tariffa parte I, allegata al D.P.R. 26/4/86, n.131, con riferimento alla data in cui verrà stipulato il contratto definitivo, di voler stabilire la residenza nel comune ove è ubicato l’immobile acquistato (qualora non fosse già residente), che non sarà titolare esclusivo o in comunione con il coniuge dei diritti di proprietà, usufrutto, uso e abitazione di altra casa di abitazione nel territorio del comune in cui è situato l’immobile acquistato e che non sarà titolare, neppure per quote, anche in regime di comunione legale, su tutto il territorio nazionale, dei diritti di proprietà, usufrutto, uso, abitazione e nuda proprietà su altra casa di abitazione acquistata dallo stesso acquirente o dal coniuge con le agevolazioni disposte dalle norme di cui al comma 1, lettera c), della predetta nota II bis”.
11. ESEMPI DI DICHIARAZIONI PER RICHIEDERE L’APPLICAZIONE DELL’IVA AGEVOLATA
11.1 Appalto relativo alla costruzione di “prima casa”
Spett.le impresa
Via
Il sottoscritto (cognome – nome), committente dei lavori relativi alla costruzione del fabbricato sito in (città), via (indirizzo),
chiede
l’applicazione dell’IVA ridotta del 4% ai sensi del punto 39, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72.
A tal fine dichiara, sotto la propria responsabilità, di trovarsi nelle condizioni di cui alla nota II bis, articolo 1, della Tariffa parte I, allegata al DPR 131/86 e più precisamente
dichiara
– che l’immobile è ubicato nel comune di residenza del committente;
– di non essere titolare esclusivo o in comunione con il coniuge dei diritti di proprietà, usufrutto, uso o abitazione di altra casa di abitazione nel territorio del comune in cui è ubicato l’immobile oggetto dell’appalto;
– dichiara di non essere titolare, neppure per quote, anche in regime di comunione legale, su tutto il territorio nazionale dei diritti di proprietà, usufrutto, uso, abitazione o nuda proprietà su altra casa di abitazione acquistata con le agevolazioni “prima casa” indicate nella sopracitata nota II bis.
Dichiara, inoltre, che il fabbricato non è di lusso secondo i criteri di cui al DM 2/8/69 ed allega copia della concessione edilizia rilasciata dal Comune di
.
Distinti saluti.
11.2 Appalto relativo alla costruzione di autorimessa, posto auto o cantina “unica” pertinenza di un immobile “prima casa”
Spett.le impresa
Via
Il sottoscritto (cognome – nome), committente dei lavori relativi alla costruzione della (descrizione dell’opera), pertinenza del fabbricato sito in (città), via (indirizzo),
chiede
l’applicazione dell’IVA ridotta del 4% ai sensi del punto 39, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72.
A tal fine dichiara, sotto la propria responsabilità, di trovarsi nelle condizioni di cui alla nota II bis, articolo 1, comma 3°, della Tariffa parte I, allegata al DPR 131/86 e più precisamente
dichiara
– che l’immobile a cui verrà asservita la pertinenza è stato acquistato come “prima casa”;
– che l’immobile di cui sopra non ha altre pertinenze della medesima categoria catastale di quella oggetto dell’appalto.
Distinti saluti.
11. 3 Subappalto di prestazioni di servizi (lavori edili, realizzazione di impianto elettrico, idrotermosanitario ecc.) relative alla costruzione di un fabbricato “prima casa”
Spett.le impresa
Via
(subappaltatore)
Il sottoscritto (cognome – nome), titolare/legale rappresentante dell’impresa (ragione sociale) con sede in (città), via (indirizzo),
chiede
l’applicazione dell’IVA ridotta del 4% ai sensi del punto 39, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72 in quanto trattasi di lavori relativi alla realizzazione di un fabbricato “prima casa”
Distinti saluti.
11.4 Appalto relativo alla costruzione di un fabbricato non di lusso da parte di soggetti che svolgono l’attività di costruzione di immobili per la successiva vendita (fabbricati “Tupini” L. 408/49) o di un fabbricato rurale abitativo
Spett.le impresa
Via
(subappaltatore)
Il sottoscritto (cognome – nome), (committente o titolare/legale rappresentante dell’impresa (ragione sociale) con sede in (città), via (indirizzo)),
chiede
l’applicazione dell’IVA ridotta del 4% ai sensi del punto 39, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72 in quanto trattasi di:
– lavori relativi alla realizzazione di un fabbricato non di lusso ai sensi della L.408/49, art.13. Il sottoscritto dichiara, inoltre, di svolgere l’attività di costruzione di immobili e che l’immobile oggetto dell’appalto, sarà destinato alla vendita.
oppure
– lavori relativi alla realizzazione di un fabbricato rurale abitativo di cui al punto 21 bis, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72.
Distinti saluti.
11.5 Subappalto di prestazioni di servizi (lavori edili, realizzazione di impianto elettrico, idrotermosanitario ecc.) relative alla costruzione di un fabbricato non di lusso da parte di soggetti che svolgono l’attività di costruzione di immobili per la successiva vendita (fabbricati “Tupini” L. 408/49) o di un fabbricato rurale abitativo
Spett.le impresa
Via
(subappaltatore)
Il sottoscritto (cognome – nome), titolare/legale rappresentante dell’impresa (ragione sociale) con sede in (città), via (indirizzo),
chiede
l’applicazione dell’IVA ridotta del 4% ai sensi del punto 39, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72 in quanto trattasi di:
– lavori relativi alla realizzazione di un fabbricato non di lusso ai sensi della L.408/49, art.13. Il sottoscritto dichiara, inoltre, di svolgere l’attività di costruzione di immobili e che l’immobile oggetto dell’appalto, sarà destinato alla vendita.
oppure
– lavori relativi alla realizzazione di un fabbricato rurale abitativo di cui al punto 21 bis, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72.
Distinti saluti.
11.6 Acquisto di beni finiti, escluse le materie prime e semilavorate, forniti per la realizzazione di fabbricati non di lusso o di fabbricati rurali abitativi
Spett.le impresa
Via
(fornitore)
Il sottoscritto (cognome – nome), (committente o titolare/legale rappresentante dell’impresa (ragione sociale) con sede in (città), via (indirizzo)),
chiede
l’applicazione dell’IVA ridotta del 4% ai sensi del punto 24, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72 in quanto trattasi
– beni finiti forniti per la realizzazione di un fabbricato non di lusso ai sensi della L.408/49, art.13
oppure
– beni finiti forniti per la realizzazione di un fabbricato rurale abitativo di cui al punto 21 bis, Tabella A, parte II, allegata al DPR 633/72.
Distinti saluti.
Nota: i beni finiti possono essere acquistati richiedendo l’aliquota del 4% sia da parte di soggetti committenti di “prima casa” che da parte di soggetti committenti di fabbricati non di lusso diversi dalla “prima casa”. La stessa agevolazione può essere chiesta anche da parte di soggetti che svolgono l’attività di costruzione di immobili per la successiva vendita (fabbricati “Tupini” L. 408/49)
11.7 Appalto o subappalto relativo alla realizzazione degli interventi di recupero di cui all’articolo 31, lettere c), d) ed e) della L.457/78
Spett.le impresa
Via
Il sottoscritto (cognome – nome), (committente o titolare/legale rappresentante dell’impresa (ragione sociale) con sede in (città), via (indirizzo)),
chiede
l’applicazione dell’IVA ridotta del 10% ai sensi del punto 127 quaterdecies, Tabella A, parte III, allegata al DPR 633/72 in quanto trattasi
– restauro e risanamento conservativo di cui all’art. 31, lett c), L.457/78
oppure
– ristrutturazione edilizia di cui all’art. 31, lett d), L.457/78
oppure
– ristrutturazione urbanistica di cui all’art. 31, lett e), L.457/78
Si allega copia della concessione edilizia, o di altro documento idoneo.
Distinti saluti.
Nota: Nel caso in cui nel provvedimento che autorizza l’esecuzione dei lavori il comune o il progettista non abbiano classificato la tipologia dei lavori di recupero è necessario produrre una specifica dichiarazione che attesti in modo preciso, ai sensi della L.457/78, art.31, la natura dell’intervento oggetto dell’appalto (si veda la sezione relativa agli interventi di recupero in questa stessa rubrica).
12. BENI FINITI PER L’EDILIZIA – DEFINIZIONE
(Circolare 25/364695 del 3-8-1979 – Min. Fin., Dir. Gen. Tasse – stralcio)
Settore edilizio
La modifica di maggior rilievo apportata dal D.P.R. 29-1-1979, n. 24 riguarda l’applicazione dell’IVA nel settore edilizio che, nella previgente normativa, trovava la sua regolamentazione all’art. 79 del D.P.R. 26-10-1972, n. 633 e successive modifiche.
Il citato articolo prevedeva per un periodo transitorio l’applicazione dell’IVA con l’aliquota ridotta del 6 per cento per le prestazioni di servizi dipendenti da contratti di appalto e di mutuo, relativi alla costruzione di case di civile abitazione non di lusso e degli edifici ad esse assimilati, nonché per le relative cessioni effettuate dalle imprese costruttrici.
Per il settore dell’edilizia residenziale pubblica era prevista l’applicazione dell’IVA con l’aliquota del 3 per cento.
Ora, l’art. 1, ultimo comma, del D.P.R. 29-1-1979, n. 24, come modificato dal D.P.R. n. 94, ha soppresso il citato art. 79, senza tuttavia abrogare le agevolazioni in esso previste, anzi ampliandone la sfera di applicazione.
Infatti l’art. 2 del D.P.R. n. 24 ha sostituito la voce n. 77 della tabella A – parte II – allegata al D.P.R. 26-10-1972, n. 633, precisando che l’aliquota ridotta del 6 per cento si applica, non più in via transitoria, alle cessioni di fabbricati e porzioni di fabbricati di cui all’art. 13 della legge 2-7-1949, n. 408 e successive modificazioni, ceduti dalle imprese costruttrici nonché alle cessioni di beni, ad esclusione delle materie prime e semilavorate, forniti per la costruzione, anche in economia, dei fabbricati stessi.
Inoltre, ha aggiunto alla parte III della stessa tabella A la voce n. 7, che prevede l’applicazione della medesima aliquota del 6 per cento alle “prestazioni di servizi effettuate in dipendenza di contratti di appalto relativi alla costruzione dei fabbricati di cui al n. 77 della parte II”.
Dalla comparazione delle norme recate dall’abrogato art. 79 con le nuove risultano le seguenti modifiche.
Le forniture di beni destinati alle costruzioni degli edifici di cui trattasi sono assoggettate all’IVA con l’aliquota ridotta del 6 per cento.
A tal riguardo si precisa che beni agevolati devono considerarsi quelli che concorrono a formare la costruzione dei predetti immobili senza perdere la loro individualità (infissi interni ed esterni, impianti di riscaldamento, impianti sanitari, ascensori ecc.).
Devono invece ritenersi esclusi dall’agevolazione dell’aliquota ridotta quei beni che, pur considerati prodotti finiti per chi li cede, rappresentano tuttavia materie prime e semilavorate per chi li impiega nella costruzione degli immobili (mattoni, chiodi, tavolati, tubi metallici ecc.).
I mutui concessi per la costruzione dei menzionati edifici, già assoggettati ad IVA con l’aliquota del 6 per cento rientrano ora nell’esenzione prevista dal punto 1 dell’art. 10.
L’applicazione dell’IVA con l’aliquota ridotta del 6 per cento, è consentita in via definitiva, dal 1-4-1979, relativamente però al settore dell’edilizia privata.
È invece rimasta a carattere transitorio l’applicazione del tributo in base all’aliquota del 3 per cento nel settore dell’edilizia residenziale pubblica. Al fine di consentire quest’ultima agevolazione, l’art. 2 del D.L. 23-12-1978, n. 816, convertito nella legge 19-2-1979, n. 53, ha prorogato infatti al 31-12-1979 il termine per la costruzione delle opere di edilizia residenziale pubblica e al 31-12-1980 quello per effettuare le relative cessioni.
13. CASE NON DI LUSSO
(Legge 2-7-1949, n. 408 – art. 13 “Tupini”)
Le case di abitazione, anche se comprendono uffici e negozi, che non abbiano il carattere di abitazione di lusso, la cui costruzione sia iniziata entro il 31-12-1953 ed ultimata entro il biennio successivo all’inizio, saranno esenti per venticinque anni dall’imposta sui fabbricati e relative sovraimposte dalla data della dichiarazione di abitabilità.
Nel termine di sei mesi dalla pubblicazione della presente legge, con decreto del Ministro per i lavori pubblici, sentito il Ministro per le finanze, saranno fissate le caratteristiche per la classifica delle abitazioni di lusso (D.M. 2/8/69).
Nota: Le case di abitazione non di lusso che comprendono uffici e negozi sono agevolate purché sussistano congiuntamente le seguenti condizioni:
1) che almeno il 50% più uno della superficie totale dei piani sopra terra sia destinato ad abitazione;
2) che non più del 25% della superficie totale dei piani sopra terra sia destinato a negozi.
La mancanza di una delle condizioni fa venire meno il beneficio fiscale all’intero fabbricato.
14. CARATTERISITICHE DELLE ABITAZIONI DI LUSSO
(Decreto Ministeriale 2 agosto 1969)
Il Ministro per i lavori pubblici:
Visto l’art. 13 della legge 2 luglio 1949, n. 408, e successive modificazioni ed integrazioni;
Visto il decreto-legge 11 dicembre 1967, n. 1150, convertito nella legge 7 febbraio 1968, n. 26, che reca provvedimenti per la proroga dei termini per l’applicazione tributaria in materia di edilizia;
Ritenuto che ai sensi dell’art. 6, comma secondo, del citato decreto-legge 11 dicembre 1967, n. 1150, nel testo modificato in sede di conversione nella legge 7 febbraio 1968, n. 26, occorre fissare nuove caratteristiche per la classifica delle abitazioni di lusso tenendo conto, in particolare, del costo della costruzione e del rapporto tra tale costo ed il costo dell’area;
Visto il voto del Consiglio superiore dei lavori pubblici reso nell’adunanza del 18 ottobre 1968;
Sentito il Ministero delle finanze che ha fatto conoscere il proprio parere con le lettere n. 1093 e n. 1807 rispettivamente del 16 giugno e del 4 luglio 1969;
A termine delle vigenti disposizioni;
Decreta:
Ai sensi e per gli effetti della legge 2 luglio 1949, n. 408, e successive modificazioni ed integrazioni, della legge 2 febbraio 1960, n. 35, e successive modificazioni ed integrazioni, del decreto-legge 11 dicembre 1967, n. 1150, convertito nella legge 7 febbraio 1968, n. 26, sono considerate abitazioni di lusso:
Art. 1. Le abitazioni realizzate su aree destinate dagli strumenti urbanistici, adottati od approvati, a “ville”, “parco privato” ovvero a costruzioni qualificate dai predetti strumenti come “di lusso”.
Art. 2. Le abitazioni realizzate su aree per le quali gli strumenti urbanistici, adottati od approvati, prevedono una destinazione con tipologia edilizia di case unifamiliari e con la specifica prescrizione di lotti non inferiori a 3000 mq., escluse le zone agricole, anche se in esse siano consentite costruzioni residenziali.
Art. 3. Le abitazioni facenti parte di fabbricati che abbiano cubatura superiore a 2000 mc. e siano realizzati su lotti nei quali la cubatura edificata risulti inferiore a 25 mc. v.p.p. per ogni 100 mq. di superficie asservita ai fabbricati.
Art. 4. Le abitazioni unifamiliari dotate di piscina di almeno 80 mq. di superficie o campi da tennis con sottofondo drenato di superficie non inferiore a 650 mq.
Art. 5. Le case composte di uno o più piani (1) costituenti unico alloggio padronale aventi superficie utile complessiva superiore a mq. 200 (esclusi i balconi, le terrazze, le cantine, le soffitte, le scale e posto macchine) ed aventi come pertinenza un’area scoperta della superficie di oltre sei volte l’area coperta.
(1) [Così rettificato in Gazz. Uff., 26 settembre 1969, n. 245 ]
Art. 6. Le singole unità immobiliari aventi superficie utile complessiva superiore a mq. 240 (esclusi i balconi, le terrazze, le cantine, le soffitte, le scale e posto macchine).
Art. 7. Le abitazioni facenti parte di fabbricati o costituenti fabbricati insistenti su aree comunque destinate all’edilizia residenziale, quando il costo del terreno coperto e di pertinenza supera di una volta e mezzo il costo della sola costruzione.
Art. 8. Le case e le singole unità immobiliari che abbiano oltre 4 caratteristiche tra quelle della tabella allegata al presente decreto.
Art. 9. Le norme di cui al presente decreto entrano in vigore il primo giorno del mese successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Art. 10. Alle abitazioni costruite in base a licenza di costruzione rilasciata in data anteriore a quella della entrata in vigore del presente decreto si applicano le disposizioni di cui al decreto ministeriale 4 dicembre 1961.
Art. 11. I comuni debbono precisare nella licenza di costruzione e sugli elaborati di progetto la destinazione urbanistica della zona dove sorgono le abitazioni oggetto della licenza stessa e la relativa normativa edilizia, nonché i principali dati inerenti al progetto approvato.
15. EDIFICI ASSIMILATI ALLE CASE DI ABITAZIONE NON DI LUSSO
(Legge 19/7/1961, n. 659 – art.1)
Le agevolazioni fiscali e tributarie stabilite per la costruzione di case di abitazione dagli artt. 13, 14, 16 e 18 della legge n.408/49 (Tupini) sono estese agli edifici contemplati dall’art.2, comma secondo, del RDL n.1094/38, convertito nella legge n.35/39.
Le agevolazioni si applicano anche all’ampliamento ed al completamento degli edifici già costruiti o in corso di costruzione.
Il RDL n. 1094/38 Agevolazioni tributarie per i fabbricati di nuova costruzione e per quelli migliorati prevede che agli effetti del beneficio ficale siano equiparati alle case di civile abitazione:
– gli edifici scolastici;
– le caserme;
– gli ospedali e le case di cura;
– i ricoveri;
– le colonie climatiche;
– i collegi e gli educandati;
– gli asili infantili;
– gli orfanotrofi e simili e cioè gli immobili aventi finalità di istruzione, cura e beneficenza destinati ad ospitare collettività o categorie di persone.
All’aliquota Iva del 10% sono pertanto soggette le cessioni, e i relativi contratti di appalto per la costruzione, di:
– carceri;
– case di riposo;
– sanatori;
– pensionati;
– gerontocomi;
– brefotrofi;
– monasteri e conventi;
– seminari;
– centri di recupero per bambini handicappati.
Rientrano tra gli edifici assimilati alle case di abitazione non di lusso – vista l’equiparazione agli effetti tributari (art.29 del Concordato) del fine di culto a quello di beneficenza e istruzione – anche gli edifici di culto cattolico, quali
– chiese,
– santuari,
– oratori pubblici.
Sono inoltre agevolati gli edifici di di culto non cattolico ammessi nello Stato.
16. INTERVENTI DI RECUPERO DEL PATRIMONIO EDILIZIO ED URBANISTICO
(Legge 5-8-1978, n. 457, art. 31)
16.1 Art. 31 – Definizione degli interventi
[1] Gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente sono così definiti:
a) interventi di manutenzione ordinaria, quelli che riguardano le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti;
b) interventi di manutenzione straordinaria, le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico – sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni di uso;
c) interventi di restauro e di risanamento conservativo, quelli rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo edilizio;
d) interventi di ristrutturazione edilizia, quelli rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Tali interventi comprendono il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, la eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti;
e) interventi di ristrutturazione urbanistica, quelli rivolti a sostituire l’esistente tessuto urbanistico – edilizio con altro diverso mediante un insieme sistematico di interventi edilizi anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale.
16.2 Facsimile attestazione comunale relativa agli interventi di recupero
(L. 5 agosto 1978, N. 457)
COMUNE DI ………………………………………
………………..li, ………………
IL SINDACO
A richiesta di ………………………………………
con sede in ………………………………………..
Codice Fiscale ……………………………………
ATTESTA
che l’intervento effettuato dal richiedente in ………………………………………………………
via ………………………….. è stato classificato come “intervento di recupero del patrimonio edilizio esistente” e più precisamente come
…………………………………………………………
(manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, ristrutturazione urbanistica)
art. 31, lettera ……………………. della
legge 5/8/78, n. 457.
[indicare lettera a), b), c), d) o e)]
Per l’intervento di cui sopra è stata rilasciata autorizzazione/concessione in data …………… n. P.G. ………………………………..
IL SINDACO
(……………………………………)
17. OPERE INTERNE – DEFINIZIONE
(Legge 28-2-1985, n. 47)
Art. 26 – Opere interne
[1] Non sono soggette a concessione né ad autorizzazione le opere interne alle costruzioni che non siano in contrasto con gli strumenti urbanistici adottati o approvati e con i regolamenti edilizi vigenti, non comportino modifiche della sagoma, della costruzione, dei prospetti, né aumento delle superfici utili e del numero delle unità immobiliari, non modifichino la destinazione d’uso delle costruzioni e delle singole unità immobiliari, non rechino pregiudizio alla statica dell’immobile e, per quanto riguarda gli immobili compresi nelle zone indicate alla lettera A dell’art. 2 del D.M. 2-4-1968, pubblicato nella GU n. 97 del 16-4-1968, rispettino le originarie caratteristiche costruttive. Ai fini dell’applicazione del presente articolo non è considerato aumento delle superfici utili l’eliminazione o lo spostamento di pareti interne o di parti di esse.
(omissis)
Ai fini dell’IVA le opere interne di cui all’art. 26 della L. 47/85 devono essere inquadrate nelle fattispecie di cui all’art. 31, L. 457/78, lettere b), c) o d) con la conseguente applicazione dell’aliquota corrispondente.
Tale precisazione è stata ribadita dal Ministero delle finanze anche nella circolare n. 57/E del 24/2/98 al punto 3.4 “categorie di intervento edilizio” (si veda il Notiziario n. 3/98).
Viene pertanto confermato quanto era stato indicato nella RM 9/10/82, n. 352394 e cioè che le agevolazioni fiscali previste per la L. 457/78 sono applicabili anche agli interventi di cui all’art. 26, L. 47/85.
Il regime fiscale agevolato viene però subordinato al rilascio di una “apposita autorizzazione” del Comune che attesti che gli interventi di cui all’art. 26, L. 47/85 vengono effettuati ai sensi e nel rispetto delle condizioni stabilite dall’art. 31, L. 457/78.
Pertanto, seguendo anche le indicazioni fornite dall’Unione Nazionale Italiana Tecnici Enti Locali (UNITEL) sezione di Brescia, si ritiene risolvibile il problema della classificazione delle opere di cui all’art. 26 con l’annotazione – riportata a margine della comunicazione/relazione ex art. 26, L. 47/85 prodotta dal privato – da parte dell’ufficio tecnico comunale, oltre che della rispondenza della documentazione e del rispetto delle norme urbanistiche e regolamentari anche della classificazione delle stesse opere fra quelle di cui all’art. 31, L. 457/78, lettere b), c) o d).
La copia del documento con tale annotazione costituirà per il richiedente l'”apposita autorizzazione” richiesta ai soli fini fiscali.
18. OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA E SECONDARIA
(Legge 29-9-1964, n. 847 – L. 22/10/71, n. 865)
Art. 4
Opere di urbanizzazione primaria
Le opere di cui all’art. 1, lettera b) sono quelle di urbanizzazione primaria e cioè:
– strade residenziali;
– spazi di sosta o di parcheggio;
– fognature;
– rete idrica;
– rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas;
– pubblica illuminazione;
– spazi di verde attrezzato.
Opere di urbanizzazione secondaria
Le opere di cui all’art. 1, lettera c), sono le seguenti:
– asili nido e scuole materne;
– scuole dell’obbligo nonché strutture e complessi per l’istruzione superiore all’obbligo (lettera così – – sostituita dall’art. 17, quarantaquattresimo comma, legge 11-3-1988, n.67);
– mercati di quartiere;
– delegazioni comunali;
– chiese ed altri edifici religiosi;
– impianti sportivi di quartiere;
– centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie (1);
– aree verdi di quartiere (comma aggiunto dall’art. 44, legge 22-10-1971, n. 865).
(1) Ai sensi dell’art. 17-bis, D.L. 31-8-1987, n. 361, fra le attrezzature sanitarie previste da questa lettera, sono da ricomprendersi le opere, le costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione dei rifiuti urbani, speciali, tossici e nocivi, solidi e liquidi, alla bonifica di aree inquinate.
Sono, inoltre, considerate opere di urbanizzazione primaria e secondaria:
– linee di trasporto metropolitane, tranvie e altre linee di trasporto a impianti fisso. L’aliquota iva agevolata si applica anche agli impianti a fune, comunque realizzati, per il trasporto di persone,
– impianti di produzione e reti di distribuzione di calore – energia (teleriscaldamento),
– impianti di produzione e reti di distribuzione di energia elettrica da fonte solare – fotovoltaica ed eolica,
– impianti di depurazione destinati ad essere collegati a reti fognarie, anche intercomunali e ai relativi collettori di adduzione,
– parcheggi,
– impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione di rifiuti urbani speciali, tossici e nocivi, solidi e liquidi, e alla bonifica delle aree inquinate di cui all’art. 5 della legge n. 441/1987,
– opere di impiantistica sportiva realizzate ai sensi del D.L. 3 gennaio 1987, n. 2, convertito nella legge n.65/1987,
– impianti cimiteriali di cui all’art. 54 del regolamento di polizia mortuaria approvato con DPR n. 803/1975 (compresi i manufatti per la sepoltura, le aree destinate alla costruzione o all’ampliamento dei cimiteri, le vie di accesso, le zone di parcheggio, gli spazi e i viali destinati al traffico interno, le costruzioni accessorie come, camera mortuaria, sala di autopsia, forno crematorio, servizi destinati al pubblico ed agli operatori cimiteriali, abitazione del custode),
– le strade comunali, che uniscono una frazione, una borgata o delle cascine al centro cittadino o che attraversano un centro industriale,
– le condutture, realizzate fuori dal centro urbano che garantiscano l’approvvigionamento idrico,
– gli acquedotti, i serbatoi, impianti piezometrici (sono esclusi i bacini artificiali e le relative dighe di contenimento, gli impianti di captazione cioè opere che non rientrano nel concetto di rete idrica),
– interventi di recupero (lettere c), d) ed e) art. 31 L. 457/78) effettuate su opere di urbanizzazione primaria e secondaria
– gli impianti sportivi, i mercati, le aree verdi, devono essere qualificate di quartiere nel caso vengano realizzate per essere utilizzate dalla popolazione di una determinata zona urbana o nel caso vengano messe a disposizione di tutta la popolazione di un piccolo centro abitato,
– la costruzione, ampliamento, riattamento, ristrutturazione, completamento, miglioramento degli impianti sportivi; la sistemazione delle aree di parcheggio e di servizio, l’adeguamento alle norme di sicurezza degli impianti sportivi (art. 3-bis, D.L n.2/87, convertito nella legge n.65/87).
19. DEFINIZIONE DI FABBRICATO RURALE
(D.L. 30-12-1993, n. 557 conv. dalla
L. 26-2-1994, n. 133)
Art. 9 – Istituzione del catasto dei fabbricati
(omissis)
[3] Ai fini del riconoscimento della ruralità degli immobili agli effetti fiscali, i fabbricati o porzioni di fabbricati devono soddisfare le seguenti condizioni:
a) il fabbricato deve essere posseduto dal soggetto titolare del diritto di proprietà o di altro diritto reale sul terreno, ovvero detenuto dall’affittuario del terreno stesso o dal soggetto che ad altro titolo conduce il terreno cui l’immobile è asservito o dai familiari conviventi a loro carico risultanti dalle certificazioni anagrafiche;
b) l’immobile deve essere utilizzato, quale abitazione o per funzioni strumentali all’attività agricola, dai soggetti di cui alla lettera a), sulla base di un titolo idoneo, ovvero da dipendenti esercitanti attività agricole nell’azienda a tempo indeterminato o a tempo determinato per un numero annuo di giornate lavorative superiore a cento, assunti nel rispetto della normativa in materia di collocamento;
c) il terreno cui il fabbricato è asservito deve avere superficie non inferiore a 10.000 metri quadrati ed essere censito al catasto terreni con attribuzione di reddito agrario. Qualora sul terreno siano praticate colture specializzate in serra, ovvero la funghicoltura, il suddetto limite viene ridotto a 3.000 metri quadrati (lettera così modificata, in sede di conversione, dalla legge 26-2-1994, n. 133);
d) il volume di affari derivante da attività agricole del soggetto che conduce il fondo deve risultare superiore alla metà del suo reddito complessivo. Il volume di affari dei soggetti che non presentano la dichiarazione ai fini dell’imposta sul valore aggiunto si presume pari al limite massimo di cui all’articolo 34, comma terzo, del decreto del Presidente della Repubblica 26-10-1972, n. 633;
e) i fabbricati ad uso abitativo, che hanno le caratteristiche delle unità immobiliari urbane appartenenti alle categorie A/1 e A/8, ovvero le caratteristiche di lusso previste dal decreto del Ministro dei lavori pubblici 2-8-1969, adottato in attuazione dell’articolo 13 della legge 2-7-1949, n. 408, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 218 del 27-8-1969, non possono comunque essere riconosciuti rurali.
[4] Fermi restando i requisiti previsti dal comma 3, si considera rurale anche il fabbricato che non insiste sui terreni cui l’immobile è asservito, purché entrambi risultino ubicati nello stesso comune o in comuni confinanti.
(comma così modificato, in sede di conversione, dalla legge 26-2-1994, n. 133).
[5] Nel caso in cui l’unità immobiliare sia utilizzata congiuntamente da più proprietari o titolari di altri diritti reali, da più affittuari, ovvero da più soggetti che conducono il fondo sulla base di un titolo idoneo, i requisiti devono sussistere in capo ad almeno uno di tali soggetti. Qualora sul terreno sul quale è svolta l’attività agricola insistano più unità immobiliari ad uso abitativo, i requisiti di ruralità devono essere soddisfatti distintamente. Nel caso di utilizzo di più unità ad uso abitativo, da parte di componenti lo stesso nucleo familiare, il riconoscimento di ruralità dei medesimi è subordinato, oltre che all’esistenza dei requisiti indicati nel comma 3, anche al limite massimo di cinque vani catastali o, comunque, di 80 metri quadrati per un abitante e di un vano catastale, o, comunque, di 20 metri quadrati per ogni altro abitante oltre il primo. La consistenza catastale è definita in base ai criteri vigenti per il catasto dei fabbricati.
ANCE Brescia - Riproduzione e utilizzazione riservata ai sensi dell’art. 65 della Legge n. 633/1941